Blitz antidroga Biancaneve, chiesto giudizio per 29

Blitz antidroga Biancaneve, chiesto giudizio per 29

Al. Ser.

Blitz antidroga Biancaneve, chiesto giudizio per 29

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mercoledì 24 Settembre 2014 - 07:20

La Dda ha siglato la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli indagati legàti allo spaccio a Santa Margherita gestito da Antonio Tavilla.

Passaggio cruciale per l’operazione Biancaneve, l’indagine della Dda di Messina sul gruppo di Antonino Tavilla, il giovane emergente della zona sud che trafficava cocaina e marijuana in particolare tra Santa Margherita, Runci, Santo Stefano e Briga. La Distrettuale antimafia ha chiesto il rinvio a giudizio di 29 persone, cioé i 20 arrestati della scorsa promavera e le altre 9 persone denunciare a piede libero a suo tempo.

L’indagine dei Carabinieri si è concentrata sull’organizzazione la cui base operativa era nella sala giochi Gold Moon di Santa Margherita ed il cui fine, in termini di guadagno, si tramutava in bevute, serate, scarpe e vestiti firmati.

In carcere erano andati Antonino Tavilla, 25 anni, Tommaso Mangano, 35 anni, Giuseppe Viola, 37 anni, Fabio Abate, 27 anni, Andrea Aloisio Oteri, 32 anni, Ludovico Spuria, 24 anni, Danilo Lo Paro, 24 anni, Angelo Barnà, 25 anni, Nicolas Cannaò, 30 anni, Christian De Stefano, 24 anni, Giampiero Bitto, 26 anni, Antonio Micali, 27 anni, Giuseppe Antonio Utano, 31 anni, Pietro Giuseppe Trimarchi, 51 anni, Antonino Bonaffini (detto Ninetta), 41 anni, Nicola Tavilla, 49 anni, Giuseppe Mazzù, 56 anni. Ai domiciliari vanno Maria Letizia Barbera, 24 anni, e Melania Francesca Billè, 25 anni, poi rimessa in libertà.

A dare impulso alle indagini è stata la madre di uno dei giovani arrestati. Dallo strano comportamento del figlio, dalla continua richiesta di soldi, dall’escalation di violenza e furtarelli in casa, la donna aveva capito che qualcosa non andava e così, nel gennaio 2011, decise di rivolgersi ai carabinieri. Ben presto i militari scoprirono la “cattiva frequentazione” tra il giovane ed Antonio Tavilla, che già all’epoca era conosciuto tra le Forze dell’Ordine. Ben presto la rete di indagini e intercettazioni si estese fino a coinvolgere 40 schede telefoniche e numerosissimi ragazzi “tenuti sotto controllo”.

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