I "prof" nel Pd. Le reazioni dei politici: invasione di campo o risorsa?

I “prof” nel Pd. Le reazioni dei politici: invasione di campo o risorsa?

Rosaria Brancato

I “prof” nel Pd. Le reazioni dei politici: invasione di campo o risorsa?

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venerdì 12 Maggio 2017 - 08:06

L'ingresso nel Pd, come tesserati, di quasi 200 tra docenti, funzionari e dirigenti dell'Ateneo cambierà equilibri e suscita reazioni. Tempostretto ha raccolto alcune dichiarazioni ufficiali tra i deputati, giacchè quelle sotterranee verranno fuori alla vigilia delle competizioni elettorali

L’ingresso nell’agone politico dei “prof”, come anticipato da Tempostretto nelle scorse settimane e di una forte componente dei vertici dell’Ateneo messinese che si è tesserata nel Pd comporterà, mutamenti negli equilibri e suscita reazioni. (leggi qui l’articolo)

In realtà sono pochi ad esprimersi apertamente perché al momento i sussurri (o i veleni) sono sotterranei e chi valuta positivamente o negativamente o pensa di “utilizzare” i nuovi ingressi per rafforzare posizioni interne, non lo dichiara e sta a guardare il primo banco di prova: le Regionali di novembre. Indiscrezioni e rumors danno diversi papabili nelle liste per le Regionali (il dg De Domenico in testa), papabili per la poltrona di sindaco ed infine la possibile candidatura del Rettore alle Politiche o per un ruolo di sottosegretario (ipotesi queste che lo riguardano che comunque Navarra esclude).

Tempostretto ha raccolto alcune dichiarazioni tra i deputati sul piccolo sisma con epicentro rettorato, che ha riguardato il centro-sinistra ma che di conseguenza interesserà l’intero arco partitico.

Nino Germanà (deputato regionale Alternativa Popolare) schietto come sempre non nasconde il suo pensiero anche a costo di lanciare sottili stilettate: “Rinuncio alla risposta diplomatica e dico come sempre quello che penso. Senza voler fare polemica non c'è nulla di strano nel fatto che professori universitari si schierino con l'uno o l'altro partito; sono prima di tutto cittadini e quindi va da sé è chiaro che abbiano la propria posizione politica e le proprie preferenze. Cosa diversa è però che a schierarsi sia in blocco una componente estremamente significativa, rappresentativa dell'Università, istituzione che ritengo dovrebbe restare super partes. Per via del propri ruoli di formatrice ed educatrice delle intelligenze dei giovani discenti. Per quanto riguarda il Rettore, ne riconosco lo spessore e non ho mai negato la mia stima nei suoi riguardi. Mi fa piacere abbia deciso di spendersi politicamente. Ma trovo stridente lo neghi, affermando di non avere legami di partito, nessuna tessera mentre, quotidianamente, prova ad arruolare consiglieri e sindaci, muovendosi in terreno che oltretutto non conosce bene”.

La pensa diversamente il collega di partito Enzo Garofalo, parlamentare che vede di buon occhio le new entry: “Se la politica si arricchisce di competenze è meglio per tutti, per questo penso che quando la politica stimola le persone ad una partecipazione attiva è un fatto positivo. E l’unico luogo dove si può fare politica oggi è ancora nei partiti nonostante quanto si dica. Certo, sta poi ai singoli protagonisti distinguere i ruoli. Messina ha bisogno di partecipazione e di competenza. Sta poi al Pd valutare i modi e i percorsi, io sono in un altro partito e osservo positivamente questa scelta”.

