Zona Falcata contaminata, lo studio dell'Università di Messina

Zona Falcata contaminata, lo studio dell’Università di Messina

Marco Ipsale

Zona Falcata contaminata, lo studio dell’Università di Messina

martedì 12 Luglio 2022 - 13:17

Sullo strato superficiale sono concentrati i metalli, in quello più profondo policlorobifenili e idrocarburi, soprattutto nella zona dell’ex degassifica

“Il piano di caratterizzazione indica dove e cosa bisogna fare per definire la contaminazione del sito”. Lo spiega la professoressa Candida Milone, coordinatrice del gruppo di lavoro dell’Università di Messina, che ha redatto il modello concettuale definitivo e l’analisi di rischio sito specifica della Zona Falcata. Insieme a lei la professoressa Concetta De Stefano, il professor Giovanni Randazzo e i collaboratori prof. Gabriele Lando, Stefania Lanza e Maria Cascio.

Nell’area in esame, 17 ettari, sono presenti in successione territoriale: Area ex inceneritore; Resti della Real Cittadella; Ex Cantiere Silmar; Ex Campo sportivo (prima arsenale militare e in parte negli anni scorsi occupato da una società operante nella produzione di sfridi metallici); Ex Cantiere Savena (ormai dismesso); Cantiere Palumbo; Cantiere Rodriguez; Ex cantiere Smeb (ancor prima Cassaro); Ex Degassifica.

Mentre le aree confinanti sono: Area EuroBunker, Zona militare, Cantieri Palumbo, Autoparco, Zona di competenza ferrovia.

Suolo, acque sotterranee e sedimenti marini

Il piano di indagini ambientali è stato fatto su suolo, acque sotterranee e sedimenti marini, con campionamenti per carotaggio, installazione di piezometri, prove di permeabilità e monitoraggio delle falde, caratterizzazione e smaltimento dei rifiuti contenuti nelle vasche dell’ex degassifica. Poi rilievi per la ricostruzione del sito e l’identificazione dei sottoservizi tramite georadar, aerofotogrammetria e rilievi in mare.

Le analisi chimiche condotte sui campioni di suolo, sottosuolo e acque sotterranee, sono state validate da Arpa lo scorso 18 maggio.

La conclusione: contaminazione estesa

La conclusione è che la contaminazione è estesa su tutto il sito, è compatibile con le attività svolte negli anni ed ha contribuito anche il relitto “Rigoletto” presente nel mare antistante. Sullo strato superficiale sono concentrati i metalli, in quello più profondo policlorobifenili e idrocarburi, soprattutto nella zona dell’ex degassifica, dove sono ancora presenti sottoservizi. Nella zona a nord est dell’ex inceneritore è stata rilevata la presenza di idrocarburi, diossine e metalli compatibili coi processi di incenerimento. Le acque sotterranee risultano contaminate a causa dell’ingresso dell’acqua di mare, dell’attività di degradazione anaerobica biomediata della sostanza organica e dalla presenza di solventi compatibile con la cantieristica navale.

Ai sensi della normativa vigente il sito si può definire «contaminato» in quanto le concentrazioni superano le concentrazioni soglia di contaminazione (Csr) e pertanto necessita di interventi di bonifica. Il rischio è limitato al sito ed è determinato principalmente da contatto dermico e ingestione di acque.

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