Università. La legge 133/2008, divide il popolo studentesco. Manifestare, non manifestare o fare finta di niente?

Università. La legge 133/2008, divide il popolo studentesco. Manifestare, non manifestare o fare finta di niente?

Università. La legge 133/2008, divide il popolo studentesco. Manifestare, non manifestare o fare finta di niente?

giovedì 23 Ottobre 2008 - 08:34

Gli universitari messinesi cominciano lentamente a prendere coscienza di quanto raccontano le cronache degli ultimi giorni

Manifestazioni, cortei, striscioni “No alla Gelmini-, occupazione delle Università, sospensione delle lezioni. Un fermento che, per chi ha vissuto sulla propria pelle lo storico periodo, ha quel non so che di “sessantottino-, che alle nuove generazioni veniva accusato di aver perso e che invece negli ultimi giorni ha spiazzato tutti. Persino il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che si è detto pronto, se necessario, a dare ordine di intervento armato per sedare le “eccessive ed inutili manifestazioni degli studenti-, che da Palermo a Milano, da Roma a Bari, stanno “occupando- , oltre che le Università, anche le strade.

Un disappunto, quello mostrato dagli universitari di tutta Italia, verso l’approvazione della legge 133 del 2008, in particolare gli art. 16 e 17 relativi appunto ad Università e ricerca, inizialmente forse non tenuto in grande considerazione ma che, cavalcando l’onda della polemica che ha “sommerso- il Ministro Gelmini per la riforma della scuola, è riuscita pian piano a farsi spazio. Tre i punti “caldi- della legge: taglio del Fondo di finanziamento ordinario, previsto ‘turn over’ al 20% (ovvero entra un nuovo docente universitario quando ne vanno via cinque), possibilità di trasformazione in Fondazione (che può prevedere l’ingresso di nuovi soggetti, pubblici o privati).

Ma le strade e soprattutto i corridoi delle nostra Università, sembrano invece essere avvolti in una sorta di dimensione a sé stante fatta di disincanto e rassegnazione, o forse solo di indifferenza. E’ giusto e doveroso precisare, che -la critica- non è certamente rivolta a tutto il popolo studentesco, ma ad una parte di esso che purtroppo ne costituisce la maggioranza.

Le eccezioni, come detto, ci sono, nel corso della settimana sono infatti state programmata un serie di assemblee studentesche durante le quali confrontarsi sul problema e interrogarsi su quale potrebbe essere il futuro dell’Università, in quanto istituzione. Proprio stamattina, a riunirsi saranno gli studenti della facoltà di Scienze Politiche, ma come ci ha spiegato anche Danilo Merlo, eletto rappresentante agli organi superiori alle scorse elezioni studentesche, -non so fino a che punto i ragazzi prenderanno parte all’assemblea, non è stata fatta alcuna operazione di volantinaggio,molti di noi l’hanno saputo solo attraverso i professori-. Paradossale eppure vero.

-Nel pomeriggio – continua Merlo – mi incontrerò con altri rappresentanti di alcune associazioni studentesche per cercare un pò di fare il punto della situazione e decidere che tipo di -mobilitazione- portare avanti, se la sospensione completa dell’attività didattica o continuando a fare lezioni in piazza. Vorremmo cercare anche di organizzarci per prendere parte alla manifestazione che si terrà Roma il 14 novembre, organizzando dei pullman -a costo zero-».

Una sorta di -spaccatura- quella creatasi tra gli studenti messinesi, dove c’è chi è pronto ad agire, c’è chi dice contrario ma, quel che è peggio, c’è più di qualcuno che non sembra essere lontanamente sfiorato da quanto le immagini degli ultimi giorni documentano. Alcuni prima di -muoversi- preferiscono aspettare che sia il Rettore, Francesco Tomasello, ad esprimere la propria posizione sulla questione cercando di capire che tipo di linea intenderà seguire l’Ateneo Peloritano. Ma cosa fare nell’attesa oltre che attendere?….

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