La mediazione dei conflitti sociali.

La mediazione dei conflitti sociali.

Redazione

La mediazione dei conflitti sociali.

Tag:

giovedì 25 Ottobre 2007 - 18:34

Esperienza formativa della P.M di Messina

La mediazione dei conflitti sociali.

Esperienza formativa della P.M di Messina

La formazione è una risorsa su cui tutte le categorie lavorative dovrebbero poter fare affidamento per migliorare ed ampliare conoscenze e prassi, ma molto spesso, questa opportunità è ad appannaggio di pochi fortunati.

I vigili urbani non sono sicuramente tra costoro… e oltre al gran fermento di attività educative presenti in alcune realtà territoriali (soprattutto del Nord Italia), in cui esistono delle vere e proprie scuole di formazione per la P.M., fa riscontro una grave carenza o inadeguatezza di iniziative formative.

Il vigile appare sempre, come il rigido rappresentante dell’ordine: controllo e sanzione sono gli elementi che nella visione del cittadino, caratterizzano maggiormente il suo operato.

Per molti infatti, egli si limita a “sanzionare senza pietà-, è considerato poco incline al dialogo, e soprattutto rappresenta colui che impone la propria autorità.

Queste convinzioni hanno certamente un alone di pregiudizio e così la consapevolezza che spesso il vigile ha, di essere oggetto di critiche da parte dei cittadini, genera in lui amarezza e solitudine, per dover operare in un clima di incomprensione.

Il dialogo, la contrattazione, la mediazione, in alcune situazioni che richiedono autorità e determinazione, non sono sempre possibili: la voglia di provarci in alcuni c’è, mentre altri giudicano queste pratiche, quanto di più lontano possa esistere rispetto alle disposizioni del mandato istituzionale.

Affrontare il tema della mediazione, durante un’esperienza formativa è apparso necessario per infondere un po’ di fiducia a quanti, tra i partecipanti credevano in questa strategia, considerandola un possibile punto di forza nella risoluzione dei conflitti sociali, ma anche, d’altro canto, per produrre, in chi si trincerava dietro il rifiuto e lo scetticismo, una maggiore apertura nei confronti della prevenzione e di una strategia comunicativa che, anche se non sempre facilmente attuabile in un frenetico contesto urbano, può a volte rappresentare un’utile alternativa alla repressione.

Detto questo, la formazione, ha permesso ai vigili di ri-appropriarsi del proprio ruolo non solo come strumento di controllo e di repressione, ma come opportunità di promozione e di sostegno alla legalità.

Lavorare sulla dinamica conflittuale, ha consentito l’approccio al conflitto in un’ottica di cambiamento, come momento di spinta alla condivisione piuttosto che come momento di separazione delle parti.

La mediazione dei conflitti sociali è un compito che ben attiene all’universo operativo dell’agente di Polizia Municipale: mediare diventa una proposta, il giusto equilibrio tra tolleranza e sanzione, un modo alternativo per attraversare un conflitto e renderlo costruttivo, un tentativo di riattivare fra le parti i canali di comunicazione interrotti dallo scontro/opposizione.

L’agente di Polizia Municipale è un rappresentante dell’Istituzione e per questo diventa un anello di congiunzione tra i cittadini e l’Istituzione stessa. Ciò prevede una funzione di mediazione tra due tipi d’interessi: da una parte deve tutelare quelli dell’amministrazione, dall’altra quelli della cittadinanza

Ma anche nella rigidità dei ruoli e delle normative, la mediazione riesce a “filtrare- e diventa un’alternativa possibile, una cultura aperta al confronto, all’ascolto, alla considerazione della visione dell’altro, in cui si tenta di tenere a bada tutti quei meccanismi di difesa che connotano il nostro vivere quotidiano e che ci fanno ripiegare su noi stessi nel timore di essere messi in discussione.

La mediazione può dunque diventare, per l’agente di P.M. un cambio di prospettiva con cui si affrontano i problemi.

Rappresenta inoltre, un tentativo di riattivare fra le parti i canali di comunicazione interrotti dallo scontro/ opposizione.

Il modello d’intervento proposto dalla mediazione sociale/di comunità si orienta non verso la risoluzione del conflitto, ma nell’ottica di una gestione dello stesso

Rappresenta infatti l’approccio migliore alla risoluzione conflittuale fra due o più individui e pone in atto tutta una serie di azioni e di interventi, che hanno il principale obiettivo di stipulare un felice “compromesso- fra le parti in gioco.

Il conflitto può assumere varie forme, poiché diversi sono gli interessi dei soggetti che di volta in volta si rendono protagonisti di uno scontro.

Nella realtà urbana tale scontro acquista una dimensione sociale, collettiva, che non riguarda più solo i singoli individui, bensì la comunità nel suo insieme.

