"I comuni resteranno come sono", l'assessore Valenti spiega il nuovo ddl sulle città metropolitane

“I comuni resteranno come sono”, l’assessore Valenti spiega il nuovo ddl sulle città metropolitane

Francesca Stornante

“I comuni resteranno come sono”, l’assessore Valenti spiega il nuovo ddl sulle città metropolitane

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sabato 12 Ottobre 2013 - 13:45

Incontro promosso dal Comune di Villafranca Tirrena tra il Ministro D'Alia, l'assessore regionale Valenti, il presidente dell'Ars Ardizzone e il deputato nazionale Garofalo. Si è discusso delle novità che portà il nuovo disegno di legge, restano però ancora tanti i dubbi dei sindaci.

Si era capito subito che la prima stesura del disegno di legge della Regione sulla città metropolitane non poteva funzionare. I sindaci dei 13 comuni del messinese, che sarebbero stati cancellati per confluire nella Città Metropolitana di Messina, erano esplosi durante l’incontro con l’assessore regionale Patrizia Valenti, annunciando battaglia contro quello che era sembrato un provvedimento calato dall’alto e soprattutto poco chiaro. Nel frattempo la Regione si è rimessa a lavoro e ieri ha presentato un nuovo ddl, modificato nei punti chiave che i sindaci di tutta l’Isola avevano contestato. Di questo si è palato durante l’incontro che ha riunito sindaci e cittadini nell’aula consiliare del Comune di Villafranca Tirrena e promosso dall’amministrazione targata Matteo De Marco. A spiegare i dettagli del nuovo disegno direttamente l’assessore regionale Patrizia Valenti, a discutere di quelle che saranno le conseguenze del nuovo assetto che dovrebbe derivarne c’erano il Ministro alla Pubblica amministrazione e alla semplificazione Giampiero D’Alia, il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone, il deputato nazionale del Pdl Vincenzo Garofalo.

L’assessore Valenti ha innanzitutto chiarito che se nella stesura iniziale si prevedeva il ridimensionando degli enti locali trasformandoli in municipalità, adesso i Comuni resteranno esattamente come sono. Rimangono i sindaci e i consigli che però non saranno eletti direttamente dai cittadini ma dagli altri colleghi sindaci e consiglieri della città metropolitana. Manterranno però la possibilità di redigere i propri bilanci, fermo restando l’obbligo di versare alla città metropolitana la quota per i servizi che saranno gestiti in comune. L’adesione sarà volontaria, ogni Comune potrà scegliere a quale aderire e c’è anche la possibilità di optare tra la città metropolitana e il Libero consorzio di Comuni, il nuovo organo che dovrebbe prendere il posto delle Province. “Sarà salvaguardata, ma questo lo era anche prima, l’identità di ogni singolo Comune” ha spiegato la Valenti e “questa sarà una formula più morbida perché ci siamo resi conto che non siamo ancora pronti al modello europeo di città metropolitano”.

Assolutamente convinto del valore delle città metropolitane, il Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, preoccupato solo del fatto che la Sicilia non riesca a creare lo stesso tipo di realtà metropolitana rispetto alle altre città italiane. “Nella prima bozza c’era effettivamente un vizio di forma perché erano stati sentiti solo i sindaci di Catania e Palermo, mentre Messina era rimasta fuori, certo è che non possiamo perdere quella che è indiscutibilmente un’opportunità”.

Dubbioso, invece, il deputato Pdl Vincenzo Garofalo. “Questo passaggio delle città metropolitane mi fa capire ancor meno la scelta di cancellare le Province. Sull’onda del populismo e dello spender meno sono state fatte scelte avventate, mentre si dovrebbe puntare solo a rendere più efficienti e professionali i servizi, a partire da un vero sistema di trasporto pubblico locale. Attenzione però a non confondere il concetto di città metropolitana con quello di Area Integrata dello Stretto, un obiettivo che si deve continuare a perseguire perché rappresenta le esigenze della gente”.

Per il Ministro D’Alia “la riorganizzazione territoriale in Sicilia, con l'istituzione delle città metropolitane, è fondamentale per garantire la sopravvivenza dei Comuni siciliani che, con la crisi economica del Paese e i tagli delle risorse agli enti locali, non potranno andare avanti ancora a lungo, nè potranno garantire i servizi ai cittadini”. Ma, secondo il ministro, non funzionerà se saranno solo i Comuni a cambiare, mentre la Regione resterà ferma. “La Regione siciliana ha una struttura elefantiaca, inefficiente e non ha più le risorse per mantenere questa struttura: la riforma ammnistrativa dell'ente, quindi, non può più aspettare.

