Giuseppe Fera, LabDem: "Ripartire dalle periferie"

Giuseppe Fera, LabDem: “Ripartire dalle periferie”

Giuseppe Fera, LabDem: “Ripartire dalle periferie”

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venerdì 30 Marzo 2018 - 07:06

La proposta di LabDem per uno dei punti programmatici in vista delle amministrative

L'esponente del Pd e responsabile di LabDem Giuseppe Fera sta preparando una serie di spunti da sottoporre all'attenzione dei candidati in vista del programma da realizzare. Le proposte riguardano vari settori. Si inizia dalla periferia da rilanciare.

  1. RIPARTIRE DALLE PERIFERIE

Abitare in un luogo significa in prima istanza avere in quel luogo la propria abitazione, una casa. Una casa dignitosa ed accogliente è il primo bisogno – diritto di ogni abitante. A Messina esistono, purtroppo ancora troppi “abitanti” costretti a vivere in case fatiscenti e degradate, in baraccopoli che rappresentano la vera vergogna della nostra città. Nessun altro obiettivo può essere credibile, dal più piccolo al più grande, fino a quando all’ultima famiglia, costretta a vivere in una baracca o in un alloggio comunque improprio, non sarà garantita una casa dignitosa ed accogliente.

Di tutte le cose non fatte o trascurate, promesse e non mantenute, la mancata realizzazione del risanamento delle aree baraccate è la colpa più grave che dovrebbe pesare sulla coscienza di tutti i sindaci e gli amministratori che si sono succeduti in questi quasi 30 anni, da quando è stata approvata la Legge regionale n 10 del 1990, che finanziava gli interventi di risanamento con 500 miliardi delle vecchie lire, e da quando nel 1994 sono stati approvati i relativi piani urbanistici. Troppi ritardi, troppe omissioni, troppo disinteresse verso le condizioni di vita inaccettabili di migliaia di famiglie di nostri concittadini, da parte di Comune e Iacp perché lo si possa tollerare ancora.

Il primo, dunque, irrinunciabile obiettivo del sindaco che uscirà dalle urne il 10 giugno prossimo dovrà essere quello di eliminare le baracche e dare a tutti l’opportunità di accedere ad una casa dignitosa, ciascuno secondo le proprie disponibilità economiche. Compito difficilissimo dal momento che non esistono più le risorse finanziarie necessarie e che quindi bisognerà rivedere a fondo piani urbanistici, obiettivi e strategie. Occorrerà pensare nuovi programmi di intervento, che indichino come reperire altri fondi pubblici e come coinvolgere nel processo anche risorse private, creando le necessarie convenienze all’investimento; ma pure occorrerà seguire nuove strade fra cui quella, laddove possibile, del riuso e del recupero del patrimonio pubblico e privato inutilizzato.

Ma eliminare le aree baraccate non basta, se non si procede ad una complessiva riqualificazione dei quartieri interessati, Giostra, Camaro, Gazzi, ecc.., migliorando le complessive condizioni ambientali, riqualificando gli spazi pubblici, realizzando spazi verdi e i servizi necessari, creando occasioni di sviluppo e lavoro.

La politica messinese ha da sempre usato questi quartieri come serbatoi di clientele e di voti, da comprare a suon di soldi e buste della spesa, o con promesse di assunzioni, badando a tenere gli abitanti di queste aree in perenni condizioni di bisogno, per renderli ovviamente più propensi al voto di scambio; ma di questo meccanismo ci sembra di assistere agli ultimi colpi di coda.

Che senso hanno le grandi narrazioni sul Ponte, il Rilancio della città, il Recupero del fronte a mare, lo Sviluppo economico, la Variantesalvacolline, se il rione Taormina è ridotto ad una discarica di inerti, se intere aree della città sono dominio di immondizia, topi e scarafaggi?

Dobbiamo smettere di considerare e pensare queste aree con gli stereotipi del degrado, della droga, della emarginazione. Dobbiamo guardare a questi quartieri, invece, non come un problema da risolvere ma come una opportunità da sfruttare; essi possono diventare il cuore vivo e pulsante della nostra città, certamente il luogo dove si concentrano criticità e profonde contraddizioni, ma anche il grande motore per il rilancio complessivo di Messina, il luogo da cui potranno sprigionarsi enormi energie nuove. Energie alimentate dai tanti giovani che studiano e si preparano al lavoro, motivati da una grande voglia di riscatto sociale ed economico, stanchi del degrado e l’abbandono che li circonda.

Il Partito Democratico ed i suoi alleati, se vogliono realmente giocare il ruolo che spetta ad una forza di sinistra e riformista, devono partire da qui, dalla rigenerazione della periferia degradata e dalla liberazione delle sue energie inespresse. Rigenerare non è sinonimo di riqualificare, di semplice miglioramento della qualità ambientale; rigenerazione è assegnare valore e significato, vuol dire ripensare la città di Messina proprio a partire dalle sue periferie, che possono e devono diventare nuove centralità urbane. Non più dunque aree residenziali, quartieri dormitorio, ma zone urbane dove vanno trasferite e decentrate attività di servizio produttive e commerciali.

Ma per fare tutto ciò non servono strategie calate dall’alto che non si realizzeranno mai; occorre, come abbiamo detto, attivare le energie locali, e ciò sarà possibile solo creando reali momenti di partecipazione ed impegno democratico, pensando a nuove forme per il governo della città, dando forza e fiducia alla politica del “camminare con le proprie gambe”.

Le periferie “dimenticate” dalle istituzioni, in primo luogo quella comunale, devono essere il punto di partenza per una nuova forma di governo della città a partire da più poteri e risorse ai Consigli di quartiere, il cui ruolo, in questa prospettiva, è assolutamente centrale. Ma sappiamo già che non basta, che bisogna creare forme permanenti di dialogo e partecipazione attiva dei cittadini, Laboratori di quartiere, da realizzare con il sostegno di associazioni e istituzioni pubbliche. Tali Laboratori potranno essere il motore della rinascita, luoghi di elaborazione di strategie e progetti condivisi, ma anche di dibattito culturale e di produzione artistica.

Giuseppe Fera, Laboratorio Democratico

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