Usca Messina, i medici specializzandi: "In prima linea durante l'emergenza, oggi meritiamo di lavorare"

Usca Messina, i medici specializzandi: “In prima linea durante l’emergenza, oggi meritiamo di lavorare”

Gianluca Santisi

Usca Messina, i medici specializzandi: “In prima linea durante l’emergenza, oggi meritiamo di lavorare”

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lunedì 21 Marzo 2022 - 12:26

I circa 70 medici in formazione specialistica che prestano servizio nelle Usca intervengono sull'assegnazione degli incarichi: "Se ci siamo è perché ci siamo sempre stati"

MESSINA – “Se ci siamo è perché ci siamo sempre stati!”. I medici specializzandi della provincia di Messina – una settantina in tutto – rivendicano il loro diritto a continuare a lavorare nelle Usca. Negli ultimi anni sono stati in prima linea nelle attività di contrasto alla pandemia, sopperendo alla grave carenza di personale in un momento di forte criticità per l’intero sistema sanitario. Adesso, forti dell’esperienza maturata, chiedono di poter proseguire il loro lavoro.

“Abbiamo preso in carico situazioni che – spiegano – rimangono impresse nella nostra mente e nemmeno per un secondo siamo rimasti dietro le quinte a guardare ciò che accadeva. Ci siamo sin da subito rimboccati le maniche ed abbiamo affrontato quanto ci si presentava davanti. Ci siamo inoltre fatti carico della copertura dei presidi di Continuità Assistenziale rientrando, pertanto, nella categoria dei medici sostituti di Continuità assistenziale offrendo un importante sostegno per la medicina territoriale ed impegno nei confronti della popolazione”.

La polemica con lo Snami

La loro presa di posizione nasce dalla protesta innescata nei giorni scorsi dallo Snami, il Sindacato Nazionale Autonomo dei Medici Italiani, che aveva duramente criticato l’Asp di Messina, “colpevole”, secondo lo stesso sindacato, di aver dato priorità ai medici in formazione specialistica nell’assegnazione dei nuovi incarichi di continuità assistenziale e nelle Usca. Una decisione illegittima, secondo lo Snami, poiché gli specializzandi ne avrebbero avuto diritto solo in via residuale, mentre la priorità spetterebbe ai medici di medicina generale.

I medici specializzandi della provincia di Messina ritengono invece “corretta la scelta della struttura commissariale e dell’Asp di Messina sulla stesura della graduatoria per la scelta degli incarichi Usca attuata sulla base della suddivisione secondo Acn e con all’interno delle varie categorie il rispetto dell’anzianità di servizio presso le Usca”.
“Il criterio di anzianità professionale rivendicato dal rappresentante dello Snami è sicuramente un elemento imprescindibile nelle fasi di assegnazione di incarichi di Continuità Assistenziale – ribadiscono i medici specializzandi – ma nel caso della selezione del personale medico Usca diventa secondario all’esperienza maturata nello specifico campo all’interno della stessa categoria”. Secondo i circa 70 medici specializzandi oggi in servizio nelle Usca di Messina, “i medici che solo nel 2022 hanno fatto domanda non possono rivendicare, oggi, un diritto di precedenza su chi ha scelto di questo lavoro l’ha portato avanti nei picchi della Pandemia, l’ha affrontato giorno dopo giorno sostenendo le enormi difficoltà ed incertezze che la popolazione presentava”. 

In prima linea contro la pandemia

“Sul campo – aggiungono – giorno dopo giorno, insieme alle altre figure che facevano parte dell’organico delle Usca, abbiamo acquisito competenze e fatto squadra tra di noi e con le altre figure mediche che operavano nel territorio, tra cui i medici della medicina territoriale, per evitare il sovraccarico a cui gli ospedali erano sottoposti affinché il ricovero fosse riservato solo ad una piccola percentuale di pazienti con Covid19. Dopo 2 anni da quando tutto questo ebbe inizio, dopo che per fortuna gran parte della popolazione ha preso parte alla campagna vaccinale, è facile provare a farsi avanti, ma non è di certo corretto denigrare chi, quando non esistevano programmi di gestione informatica li creava, si trovava a dare risposte, evitava che il panico prendesse il sopravvento e curava di fatto pazienti in grande difficoltà”.

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