Il colera fa tremare Messina

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sabato 06 Dicembre 2008 - 10:09

Aumentano i casi di colera nel messinese

La sola parola più dello stesso contagio, più della morte, è riuscita a sconvolgere gli animi, fino a trasformarsi in vera paura per la possibilità di essere accusati o uccisi in quanto ritenuti complici degli avvelenatori del popolo.

La storia del contagio e le sue possibili origini risalgono a circa tre anni addietro, nel 1834, quando la notizia dello scoppio di focolai epidemici in tutta Europa, divenuti ormai un lontano ricordo, ha gettato la popolazione nello sconforto.

Le possibilità che nel tempo il contagio possa diffondersi lungo lo stivale sono concrete tanto da indurre il governo cittadino a dare l’ordine di stampare i regolamenti sui servizi sanitari.

La situazione è andata deteriorandosi nel 1835, il colera per nulla debellato ha raggiunto la capitale del Regno delle due Sicilie, Napoli. Il governo cittadino ha quindi disposto la creazione di cordoni sanitari a chiusura del porto, disponendo l’assoluto divieto di approdo a qualsiasi nave proveniente da Napoli.

Tutte le misure adottate sono riuscite solamente a ritardare la diffusione del contagio fino alla metà del luglio 1837.

Normali le scene di isterismo di fronte alla conclamazione dei primi casi, la paura e il panico sono all’ordine del giorno. La malattia si manifesta con scariche di diarrea profusa e progressiva disidratazione.

Il malato inizia a sudare freddo e ad avere la pelle asciutta e fredda, sete e debolezza sono la conseguenza della malattia che degenera portando al decesso. Non sono ancora note le cause e ancora più lontana la scoperta di una cura.

La notizia di possibili macchinazioni politiche, dietro le quali potrebbe nascondersi il sovrano, Ferdinando II di Borbone, volte ad eliminare la popolazione isolana attraverso un veleno, hanno trovato conferma nello sbarco a Palermo, contro le disposizioni vigenti, di navi provenienti da Napoli.

Analogo il caso occorso a Messina, quando alcune navi provenienti da Napoli, sono entrate in porto con la complicità di funzionari regi. Questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo le scene di rivolta delle quali siamo stati testimoni a Palermo, Siracusa e Catania, anche Messina è scesa in campo.

Il popolo in armi ha assalito la casa Sanitaria, dato alle fiamme mobili, carteggi e disarmato i posti di guardia. Le truppe sono state costrette a trovare rifugio all’interno della cittadella.

L’escalation rivoluzionaria si è conclusa fortunatamente in tre giorni e con essa anche il contagio è andato scemando. Il sopraggiungere dell’inverno ha spazzato via i restanti focolai, in un clima ormai definitivamente rilassato e riappacificato.

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