Chi si affida al buon senso dei singoli protagonisti nell’evitare confusioni di ruoli è il capogruppo Ars di Sicilia Futura Beppe Picciolo: “In realtà il tema proposto non mi appassiona granché. Se debbo esprimere una valutazione sincera penso che il contributo della Università sui temi scottanti per il nostro territorio si sia visto e con grande intelligenza e buon senso. Sono certo che la medesima intelligenza e buon senso verranno utilizzati nel caso in cui un gruppo di professori e ricercatori decidessero di cimentarsi in un agone politico. Lo farebbero certamente con la terzietà che le Istituzioni rappresentate richiedono. Ne sono più che certo. "

In casa Pd, là dove l’Ateneo ha iniziato, nella fase del tesseramento a mettere le “bandierine” in vista del Congresso di giugno, della predisposizione delle liste e delle prossime competizioni elettorali, i “prof” sono accolti senza timori di “invasioni” di campo o sconfinamenti.

Chi maggiormente ha dialogato con i nuovi ingressi è il deputato regionale Giuseppe Laccoto, renziano: “Il Pd dopo tanti anni ha bisogno di aprirsi alla società civile, quindi sono veramente contento di quest’apertura. Penso che il Rettore Navarra non abbia intenzione di spendersi in prima persona ma è chiaro che nel Pd c’è stato un vuoto negli ultimi tempi. L’aver scelto il Pd inoltre è la prova che a livello nazionale è l’unico partito organizzato. Il confronto serve, abbiamo bisogno di idee nuove, di arricchire il nostro bagaglio di proposte. A Messina il Pd ambisce a diventare il partito di maggioranza e chi ha fatto politica finora non può pensare di dire sono il più bello o sono l’unico”.

Favorevole alle truppe accademiche anche il collega Pd Filippo Panarello: “è un fatto positivo soprattutto se queste nuove adesioni s’integreranno con il resto del partito per affrontare in modo nuovo tutte le tematiche. Capisco che qualcuno possa essere preoccupato ma non generalizzerei, perché le adesioni sono sempre individuali in ogni caso e non solo per quanto riguarda l’Università. E’ un fatto importante, purchè non restino mondi separati, questo potrebbe essere l’unico problema”.

Chiaro e diretto il parlamentare del M5S Francesco D’Uva che non nasconde alcune perplessità nella scelta del Pd, quel partito che, secondo il deputato, sta penalizzando proprio gli atenei: “ Mi ha sorpreso questa decisione, soprattutto vista la politica universitaria portata avanti dal PD, che continua a tenere bloccati gli stipendi dei professori, che non si preoccupa del precariato universitario, che attraverso le cattedre Natta permetterà al Governo di nominare i professori attraverso una chiamata diretta, che non ha fatto nulla per sburocratizzare il lavoro dei ricercatori, vittime di ANVUR e VQR. Lo stesso PD che non ci prova nemmeno a raggiungere il 3% del PIL in ricerca. Quel PD che nell'arco di un'intera legislatura non si è preoccupato di pensare a un metodo alternativo di accesso ai corsi di laurea a numero chiuso, malgrado le numerose sentenze di TAR e Consiglio di Stato”.

Nel centro-destra la parola passa a Santi Formica, Forza Italia, che non si dichiara per nulla preoccupato sul fronte dei consensi: “ad essere sincero non mi fa né caldo né freddo perché da tempo assistiamo a posizionamenti di campo di volta in volta diversi in base agli orientamenti del momento. Ci saranno altri professori o dirigenti che sceglieranno Forza Italia oppure altri partiti di centro-destra. L’unica cosa che non deve accadere è uno schieramento come istituzione, perché l’Università non si può schierare. Non è mai successo finora, neanche un tempo con Martino o con il presidente della Corte Costituzionale ed ex Rettore Silvestro. Sono certo che non accadrà neanche stavolta”.

Silenzio infine da parte dei Centristi, dal momento che l’unica dichiarazione che l’ex ministro Gianpiero D’Alia rilascia al riguardo è: “non penso nulla. Assolutamente nulla”, mentre il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, proprio in considerazione del suo ruolo istituzionale non rilascia alcun commento “in questo caso come negli altri”.

C’è da dire che siamo al “pre-partita”, vedremo poi, al momento delle formazioni ufficiali e del fischio d’inizio quel che accadrà….

Rosaria Brancato

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