Gli operatori della Polizia Municipale, chiamati per loro mandato, ad entrare in merito alle contese che vengono agite sullo sfondo della realtà urbana, spesso si trovano di fronte a dubbi, difficoltà, problematiche di non sempre facile soluzione.

Il superamento del conflitto presuppone infatti l’utilizzo di un diverso parametro di valutazione dell’ “avversario-, improntato non più alla critica, ma alla comprensione; poiché solo il tentare di “calarsi- per un attimo nei panni della persona che ci si contrappone, può aiutarci a vederla non più come un fastidioso ostacolo al raggiungimento dei nostri obiettivi, ma come portatrice di diversi ma altrettanto legittimi interessi.

L’atteggiamento, che deriva da questa buona disposizione relazionale, può dunque evitare la manifestazione eccessiva ed eclatante di sentimenti negativi e facilitare la contrattazione risolutrice.

Il ruolo del Vigile Urbano, nell’ottica di buon mediatore, può cercare di facilitare al massimo tali dinamiche.

Non è sempre facile però instaurare un dialogo positivo e proficuo con l’utenza; spesso infatti mancano le condizioni per creare l’atmosfera adatta: vuoi perché la strada (con tutto quel caos!) non rappresenta il luogo ideale per dirimere una contesa anche banale, vuoi perché a volte gli utenti non sono particolarmente inclini al dialogo “civile-.

Tra l’altro è anche difficile da superare l’ambivalenza che spesso vede il Vigile combattere tra due esigenze diverse: quella di rispettare il mandato affidatogli dall’amministrazione (che gli riserva principalmente il compito di sanzionare senza sentire ragioni!) e quella di mettersi dalla parte del cittadino a cui comunque deve fornire un servizio efficace.

Tutto questo tira in ballo un altro tipo di conflitto: quello che si sviluppa all’interno proprio del ruolo, che sembra a volte quasi sdoppiarsi ponendo nell’uno e nell’altro caso, aspettative diverse, spesso contrastanti.

E’ chiaro che in una visione di questo tipo è molto difficile concepirsi come figura di collegamento e raccordo fra il cittadino e le istituzioni. Essere mediatore diviene veramente complicato!

È forte il sentimento di rabbia e frustrazione che il vigile spesso prova nell’adempimento di disposizioni che a volte non condivide, ma al di là di questo, il conflitto va comunque affrontato, non lo si può ignorare …

Un conflitto negato infatti è un conflitto irrisolto che, non solo lascia un senso di sconfitta, ma che inevitabilmente si ripresenta in seguito, sotto diverse e più gravi forme.

Bisogna dunque cercare di trasformarlo in un momento di crescita, dal quale trarre elementi positivi, convogliando le proprie energie e la propria professionalità verso la costruzione di strumenti di lavoro e strategie efficaci.

Come ad esempio sviluppare “la comunicazione-, che diventa uno strumento di lavoro, perché definisce le relazioni e avvicina le parti .

Per provare a chiarire quali potrebbero essere le “migliori- modalità di approccio al problema, tuttavia, è importante capire di cosa in realtà si sta discutendo e da quali presupposti sta nascendo la riflessione…

I conflitti non si possono reprimere, di conseguenza si cerca di affrontarli tentando di ridurre al minimo il danno per i soggetti coinvolti.

Punti cardine per chi fa mediazione sono:

Lasciare da parte la propria visione del problema nella valutazione di un conflitto. Non chiedersi chi ha ragione o torto: sospendere il giudizio.

Abbandonare la pretesa di oggettività, in quanto non esiste una verità dei fatti assoluta, ma tante versioni soggettive.

Valorizzare le diversità, affinché vengano riconosciute e ascoltate.

Dare spazio ad ognuna delle parti in causa, predisponendosi all’ascolto e prendendo in carico il problema di ognuno.

Operare per riavvicinare le parti, cercando di riattivare i canali di comunicazione interrotti, cercando nuove opportunità per riavvicinare chi confligge.

Possiamo dire che la mediazione “accoglie il disordine-; (Morineau) e’ un momento, un luogo, in cui è possibile esprimere le nostre differenze e riconoscere quelle degli altri.

Mediare è un percorso durante il quale si scopre che i nostri conflitti non sono necessariamente distruttivi, ma possono anche essere generatori di un nuovo rapporto, perché il conflitto può trasformarsi, placarsi, trovare una soluzione soddisfacente per entrambe le parti.

La mediazione può dunque diventare, per l’agente di Polizia Municipale un cambio di prospettiva con cui affrontare i problemi ed instaurare relazioni fondate sulla logica dell’inclusione e della flessibilità, dove la Polizia Municipale, è chiamata in prima linea a svolgere anche quel ruolo di prossimità, inteso come filosofia di intervento, che consente di avvicinare la gente a chi “produce sicurezza-, rafforzando un proficuo rapporto di fiducia tra il cittadino e le istituzioni.

Sara Rodilosso

Operatrice ICF Messina

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007