I turchi allo sbando, Don Giovanni d'Austria è l'eroe indiscusso di Lepanto

I turchi allo sbando, Don Giovanni d’Austria è l’eroe indiscusso di Lepanto

I turchi allo sbando, Don Giovanni d’Austria è l’eroe indiscusso di Lepanto

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sabato 11 Ottobre 2008 - 09:23

Notizie confortanti e che non mancheranno di accendere gli animi, sono giunte dalle acque prospicienti Lepanto, all’imboccatura del Golfo di Corinto. La flotta della Lega Santa, comandata da Don Giovanni d’Austria, figlio dell’imperatore Carlo V, ha avuto, infatti, la meglio sulla flotta turca, comandata da Alì, generale del sultano Selim II.

I giorni di mare impietoso che hanno accompagnato la flotta cristiana, si sono rivelati preziosi, hanno infatti permesso che le nostre navi non venissero scorte dai turchi.

Nella notte del 6 ottobre 1571, con il vento a favore, la flotta di Alì si è allontanata da Lepanto, dirigendosi in prossimità del golfo di Patrasso.

Per contrastare il consueto schieramento adottato dagli infedeli, Don Giovanni ha disposto la flotta secondo uno schema a croce, in modo tale da favorire la superiorità della potenza di fuoco della Lega contro la lunga formazione a semicerchio turca.

Il fianco sinistro è stato quindi affidato al comando di Agostino Barbarigo, ammiraglio della flotta veneziana. Il settore opposto è stato occupato dalle galee prese a nolo da Genova e guidate da Gian Andrea Doria, comandante della flotta spagnola in Italia. La parte centrale, infine, vede in prima linea le sessantaquattro galee comandate da Don Giovanni d’Austria.

Lo scontro è avvenuto lo scorso 7 ottobre, dopo la messa inaugurale e non prima che Don Giovanni, croce alla mano, rivolgesse queste parole alla flotta: Figli miei, siamo qui per vincere o morire. Nella morte, come nella vittoria, voi conquisterete l’immortalità.

Le prime fasi dello dello scontro sono state caratterizzate da un episodio insolito, le ammiraglie che solitamente non partecipano alla battaglia, sono state le prime a scendere sul campo. Così, la galea comandata da Don Giovanni d’Austria e quella comandata da Alì, hanno fatto suonare per prime le proprie batterie di cannoni.

Inaspettatamente, Don Giovanni non solo è riuscito ad avere la meglio, ma ha privato l’ammiraglia di Alì del vessillo della Mecca con il nome di Allah, spoliandola del suo carico d’oro.

Il figlio di Carlo V si è quindi unito al resto della flotta,impegnata su ambo i lati a sbaragliare le forze nemiche. Lo schieramento comandato da Agostino Barbarigo, dopo non poche difficoltà, è riuscita a infliggere gravi danni al naviglio turco, mentre sull’ala opposta, Gian Andrea Doria, sottrattosi ad un tentativo di accerchiamento, ha riportato un analogo successo.

L’esito della battaglia ha infine arriso alla Lega. Al calar del crepuscolo, tutti gli ammiragli, sedendo in consiglio in mezzo ai relitti e ai cadaveri galleggianti, hanno palesato un evidente stupore per la vittoria conseguita. Come non comprendere, ad esempuio, la meraviglia di fronte ai dodicimila galeotti cristiani liberati dalle gale turche.

Le perdite, secondo le ultime stime, ammonterebbero a circa settemila uomini e dodici galee. Sono stati requisiti centodiciassette cannoni pesanti e duecentosettantaquattro leggeri. Solo diecimila turchi sono riusciti a darsi alla fuga, mentre marinai e soldati hanno iniziato a saccheggiare le navi sopravvissute allo scontro.

Non resta, ora, che aspettare e vedere se la forze turche avranno la forza di riprendersi o se possiamo finalmente dormire sonni tranquilli.

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