Referendum: sia che vinca il sì, sia che vinca il no nel 2017 si torna al voto

Referendum: sia che vinca il sì, sia che vinca il no nel 2017 si torna al voto

Rosaria Brancato

Referendum: sia che vinca il sì, sia che vinca il no nel 2017 si torna al voto

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martedì 22 Novembre 2016 - 23:03

"Non mi farò rosolare" ha detto Renzi ai suoi. Il 2017 si tornerà al voto per le Politiche. In Sicilia sarà un anno di competizioni elettorali: a febbraio le Città Metropolitane, in primavera amministrative, giugno Politiche, ottobre Regionali...

Dal 5 dicembre, comunque vada, inizierà una lunga campagna elettorale. E non solo per la Sicilia.

L’alzarsi dei toni per un referendum che ha diviso il Paese come mai era accaduto negli ultimi tempi, ha portato alla consapevolezza che, al di là degli esiti delle urne, la legge elettorale, quell’Italicum figlio unico e prediletto del Porcellum, va cambiata e si dovrà tornare al voto.

Renzi lo ha detto chiaramente: “non ci sto a farmi rosolare a fuoco lento” e l’ordine di scuderia è quello di tornare al voto per le Politiche nella primavera 2017.

I sondaggi, ma ormai è meglio non tenerli in grande considerazione, danno il no in vantaggio, soprattutto nelle regioni del Sud, Sicilia in testa, dove il distacco è ancora più ampio che nel resto del Paese. Non a caso il premier, che ormai ha preso sulle spalle il carico di tutta la campagna, è tornato due volte e sta pensando di fare il tris.

Non a caso il M5S che si sta giocando tutte le carte, sta attraversando l’isola piazza per piazza. Se dovesse vincere il no si procederà con un governo “a tempo”, sia esso un governo di scopo o tecnico, ma durerà il tempo necessario per tornare alle urne.

Se dovesse vincere il ugualmente Renzi non commetterà l’errore fatto alle Europee ed anzi coglierà la palla al balzo del vento a favore per modificare l’Italicum e votare. Determinante sarà anche la forbice tra il sì e il no, perché comunque vada sarà lo specchio di un Paese diviso e tirare a campare fino al 2018 equivarrebbe ad andare a sbattere contro l’ondata grillina. “Non starò sulla graticola” ha detto ai suoi il premier e da giorni i partiti, tutti, compresi i 5Stelle si stanno preparando alla lunga competizione.

L’Italicum sarà cambiato, comunque vadano le cose. Le tentazioni in casa Pd sono quelle di fare una legge “contra personam”, cioè arginare i voti diretti ai 5Stelle. Via quindi il ballottaggio, meccanismo che in tutta Italia (e Messina con Accorinti è stata antesignana) comporta rischi di secondi turni con il prevalere dei voti contro piuttosto che del consenso per. Sarà battaglia soprattutto sull’abolizione delle preferenze, che sta molto a cuore alla nomenclatura dei partiti ed ai nostalgici delle liste blindate e del porcellum, bocciato, come si ricorderà, dalla Corte Costituzionale.

Chiuse le urne il 5 dicembre, sia che vinca il sì sia che vinca il no (con scenari ovviamente diversi) si aprirà la campagna elettorale per le Politiche .

In Sicilia sarà un lungo anno elettorale perché in primavera ci sono le amministrative ed in autunno le Regionali.

In sostanza inizieremo il 2017 votando il 21 febbraio per i Consigli delle Città Metropolitane e dei Liberi Consorzi, poi ad aprile per le amministrative (Palermo in testa), le Politiche con ogni probabilità tra maggio e giugno e le Regionali ad ottobre.

La catena elettorale potrebbe avere un anello in più con le amministrative a Messina, ipotesi però poco probabile. Il Consiglio comunale non sfiducerà il sindaco che è destinato a concludere il mandato nel 2018. I partiti inoltre potrebbero “conservare” vuota l’ultima casella, quella di Palazzo Zanca, per far quadrare i conti dopo le altre tornate. A meno che Accorinti non decida di candidarsi alle Politiche ed in quel caso dovrebbe dimettersi due mesi prima del voto. Solo in questo caso Messina tornerebbe a votare per il rinnovo di sindaco e consiglio comunale (accorpando le amministrative alle Regionali o alle Politiche).

Comunque vada il 2017 sarà un lungo anno elettorale. E lo si comprende anche dalle dichiarazioni degli esponenti del governo e della maggioranza in questa ultima fase della campagna referendaria. Oltre ai consueti annunci sui “miracoli” del sì, la maggioranza punta a ricordare quanto realizzato negli ultimi mesi, elencando risorse e progetti. Sono queste tipiche argomentazioni da campagna elettorale per le Politiche più che per un Referendum e che nulla hanno a che vedere con la sostanza del quesito referendario. Non c’è alcun nesso tra Masterplan, Riforma della scuola e Job Act con l’eliminazione del vecchio Senato, ma nell’ottica di una campagna per le Politiche c’è eccome. Anche il fronte del no interno al Pd e le posizioni degli alleati sono tutte manovre di posizionamento che guardano al “dopo 5 dicembre”.

La “mission” sia per i che per i no, ma per motivi diversi, è ridimensionare Renzi.

Il Presidente del Consiglio lo sa benissimo e proprio per questo dichiara “non mi faccio rosolare”. Si torna al voto. E non farà prigionieri.

Rosaria Brancato

2 commenti

  1. ELEZIONI? BENISSIMO ALLORA CANTEREMO LA PORTI UNA SCONFITTA A FIRENZE ESULL’ARNO D’ARGENTO BRILLA UN TROMBATO BISCHERACCIO

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  2. ELEZIONI? BENISSIMO ALLORA CANTEREMO LA PORTI UNA SCONFITTA A FIRENZE ESULL’ARNO D’ARGENTO BRILLA UN TROMBATO BISCHERACCIO

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