Primarie Siciliane Pd del 16 dicembre: tra resa dei conti, veleni e ricorsi

Primarie Siciliane Pd del 16 dicembre: tra resa dei conti, veleni e ricorsi

Rosaria Brancato

Primarie Siciliane Pd del 16 dicembre: tra resa dei conti, veleni e ricorsi

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lunedì 03 Dicembre 2018 - 06:38

Il clima è quello consueto del partito: divisioni tra correnti e guerre a colpi di ricorsi. In gioco non c'è solo la guida del partito nell'isola ma le candidature alle Europee

La sintesi della situazione attuale del Pd, alla vigilia delle primarie regionali del 16 dicembre, l’ha fatta Antonello CracoliciIl Congresso finirà a carte bollate, il Tribunale”.

I presupposti infatti ci sono tutti, ancora una volta il partito siciliano si presenta frastagliato in vista delle elezioni del segretario regionale e si va avanti a colpi di ricorsi e rese dei conti.

I candidati al ruolo finora ricoperto da Fausto Raciti sono il senatore Davide Faraone (plenipotenziario di Renzi nell’isola) e l’ex parlamentare Teresa Piccione, scesi in campo dopo settimane durante le quali l’ipotesi di una scelta unitaria è naufragata tra individualismi ed incapacità di comprendere la reale situazione del partito.

A ruota le divisioni regionali si sono ripetute a livello locale, intrecciandosi con situazioni incancrenite da anni, come nel caso di Messina.

La prima miccia è stata la convocazione contestuale alle primarie regionali dei congressi provinciali in 4 province dell’isola, fatto questo che è stato contestato da Faraone e che è finito all’attenzione della Commissione di Garanzia del Pd nazionale che venerdì ha stoppato l’organizzazione rinviandole a gennaio. Roma ha dato ragione a Faraone, rigettando le tesi di quanti invece avevano invitato il partito nazionale a smetterla di ingerire sulle questioni locali.

Al Congresso dunque tanto per cambiare si andrà tra i veleni e l’ultima “dose” è stata la lettera di 6 deputati regionali sugli 11 del gruppo (quindi la maggioranza) che chiedono una riunione urgente del gruppo Pd. Il messinese De Domenico e i colleghi Sammartino, Cafeo, Catanzaro, Di Pasquale e Lantieri (tutti renziani) si preparano a chiedere la testa del capogruppo Giuseppe Lupo, che nella contesa si è schierato con la candidata Teresa Piccione.

La resa dei conti è quindi palese e vicina. Da un lato la frangia più a sinistra del Pd che si è schierata con Teresa Piccione, contestando sia il fallimento di una gestione regionale del partito acclarata dalle ultime 3 tornate elettorali, dall’altro il continuo “ammiccamento” che c’è tra Faraone (ed il gruppo renziano) e la Forza Italia a trazione Miccichè. Non a caso “intermediario” di questi avvicinamenti è stato l’ex ministro Cardinale leader di Sicilia Futura. L’elezione di Miccichè alla presidenza dell’Ars e numerose votazioni in Assemblea testimoniano una vicinanza che va ben al di là della presenza entusiasta di Miccichè alla “Leopolda sicula” organizzata da Faraone un mese fa.

Dall’altra parte c’è la corposa corrente renziana che invece evidenzia la necessità di un’apertura verso il centro moderato ed un dialogo basato sui singoli provvedimenti.

Una situazione incandescente perché l’elezione del segretario regionale condizionerà le future candidature per le Europee e come ricorda Cracolici “Faraone ha il vizio di confondere il partito con la lista del Pd, escludendo chi non è con lui”.

I posti per il Pd in Europa saranno di gran lunga minori rispetto a quel 40% di voti presi nel 2014 sull’onda renziana, pertanto il partito che emergerà dal Congresso sarà quello che detterà regole e nomi.

Il dicembre rovente causa scintille anche a Messina dove la situazione è a dir poco congelata da tempo immemorabile. Il segretario cittadino manda da cinque anni e quello provinciale, dopo una lunga fase commissariale, è stato votato all’unanimità lo scorso anno, senza però dare i risultati sperati.

Ad aprire i fuochi è stato il renziano Giacomo D’Arrigo, palesando un malessere molto diffuso rispetto ad una segreteria che si è dimostrata lontana sia dalla base che dai fatti reali soprattutto messinesi.

Non si governa un partito con i comunicati stampa diramati ogni 3 mesi” commenta D’Arrigo, seguito a ruota da dichiarazioni dello stesso tenore. Il capogruppo Pd al Comune Gaetano Gennaro (area dem) ha evidenziato la necessità “mai come in questo momento di avere un segretario capace di unire il partito e avere un ruolo di sintesi”. A dare l’affondo anche il consigliere comunale Alessandro Russo (renziano): “La segreteria provinciale è afasica e imbambolata su tutti i temi. E’ questa la priorità da affrontare, o si cambia o ci risveglieremo senza elettori”.

Le armi sono state affilate e l’elezione del segretario regionale determinerà tutti i passi successivi, compresi i nomi nella lista Pd alle Europee.

Faraone può contare anche su Sicilia Futura, mentre Teresa Piccione ha dalla sua l’ala sinistra e anche quanti (sottobanco) non vedono l’ora di lanciare una freccia contro chi, con il placet di Renzi, ha fatto il bello ed il cattivo tempo in Sicilia.

In un clima alla “Borgia”, non è escluso che fiocchino ricorsi al Tar ed in Tribunale.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. questi l’unica cosa che sanno fare è: perdere.

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