Università. Il preside di Giurisprudenza Berlingò torna sulla modifica dello Statuto: “ Una scelta repentina appresa solo 48 ore prima della seduta del Senato”

Università. Il preside di Giurisprudenza Berlingò torna sulla modifica dello Statuto: “ Una scelta repentina appresa solo 48 ore prima della seduta del Senato”

Università. Il preside di Giurisprudenza Berlingò torna sulla modifica dello Statuto: “ Una scelta repentina appresa solo 48 ore prima della seduta del Senato”

lunedì 10 Maggio 2010 - 15:51

Secondo Berlingò la proposta di proroga del mandato del rettore può essere giustificabile, ma doveva essere discussa nell’ambito di un confronto democratico

Salvatore Berlingò presiede la Facoltà di Giurisprudenza da 5 anni ed altri 3 gliene rimangono per portare a termine il mandato. Recentemente prorogato di un anno. Come ormai noto, infatti, lo scorso 30 Aprile, il Senato accademico ha approvato la proposta del rettore Francesco Tomasello di modificare l’art.57 dello Statuto universitario , prolungando di 12 mesi sia il mandato del rettore che quello di tutti gli altri organi elettivi . In occasione della votazione in Senato, il preside Berlingò si è astenuto, palesando una certa insofferenza nei confronti del provvedimento sostenuto con forza da Tomasello.

Per capire le ragioni della sua astensione alla modifica dello statuto, che ha lasciato dietro sé inevitabili strascichi di polemiche, lo abbiamo raggiunto nei locali della presidenza di Giurisprudenza. Berilngò -che molti descrivono come piuttosto restio a concedersi ad interviste – ha assunto immediatamente un atteggiamento di totale apertura e ha risposto senza tentennamenti o esitazioni, chiarendo con grande chiarezza la propria posizione.

“Mi sono astenuto – spiega Berlingò – perché già a novembre la Facoltà si era pronunciata in tal senso e perché anch’io ad Ottobre avevo invitato il Rettore a soprassedere su quella proposta e ad aprire un dibattito democratico. Inizialmente, Tomasello mi aveva dato retta ed aveva accantonato la proposta. Per poi, invece, ripresentarla in maniera repentina il 30 aprile. Tra l’atro, io ed i miei colleghi abbiamo appreso che avremmo discusso della modifica dell’art.57 solo 48 ore prima della seduta del Senato accademico. Sino a quel momento avevamo pensato di ritoccare modifiche già attuate “.

Più che il merito della proposta, quindi, Berlingò contesta l’improvvisa accelerazione che il rettore ha voluto dare al provvedimento senza prima discuterne con le altre componenti universitarie.

“Credo nella buona fede del rettore e sono conscio che da novembre ad oggi sono intervenute delle novità che possono giustificare la modifica dell’art.57 e la concessione della proroga di un anno del mandato , ma il rettore – sottolinea – aveva l’obbligo di spiegarle, rendendo tutti partecipi ”.

Berlingò puntualizza, inoltre, che l’iter della delibera proposta da Tomasello e avallata dal Senato va avanti: sarà, infatti, il Miur a valutarne la legittimità e dare l’ok definitivo. Se il Ministero darà il via libera,dovrà essere emanato un decreto rettorale con conseguente pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. In questo lasso di tempo che servirà per rendere esecutivo l’atto, Berlingò ci ha confidato di aver consigliato a Tomasello di intraprendere quel confronto democratico che sarebbe dovuto avvenire prima della votazione in Senato ma che, comunque, è ancora adesso opportuno oltre che necessario.

Un consiglio quasi ‘fraterno’ che conferma l’esistenza di “ottimi rapporti personali” tra Berlingò e Tomasello. Più di quanto non lo siano quelli istituzionali, come conferma lo stesso preside: “sul piano istituzionale – afferma con franchezza – non mancano le divergenze: un esempio è la mia astensione sulla proposta di proroga, ma tanti altri esempi derivano dalle continue lamentele che rappresento in difesa della mia Facoltà”. C’è più di un pezzo della sua vita tra le mura della Facoltà di Giurisprudenza ed è per questo che Berlingò ,già studente di legge presso l’Università di Messina, afferma quasi con rabbia: “Ritengo che quella di giurisprudenza sia una delle facoltà più penalizzate di tutto l’Ateneo. I locali che ci ospitano sono inadeguati; i finanziamenti sono troppo esigui per soddisfare le nostre esigenze; ed il personale docente è insufficiente, nonostante debba dare atto al rettore di aver rimpinguato la squadra dei professori , facendone crescere di più di 1/3 il numero complessivo, passato da meno di 50 ad 80. Tuttavia, abbiamo bisogno ancora di nuovi e giovani docenti. Spero – conclude il preside – che il rettore venga incontro alle nostre richieste e sono convinto che se ciò avverrà i rapporti tra me e Tomasello saranno più fruttuosi -.

Berlingò ha tanti progetti in mente per la Facoltà di Giurisprudenza , che vorrebbe realizzare nei prossimi anni, magari sfruttando anche i dodici mesi in più concessi dal Senato accademico. E quando gli chiediamo di esporli è un fiume in piena : “Vorrei portare a termine il processo di rinnovamento degli ordinamenti didattici; coronare il sogno di accorpare nella sede centrale Facoltà e Biblioteca; risolvere il problema degli studenti fuoricorso; avviare percorsi di eccellenza per i più meritevoli; intensificare i processi di internazionalizzazione; ridare il giusto onore a Pugliatti, De Stefano e Buccisano; completare le iniziative avviate per ricordare Enzo Silvestri ed avviarne di nuove per Martines e Farias; e infine curare i rapporti con la dirimpettaia Facoltà di Reggio-.

Propositivo ed ottimista, il preside Berlingò guarda al futuro della Facoltà con grande speranza, consapevole che la crescita delle istituzioni universitarie passa dal concetto di meritocrazia. Un concetto che, secondo il preside, ha già trovato piena attuazione nel nostro Ateneo, dove “a vincere i concorsi sono sempre i più bravi”. Anche se con cognomi ‘importanti’. “Il concetto di parentopoli – dice- viene spesso associato al mondo accademico, ma il vero problema è che viviamo in una società statica, in cui le professioni si tramandano di padre in figlio. L’Università è specchio della società e non ha colpe specifiche. La Facoltà di Giurisprudenza è l’esempio che il merito prevale sempre: la sua classe docente è composta da tanti nomi noti ma anche da tanti professori che hanno fatto carriera pur non essendo “figlio di”. In entrambi i casi, a vincere sono state preparazione e competenze”.

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