Università. La Facoltà di Giurisprudenza ‘bacchetta’ il Senato accademico e lo invita a rivedere la modifica dell’art. 57 dello Statuto

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Università. La Facoltà di Giurisprudenza ‘bacchetta’ il Senato accademico e lo invita a rivedere la modifica dell’art. 57 dello Statuto

venerdì 14 Maggio 2010 - 07:05

Approvato un documento in cui si sollecita l'organo di governo -a riconsiderare la delibera assunta in ordine alla proroga dei mandati elettivi”

Dopo il preside Salvatore Berlingò, anche l’intero Consiglio di Facoltà di Giurisprudenza si schiera pubblicamente contro la modifica dell’art.57 dello statuto universitario. Che proroga di un anno il mandato del rettore e di tutte le cariche elettive.

Nella prima seduta utile dopo la votazione del 30 Aprile del Senato accademico – che ha accolto a larga maggioranza la proposta di delibera del rettore Francesco Tomasello – il Consiglio di Facoltà è tornato a discutere sulle modifiche statutarie attuate e ha approvato un documento unitario (pubblicato sul sito della facoltà) con cui prende formalmente le distanze dal provvedimento adottato in seno all’organo di governo dell’Università.

La posizione del Consiglio di Facoltà è in perfetta sintonia con quella assunta in occasione della votazione in Senato dal preside Berlingò, che sulla proposta di modifica dell’art.57 avanzata da Tomasello aveva deciso di astenersi, giudicando la scelta di Tomasello “repentina ed inopportuna”, come spiegato qualche giorno dopo nell’intervista rilasciata al nostro giornale (vedi articolo correlato). Ricordiamo che oltre all’astensione di Berlingò, la delibera incassò i voti contrari del Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Emanuele Scribano, e del preside della Facoltà di Scienze Matematiche e Fisiche Naturali, Mario Gattuso.

Ma torniamo al documento redatto dal consiglio di Facoltà di Giusrisprudenza. “Visti i documenti del Dipartimento di Diritto Privato e di alcuni docenti della Facoltà e preso atto degli interventi dei docenti, anche di quelli che non si riconoscono nei predetti documenti – si legge testualmente – il Consiglio di Facoltà di Giurisprudenza valuta positivamente il voto di astensione del Preside nella riunione del Senato Accademico del 30 aprile 2010 ritenendolo in linea con la delibera di Facoltà del 19 novembre 2009, assunta con il voto unanime dei presenti in quella seduta”.

Nel documento conclusivo, il Consiglio di Facoltà di Giurisprudenza non si limita a manifestare il proprio appoggio al preside Berligò, ma formula anche due richieste ben precise. Innanzitutto, “auspica che il Senato Accademico favorisca un ampio dibattito nelle Facoltà e nei Dipartimenti in ordine alle modifiche statutarie proposte” e, in secondo luogo, “sollecita il Senato Accademico a riconsiderare la delibera assunta in ordine alla proroga dei mandati elettivi”.

Al documento approvato dal Consiglio di Facoltà di Giurisprudenza sono allegati anche gli atti del Dipartimento di Diritto privato e quelli sottoscritti da 14 docenti del Dipartimento di Scienze Giuspubblicistiche -T. Martines-. Atti dal contenuto ancora più aspro .

A proposito dei provvedimenti di modifica dello statuto, il Dipartimento di Diritto privato non solo contesta l’ “inusitata tempestività” ma parla addirittura di -illegittimità, per più ragioni, della proroga della durata di un mandato di cariche elettive-. Il documento del Dipartimento si riferisce in particolare -allo specifico orientamento della Corte costituzionale secondo il quale, in virtù dei principi desumibili dall’art. 97 Cost., ogni proroga degli organi elettivi può aversi soltanto se prevista dalla legge.

Anche nell’atto sottoscritto da 14 docenti del Dipartimento di Scienze Giuspubblicistiche , in merito all delibera votata dal Senato accademico, viene espresso “fermo dissenso sia sul piano del metodo adottato che su quello del merito”. I docenti, che accusano Tomasello di aver evitato il confronto democratico, “rivolgono un forte appello agli organi di governo dell’Ateneo affinché, nell’esercizio di una doverosa autotutela, riconsiderino la delibera appena approvata e promuovano piuttosto un approfondito dibattito”.

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