Più sereni, rispetto alla riunione di un mese fa a Fiumedinisi, i sindaci presenti all’incontro. Durante i diversi interventi hanno ribadito una serie di preoccupazioni su quelli che sono i punti ancora poco chiari e, a proposito di questo, hanno chiesto all’assessore Valenti più trasparenza. Il timore è che “i grandi mangino i piccoli” visto che ancora non è stato chiarito il peso di ogni singolo comune all’interno della città metropolitana. “Il cittadino ha bisogno del contatto diretto con gli amministratori” hanno poi sottolineato numerosi sindaci, sottolineando che per le piccole realtà che hanno sempre garantito buoni servizi non può certo essere Messina il modello di riferimento. Si è chiesto anche di guardare al futuro e di pensare ad una programmazione in prospettiva, ma anche di prevedere dei sistemi per evitare che i servizi costino di più rispetto a quando ogni singolo comune lo gestiva in autonomia, si teme anche che questo esperimento finisca come quello delle Ato. I dubbi restano dunque tantissimi, ma sembra esserci la volontà di discutere e confrontarsi per scegliere la strada che possa portare più benefici possibili ai cittadini. Una strada che però, a quanto pare, è ancora lunga.

5 commenti

  1. Tutti i vari sindaci hanno paura che il loro ruolo di venga annullato .Dopo tanti soldi spesi per arrivare a sindaco si ritroverebbero a fare i galoppini di altri forze politiche. Ognuno di loro cerca di recuperare almeno i soldi spesi per la campagna elettorale. Se avvenisse ciò che si propone non ci sarebbe più trippa per gatti.

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  2. quindi due verità…. alla fine bisogna conservare la poltrona ai sindaci …. e un vizio aveva escluso Messina ????? via da questa REGIONE xxxxxxx catanesepalermitana ,nuova regione dello stretto !!

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  3. Vizio di forma: erano stati sentiti solo i sindaci di Catania e Palermo. E come mai? E dire che all’indomani dell’elezione di Crocetta, lo stesso aveva dichiarato che era finita l’egemonia di queste due città rispetto alle altre sette. Una pigliatutto per antonomasia, l’altra pigliatutto perché sede della Regione Sicilia. A questo punto propongo di fare una città metropolitana unendo le altre sette e mettendo i dazi per le due strapotenti.
    Certo che poi l’idea dei sindaci che eleggono gli altri sindaci è bellissima: come dire la casta si chiude ancor più in se stessa.
    Ciao e forza Messina … se non ci svegliamo diventando più patriottici …

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  4. La regione ha una struttura elefantiaca … forse il ministro con un lapsus freudiano si riferiva all’elefante catanese magari con le ali dell’aquila palermitana … bene, abbiamo creato un nuovo animale mitologico. Un animale purtroppo reale che schiaccia sette città a favore di due ormai da troppo tempo.
    Ciao e forza Messina!

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  5. Salvatore Vernaci 13 Ottobre 2013 09:01

    MESSINA CITTA’ METROPOLITANA.- Non c’è dubbio che una innovazione di tale portata, istituzione della “CITTA’ METROPOLITANA” avrebbe richiesto una capillare graduale informazione presso gli Enti, designati a farne parte. E’ vero che le Città Metropolitane erano state previste dalla Costituzione (art. 114) e da diverse leggi (n. 142 del 1990 (artt.17- 21),TUEL n. 267 del 2000 (artt. 22 – 27), legge n. 42 del 2009 (art. 23), ma tutte queste leggi sono rimaste disapplicate ed ignorate, anche dagli aspiranti Sindaci nel Comune di Messina, i quali hanno presentato i loro programmi elettorali, ignorando la legge regionale n. 7 del 27/03/2013,che istituiva le Città Metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Si apprende che, sul disegno di legge, erano stati sentiti, dalla Regione, i Sindaci di Palermo e di Catania e non quello di Messina, purtroppo Messina ha occupato in questi anni e continua ad occupare sempre l’ultimo posto, anche e soprattutto per colpa nostra. Se si pensi che la presidenza della SRR, appena giorni fa, è stata data, con il beneplacito del Sindaco di Messina, e con il silenzio assordante dei Rappresentanti istituzionali, a Maria Teresa Collica, Sindaco di Barcellona P.G., è quanto dire. Non v’è dubbio che il disegno di legge originario sulle Città Metropolitane presentava dei punti di debolezza e di ambiguità. Non si è tenuto conto che nella nostra zona le aree abitate dei Comuni interessati, sono aree disomogenee che non hanno contiguità territoriale con Messina, non hanno mai avuto e non hanno esigenza di fruizione comune di servizi generali essenziali per la vita sociale, non si configurano come un unico complesso, strettamente integrato con la Città. La vera Città Metropolitana deve rispettare e salvaguardare l’identità e l’autonomia dei Comuni, i quali possono e devono accettare la creazione di un unico e specifico Centro decisionale amministrativo, dedicato proprio alla cura degli interessi comuni a tutta l’area e non frazionabili ed all’organizzazione e gestione dei servizi pubblici di interesse generale non programmabili e non governabili, in modo ottimale, dalle singole realtà municipali. Al di fuori di questa finalità la normativa sulle Città Metropolitane avrà lo stesso risultato delle Aree Metropolitane, regolate dalla legge n. 9 del 1986, rimaste sulla carta e mai attuate.

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