Laici e cattolici insieme per dire no alla riforma costituzionale

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domenica 13 Novembre 2016 - 07:29

La data del referendum e sempre più vicina e tante sono le iniziative a favore o contro la modifica della costituzione votata dal Parlamento. Nei giorni scorsi si è tenuto un dibattito a Palazzo dei Leoni

Laici e cattolici insieme per dire NO! al Referendum Costituzionale. Nei giorni scorsi, nell’ Aula Consiliare della “Citta Metropolitana” si è tenuto un dibattito che ha avuto come protagonisti Pippo Isgrò, Segretario Regionale dei Popolari per L’Italia; il socialista Maurizio Ballistreri; il liberale Enzo Palumbo; il cattolico-democratico Rosario Terranova, responsabile del Centro Studi “Luigi Sturzo”; e lo storico Angelo Sindoni,Docente Universitario. Assente per motivi di famiglia) Pietro Currò di Area Repubblicana che con un sms – fanno sapere gli organizzatori ha condiviso sia il progetto che il programma dell’incontro.

Pippo Isgrò ha ricordato ai presenti e ai relatori di non essere tra quelli che pensano che« la Riforma Costituzionale anche se la considera raffazzonata, frettolosa e volutamente incomprensibile, possa essere l’anticamera di uno stravolgimento totale dei principi fondanti della nostra Costituzione, né crede che si potrà scivolare in una sorta di “autoritarismo dal volto umano” (perché i cittadini italiani, quando hanno votato vari Referendum, non hanno mai sbagliato e stavolta, il votare No il 4 Dicembre, sarà una scelta politica importante e necessaria per difendere la libertà e garantire la democrazia nel paese) Il processo di riforma voluto da Renzi, pur partendo da condivisibili ragioni di fondo, si sta dimostrando un’operazione di “chirurgia Costituzionale invasiva” per consegnare il paese al Primo Ministro Matteo Renzi e alla sua maggioranza, nominata per occupare le istituzioni per i prossimi 20 anni».

«La riforma costituzionale proposta dal governo Renzi – ha spiegato Maurizio Ballistreri – trova una delle cause giustificatrici, nell’esigenza di rendere efficiente il sistema politico-istituzionale, a partire dalla velocizzazione delle decisioni, saltando le mediazioni nelle assemblee elettive e quelle con i partiti e le forze sociali. Renzi promette di tagliare i costi della politica, elemento quest’ultimo demagogico e infondato, poiché l’80% dei costi del Senato, rimarrebbero e si potrebbe conseguire lo stesso risultato abbassando drasticamente le indennità dei parlamentari, abolendo i vitalizi e riconducendo gli stipendi, invero spropositati quanto ingiustificati, dei dipendenti delle Camere nell’alveo dei contratti collettivi di lavoro del pubblico impiego».

Incisivo l’intervento di Enzo Palumbo: «Il mio no alla riforma Renzi – Boschi riguarda essenzialmente il merito e non ne faccio necessariamente discendere alcuna conseguenza, sul piano del governo del Paese. E si basa su alcune motivazioni di assoluta semplicità: perché questa riforma è stata fatta da un Parlamento nominato dai vertici di partito con una legge ( il c.d.”porcellum”)dichiarata parzialmente incostituzionale dalla Consulta; perché è stata fatta sotto il costante ricatto di nuove elezioni, nelle quali i parlamentari, essendo stati nominati, sono certi di non riuscire ad essere rieletti, con la legge elettorale confezionata dalla Consulta (il c.d. “consultellum”); perché è una riforma confusa e pasticciata, che non riesce a conseguire nessuno degli obiettivi ostentati, di semplificazione, accelerazione e risparmio; perché invece consegue lo scopo, non dichiarato, di trasformare surrettiziamente la nostra democrazia, da parlamentare, a governativa; perché, in combinato disposto con la legge elettorale “italicum” che metterebbe il paese, nella mani di una sola persona, oggi Renzi, domani chi sa chi».

Per Rosario Terranova, «non si può essere in via di principio contrari alle riforme se esse possono servire al miglioramento della Casa comune, Costituzione. Essendo tale (casa di tutti), le modifiche debbono però avvenire in modo condiviso da tutte le parti politiche ,ovvero a larghissima maggioranza,. E sempre tutti, si ha l’obbligo di conservare l’assetto istituzionale inderogabile, come nella prima parte della Costituzione, per evitare la dissoluzione della partecipazione diretta dei cittadini, tramite il voto.

Second Angelo Sindona, «nell’attuale campagna referendaria si sta registrando – nel campo del SI – un’aperta tendenza che, tecnicamente, si potrebbe definire “pubblicità ingannevole”; chissà se qualche Authority competente vorrà intervenire! L’architrave di questa “pubblicità ingannevole” è un mantra che si ripete ossessivamente: Renzi – e dietro di lui la ministra Maria Elena Boschi con gli altri seguaci – affermano con sicumera: “”Se non passa questa riforma, per trent’anni non si parlerà più di riforma costituzionale. A questo punto bisognerebbe pensare che invece Renzi ha la palla di vetro. Ma nessun italiano è così gonzo da credere che il presidente del Consiglio ha virtù medianiche. Ed ecco sbugiardato Renzi e i suoi consiglieri! Crollata l’architrave, ecco cadere tutte le altre mistificazioni che si stanno imbastendo nel campo del SI».

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