Università. La rivolta dei ‘letterati’ messinesi contro la riforma Gelmini e la manovra Finanziaria. Venti di guerra in tutto l’Ateneo

Università. La rivolta dei ‘letterati’ messinesi contro la riforma Gelmini e la manovra Finanziaria. Venti di guerra in tutto l’Ateneo

Università. La rivolta dei ‘letterati’ messinesi contro la riforma Gelmini e la manovra Finanziaria. Venti di guerra in tutto l’Ateneo

martedì 22 Giugno 2010 - 11:47

A rischio interi corsi di laurea della Facoltà di Lettere e Filosofia ma anche delle altre Facoltà dell’Università di Messina

I ricercatori pronti a paralizzare i corsi didattici del prossimo anno accademico; i professori ordinari ed associati che non solo solidarizzano ma sposano in toto la battaglia degli studiosi, rinunciando a coprire le ore di lezione lasciate scoperte dai ricercatori . Accanto a loro, a fare fronte comune, anche i dipendenti, vale a dire il personale tecnico-amministrativo; e gli studenti. La Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Messina ha dato ufficialmente inizio alla protesta, aderendo così alla mobilitazione nazionale che sta prendendo sempre più piede negli Atenei di tutta la penisola.

Nel corso dell’Assemblea di Facoltà, che si è tenuta questa mattina nell’ Aula Magna presso il Polo universitario dell’Annunziata, sono emerse con chiarezza le ragioni del dissenso, portate avanti dalle varie compenti della Facoltà. Al centro della contestazione, a Messina come nel resto d’Italia, ci sono i due provvedimenti legislativi proposti dal Governo ed attualmente sotto la lente d’ingrandimento del Parlamento: la Riforma Gelmini e la Manovra Finanziaria targata Tremonti.

Secondo varie e numerose componenti del mondo accademico italiano, entrambi i provvedimenti, se approvati, rischiano di stravolgere l’attuale sistema universitario, trasformando tutte le Università italiane da pubbliche a private o comunque a larga partecipazione privata. A questo disegno complessivo – che penalizza gli Atenei del Mezzogiorno- si accompagnano, poi, modifiche che riguarderanno le singole categorie: dai ricercatori, con il mancato riconoscimento del loro status giuridico; ai professori ordinari ed associati, con consistenti decurtazioni allo stipendio; sino ai componenti il personale tecnico – amministrativo, dipendenti pubblici a tutti gli effetti e come tali destinati a subire forti restrizioni nell’ambito della guerra agli sprechi e al ‘fannullonismo’ avviata da Brunetta. In mezzo c’è , infine, il diritto allo studio degli studenti universitari, che per primi erano saliti sulle barricate ma che oggi hanno un po’ mollato la presa.

In vista della rivoluzione del mondo univeristario voluta dall’attuale Governo, la Facoltà di Lettere e Filosofia ha deciso di assumere una posizione netta, contestando apertamente il Ddl sulla riforma universitaria e la finanziaria. Per dare contenuto alla protesta, sarà redatto un documento unitario da sottoporre anche ai vertici dell’Ateneo.

Quel che pare ormai scontata, è la rinuncia dei carichi didattici da parte dei ricercatori, sino ad oggi svolti a titolo volontario. Nello specifico, la Facoltà di Lettere può contare su 60 ricercatori, sui quali grava oltre il 50% della didattica: ciò significa che con l’avvio dello ‘sciopero bianco’ rischiano di scomparire interi corsi di laurea della Facoltà.

Lo stesso blocco potrebbe interessare le altre Facoltà dell’Ateneo peloritano, oggi riunitesi in Assemblea per decidere le azioni di protesta da mettere in campo.

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