Poi dicono che uno si butta a sinistra”, era una famosa battuta di Totò. Altri tempi
A sinistra, dalle parti del maggior partito d’opposizione, l’umorismo non è mai davvero troppo. Anche la propensione al nuovismo non soddisfa mai del tutto coloro che nel corso degli anni, dal glorioso PCI, sono transitati prima nel PDS poi nei DS e infine nel PD.
Umorismo e nuovismo, dunque, come caratteri dominanti della sinistra. Entrambe le caratteristiche ben descritte da Curzio Maltese nell’ultimo numero di Venerdì. Ecco come viene esplicitata la prima: Sono passati otto anni da quando Nanni Moretti, a piazza Navona, gridò che con i dirigenti che si ritrova, la sinistra non vincerà mai. Un’invettiva, questa, sempre di stretta attualità. Anche perché i dirigenti di allora sono gli stessi di oggi. C’è stato un breve e tormentato intermezzo di un governo di centrosinistra, grazie al ripescaggio di Romano Prodi, ma si è concluso come tutti sanno. Poi c’è stato l’esperimento americano di Veltroni, che ha raggiunto il 34 per cento, ma tutti hanno detto che era un disastro. È arrivato Franceschini e il partito è sceso al 26 per cento, e tutti hanno ripetuto che si trattava di una catastrofe, di un partito allo sbando, liquido, sgarrupato, così è stato eletto Bersani che, con Berlusconi travolto da scandali personali, ha rimontato fino al 26 virgola per cento. E finalmente s’è festeggiato: un bel risultato. Così ora sappiamo che non soltanto non vinceranno mai, ma sono pure contenti se perdono. […] Nel Pd, dove le batoste non intaccano il profondo dell’umorismo, soprattutto quello involontario, pare vogliano candidare Filippo Penati anche al Comune di Milano l’anno prossimo. Penati è stato il coordinatore della mozione Bersani ed è il massimo esperto di questione settentrionale della nuova maggioranza pd. Il che spiega tante cose. Se davvero sarà candidato a palazzo Marino, assisteremo a un record storico, tre sconfitte in tre anni: Provincia, Regione e Comune. Però manca ancora un anno e può darsi che i dirigenti del centro sinistra vengano nel frattempo colti da un’idea.
Già, un’idea: ma quale? E qui veniamo al nuovismo. Secondo Il Foglio l’idea elaborata dal gruppo de L’Espresso sarebbe quella di puntare su un «papa laico» che nella fattispecie coinciderebbe con l’autore di Gomorra Roberto Saviano, il quale incarnerebbe il vecchio sogno scalfariandebenedettiano: quello del leader pop con le radici ben piantate nella società civile, per di più aiutato dall’anagrafe. L’Espresso di nomi, oltre quello di Saviano, ne fa altri tra cui quello di Nichi Vendola, ritenuto da Maltese uno cui il popolo di sinistra potrebbe affezionarsi pericolosamente in quanto considerato diverso e vincente rispetto all’attuale classe dirigente del Pd.
Quel che risulta evidente dalla lista di nomi stilata da L’Espresso è che a sinistra si continua a far fatica a imparare dalla realtà. Così la sconfitta della supercandidata Bresso in Piemonte viene considerata come un semplice incidente di percorso, quella della Bonino in Lazio colpa della Cei e non ci si rende conto che il nome del rieletto governatore della Puglia risulta, al pari degli altri, solo ed esclusivamente un’operazione di immagine, lontana dai contenuti che interessano la gente e, soprattutto, distante anni luci dalla costruzione di quel bene comune cui tutti oggi si richiamano.
Tanto per fare un esempio, relativamente alla questione aborto, Roberto Volpi scrive che la “Puglia del neo e rieletto governatore Nichi Vendola non ha mosso paglia per applicare la 194 nelle sue parti più innovative. Ha una struttura consultoriale disastrata, al limite dell’inconsistenza più totale, quando proprio i consultori dovrebbero essere alla base di una applicazione della legge che ne valorizzi gli aspetti più sociali, comunitari e di sostegno alla donna che intende abortire ma che potrebbe, a certe condizioni, essere convinta a fare la scelta opposta. Ha da sempre i peggiori indici di abortività tra le regioni italiane: più alti e, non bastasse, più giovanili. E cosa scopriamo, in questa regione maglia nera per l’aborto e l’applicazione della 194? Scopriamo che la paziente numero zero, la prima che ha potuto assumere ufficialmente la Ru486 lo ha fatto presso il Policlinico di Bari, laddove da tre anni la pillola era oggetto di una sperimentazione che aveva interessato già quasi duecento donne. E così, mentre il piano sanitario della Puglia si affanna a elencare le spaventose lacune della rete consultoriale (dotazioni organiche insufficienti e mal distribuite, sedi inadeguate e di difficile individuazione, risorse strumentali carenti, senza strategie di intervento, scollegata dalle altre strutture territoriali e ospedaliere), arrivando a sentenziare che essa “non ha inciso nella promozione della salute di genere”, si scopre che, però, nella sperimentazione della Ru486 la Puglia era tanto avanti da poter essere la prima regione a tagliare il traguardo dell’avvento dell’aborto chimico. Ammetterete che si tratta di una bella soddisfazione. Chissà se è anche grazie a questa sollecitudine che Nichi Vendola ha rivinto le elezioni in quella regione. Sono più propenso a credere che il suddetto Nichi non ne sappia molto. Visto che degli scandali sanitari non aveva la più pallida idea è possibile che gli vada sfuggendo anche questa partita dei consultori e dell’aborto. E forse è meglio così, visti i risultati. Mentre infatti ai consultori della sua regione non si reca letteralmente nessuno, anche in quanto, come si esprime il piano sanitario, di “difficile individuazione”, insomma pressoché clandestini, c’è già la fila al Policlinico delle donne che premono per avere la Ru486.
Poi dicono che uno si butta a destra. A destra, a destra. “Poi dicono che uno si butta a sinistra”, era una famosa battuta di Totò. Altri tempi”.
