Tagli ai ricercatori universitari, il Senato accademico rinvia la discussione. Domani, Consiglio d'amministrazione

Tagli ai ricercatori universitari, il Senato accademico rinvia la discussione. Domani, Consiglio d’amministrazione

Tagli ai ricercatori universitari, il Senato accademico rinvia la discussione. Domani, Consiglio d’amministrazione

martedì 26 Gennaio 2010 - 11:07

Aspettando il Cda, nulla di nuovo in Senato sul futuro dei ricercatori . Intanto, l 'Assemblea d'Ateneo ha chiesto un incontro ufficiale con il Rettore e le organizzazioni sindacali e la sospensione del provvedimento

Dopo aver deliberato lo scorso dicembre sui tagli di oltre 50 ricercatori con 40 anni di contributi, Senato accademico e Consiglio d’ammnistrazione tornano ad affrontare il delicato argomento, che in queste settimane ha scatenato non poche polemiche. All’ordine del giorno dei due organi più importanti dell’Università, l’approvazione schema bando ricercatori a tempo determinato e l’approvazione criteri per eventuali deroghe alla risoluzione di rapporti per ricercatori.

In attesa del Consiglio d’ammnistrazione, convocato per domani mattina, in seno al Senato – che si è invece riunito questo pomeriggio, è stato deciso rinviare la discussione sul prepensionamento dei ricercatori ed eventuali deroghe alla prossima seduta, lasciando per il momento la situazione in stand-by.

Intanto, venerdi pomeriggio, presso l’Aula di Scienze del Polo universitario del Papardo, si è tenuta un’Assemblea di Ateneo, alla quale hanno partecipato circa 50 docenti, tra ordinari, associati e ricercatori, ed i presidi della facoltà di Matematica e Scienze, Mario Gatttuso, e della facolta di Medicina, Emanuele Scribano. Entrambi schierati apertamente a fianco dei ricercatori che con lettera datata 30 dicembre 2009 sono stati informati che a partire dal 1 luglio 2010 dovranno abbandonare il loro incarico per sopraggiunti limiti contributivi. Così come previsto dalla Riforma Brunetta.

E all’incontro di venerdì ha fatto un salto anche il Rettore, Franco Tomasello, che si è detto rammaricato per le polemiche innescate a causa di un provvedimento che l’Università ha dovuto adottare a malincuore e soltanto per esigenze di tipo economico e di valutazione da parte del Miur, che impone criteri di produttività elevati.

Nel corso del dibattito, i docenti presenti hanno chiesto al Rettore di sospendere in autotulea il provvedimento e hanno anche avanzato una richiesta ben precisa: la convocazione nei prossimi giorni di un incontro con le organizzazioni sindacali.

Nonostante il sostegno morale offerto da Tomasello, infatti, i riceracatori non intendono fare passi indietro e chiedono azioni concrete, mantenendo di fatto la linea dura intrapresa sin dall’inzio.

Decisamente più incline al dialogo, invece, si è mostrata l’assemblea del Coordinamento dei Ricercatori e dei Precari della Conoscenza dell’Università di Messina, che si è riunita ieri pomeriggio presso la Sala Cannizzaro del Rettorato .

I drammatici tagli all’Università e alla ricerca pubblica imposti dall’ultima manovra finanziaria – si legge nel documento stilato a conclusione dell’incontro – richiedono un’assunzione di responsabilità collettiva, che tuteli in particolare le fasce più esposte del personale della ricerca. In questa fase di crisi il Coordinamento ritiene quindi che l’ipotesi di pensionamento dei ricercatori che hanno maturato quaranta anni di contribuzione sia un’opportunità per stabilire un nuovo patto generazionale all’interno dell’Ateneo.

Secondo il coordinamento, questo nuovo patto si deve basare su alcuni presupposti ben precisi. Innanzitutto, il pensionamento non deve ledere i diritti soggettivi maturati dagli interessati e l’Ateneo deve assicurare la possibilità di concordare con questi forme di collaborazione didattico/scientifica. In secondo luogo, Le risorse resesi disponibili devono essere investite in una seria programmazione di reclutamento, con concorsi ciclici che garantiscano il necessario rinnovamento generazionale.

Il Coordinamento ritiene inoltre che una politica di rinnovamento dell’Università non possa prescindere dal pieno riconoscimento dei diritti dei precari della conoscenza, da prospettive occupazionali per chi si è speso nell’attività di ricerca, e da una ripartizione delle risorse vincolata a rigorosi criteri di valutazione dell’attività scientifica.

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