Economia ed etica

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Redazione

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giovedì 18 Ottobre 2007 - 14:38

Il minore e la messa alla prova

Economia ed etica è un connubio affascinante anche perché è su questo binomio che si svolge il corso della società, del progresso e delle conquiste dell’umanità.

A maggior conferma del parallelismo dei due valori concorrono tutte le grandi istituzioni sopranazionali (dalla Banca Mondiale del Bambino a ogni altra organizzazione dell’Onu ) che hanno fino ad oggi mirabilmente coniugato le due facce della medesima medaglia della Civiltà dell’Uomo.

Un aspetto etico di fondamentale importanza è certamente tutto ciò che attiene alla condizione del giovane, alle sue prospettive, alle sue speranze e se, qualche caducità potrà intervenire su questo percorso virtuale, ecco che ciò avrà riflessi sulla realtà dell’economia pubblica e privata perché ogni giovane che non arrivare a realizzare l’etica dei comportamenti sociali, realizza un danno profondo verso se stesso, verso la società circostante di elevata consistenza in termini morali e umani, e conseguentemente in termini di politica dell’economia.

Da ciò – in tema di giovani e di loro prospettive nel mondo del lavoro e nella società – se non fosse primariamente per un dovere morale, umanitario e culturale, l’esigenza di chi governa di indirizzare “per bene- i costi della comunità perché siano funzionali all” etica e alla necessità di godere di un proficuo e sereno cammino economico-sociale.

Un primo elemento fondamentale per un corretto approccio alla problematica del minore che sbaglia, avviandosi così alla compromissione del suo futuro con incommensurabili costi di natura economica e sociale, è stata l’istituzione del Tribunale per i Minorenni, organo giudiziario autonomo e specializzato, presso ogni sede di Corte D’Appello, istituito con Regio decreto del 1934, che disciplina gli interventi attuabili nei confronti dei minori. Nell’ambito delle sue competenze, il Tribunale dei Minorenni, esegue altresì approfondite indagini sulla personalità del minore e dispone se necessario delle misure non detentive , quali:

A) affidamento al servizio sociale,

B) collocamento in strutture residenziali, ossia comunità educative pubbliche o convenzionate con enti locali

Nel corso degli anni, quale fattore migliorativo, si prospettò l’idea di interventi capaci di cogliere meglio il bisogno del minore, mirati all’approfondimento della personalità, volendo sostituire al modello correzionale il modello terapeutico, che tende a privilegiare il rapporto minore/condizione ambientale.

Su queste basi, si delinea un programma generale dell’infanzia e della condizione giovanile, proponendo il minore come cittadino in formazione membro a tutti gli effetti della comunità sociale.

La dimensione pedagogica ed educativa in fase processuale diventa preminente. Infatti in ogni stato e grado del procedimento, è previsto il coinvolgimento dei servizi sociali e dei servizi della Giustizia minorile.

Il 24 ottobre 1989, con l’entrata in vigore del nuovo Codice di Procedura Penale per i Minorenni, si costituisce la prima ampia riforma, rispetto ad una normativa spesso non congruente con gli obiettivi educativi nel lavoro con gli adolescenti.

Il DPR 448\88 e le norme di attuazione contenute nel DL 272\89, si caratterizzano per una visione diversificata del sistema di giustizia penale, in quanto il minore diviene in primo luogo soggetto titolare di diritti oltre che oggetto di tutela e protezione.

Il testo normativo sollecita infatti, provvedimenti che consentano la rapida chiusura del processo; la riduzione di risposte limitative della libertà personale e più in generale la riduzione del danno che l’impatto con la giustizia può produrre nel piano educativo del ragazzo.

All’interno del Processo Penale Minorile, educatori ed assistenti sociali della Giustizia minorile svolgono una serie di operazioni mirate ad informare costantemente il minore sui procedimenti ai quali è sottoposto; e si attivano affinché il Magistrato possa meglio conoscere la situazione familiare e sociale del ragazzo imputato, per adeguare la sanzione penale o attuare la sospensione della pena e/o, le misure cautelari non detentive che prevedono l’inserimento dei giovani in Comunità o in Progetti educativi..

L’Istituto della sospensione e della “ messa alla prova- , ( probation ), costituisce uno degli elementi di innovazione introdotti dal nuovo Codice Penale per i Minorenni..

È un sistema speciale preventivo, che offre al minore l’opportunità di dimostrare che con successivo impegno in esperienze positive, la pena non è più necessaria.

Il magistrato sulla base delle indicazioni ricevute dei servizi, che elaboreranno un progetto in base alle caratteristiche e alle esigenze educative del minore, dovrà precisare le ore di permanenza e gli orari in cui il ragazzo potrà allontanarsi dall’Istituto per svolgere attività di reinserimento sociale.

In questa materia un tocco di luce e di calore, arriva dal Progetto Jonathan, che nasce in Campania, grazie alla importantissima collaborazione del responsabile locale del Gruppo Merloni Elettrodomestici, che ha consentito, coadiuvato dal certosino lavoro di abili operatori, l’inserimento lavorativo di un gruppo di ragazzi del circuito penale e delle aree a rischio della Campania. Nella sua realizzazione, il progetto ha richiesto un impegno costante e tra i tanti risultati raggiunti c’è stato quello di riuscire a raddoppiare il numero dei ragazzi coinvolti in questo impegno.

Nel mondo del lavoro certamente, sebbene rari, esistono imprenditori ed artigiani (grazie alla modalità di “borse lavoro- per il compenso ai ragazzi),che vogliono e sono in grado di investire con impegno di un processo di accoglimento e formazione al lavoro dei minori a rischio. Ma queste persone certamente disponibili e capaci, non devono mai essere lasciate sole in questo cammino di “svolta- per il minore.

Per il proseguimento e il buon esito del progetto di messa alla prova, e’ necessaria una programmazione ed un coordinamento con l’apporto di tutti i soggetti interessati,(minori,istituzioni,servizio sociale, datori di lavoro).

I progetti di messa alla prova devono essere diversificati e adattati alle esigenze del minore, senza mai dimenticare che non esiste nessuna bacchetta magica di Henry Potter, senza perdere il punto di vista di un progetto di probation, che è quello di fornire al minore la possibilità e l’opportunità di accostare, frequentare, conoscere ambienti e persone che esprimono, mentalità ed esperienze spesso sconosciute o molto lontane dei contesti, dai valori e dai ritmi i vita di un minore a rischio sociale.

Sara Rodilosso

Operatore Istituto Centrale di Formazione di Messina

Dipartimento della Giustizia Minorile

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