Una lettrice: tra plebiscito permanente e concezione elitaria cosa fare il 24?

Una lettrice: tra plebiscito permanente e concezione elitaria cosa fare il 24?

Una lettrice: tra plebiscito permanente e concezione elitaria cosa fare il 24?

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lunedì 18 Giugno 2018 - 06:58

Riceviamo e pubblichiamo da Angela Verso, lettrice di Tempostretto, questa riflessione

L’altro giorno mi sentivo un po' spaesata e fuori posto, in quella pubblica piazza, accanto ad un manipolo di esagitati che manifestavano il loro consenso, a suon di fischi, pernacchie e applausi. L’idea pericolosa che la massa possa scegliere direttamente mi terrorizza, perché la democrazia funziona solo se il popolo delega ad alcuni – che si spera più competenti– le decisioni da prendere. Quando avviene il contrario, cioè quando sono i pochi a delegare ai molti le scelte difficili, la democrazia si complica e fallisce, perché dimostra di essere inadeguata a decidere.

Il ricorso al plebiscito permanente è terribile, anche perché offre ai pochi eletti una facile scappatoia rispetto alle loro responsabilità.

La storia offre mille esempi che mostrano la pericolosità del populismo plebiscitario. Esso, infatti, nasconde un’interpretazione ingenua, rozza e totalitaria dell’ideale di uguaglianza della Rivoluzione francese, con la negazione tout court delle differenze tra gli uomini e l'annullamento delle individualità.

Ieri -dicevo dunque- mi sentivo un pesce fuori dall'acqua e non riuscivo a sorridere libera, di fronte alla messa in scena di uno spettacolo fatto ad hoc per catturare facili consensi e approvazioni. E mi venivano in mente le piazze gremite di gente nei periodi più bui della nostra storia. E mi venivano in mente quei pochi uomini capaci di resistere al subdolo fascino delle promesse urlate da un palco, che non erano disposti a barattare la propria libertà e autonomia di giudizio con la garanzia della sicurezza e dell'ordine. Dove sono oggi?

La cosa che mi rendeva più triste ieri era l'immagine di un popolo apparentemente attivo, ma assopito in realtà, di fronte alla violenza di chi, per affermare questa visione plebiscitaria, ha bisogno di squalificare la competenza altrui, di negare l’autorità degli esperti, raccontando che sono tutti incompetenti, bugiardi e corrotti.

D'altra parte, però, riflettevo sulla posizione della controparte che in questo momento rivendica una concezione obsoleta ed elitaria della politica, rimpiangendo la democrazia degli ottimati: solo l'intellighenzia, composta dai nobili dalla evve moscia e dai bene-educati, può pretendere di gestire la cosa pubblica, mettendo a tacere i bisogni del popolo. Questa idea altrettanto terribile, mi inquieta parecchio, perché non indica proposte per il futuro, ma si limita a riproporre vecchie logiche clientelari, negando il fondamento stesso della democrazia, l'idea cioè che gli uomini abbiano uguali diritti, anche di parola e opinione.

E, allora, che fare il 24 giugno?

Angela Verso

Un commento

  1. La risposta alla sua domanda è semplice, vada al mare!
    L’analisi della sua lettera invece più complicata, partiamo dall’unica cosa certa, al ballottaggio non è arrivato il candidato sindaco votato da lei. Messina si trova due candidati molto diversi tra loro, agli antipodi. In merito al primo candidato, che non nomina mai ma lo faccio io per lei, Cateno De Luca, lei parla di populismo, termine ormai abusato in questi giorni, ebbene De Luca ha fruito del voto disgiunto, merito di una campagna elettorale fatta nelle piazze e non nei salotti, lei lo chiama populismo, io campagna elettorale vera. Il secondo candidato è un eletto dalla vecchia politica, nominato da Genovese e votato dalla sua sfera d’influenza, ai messinesi la scelta.

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