Centro diurno per l'autismo, il punto con Cardile: "La gestione deve essere pubblica" VIDEO

Centro diurno per l’autismo, il punto con Cardile: “La gestione deve essere pubblica” VIDEO

Giuseppe Fontana

Centro diurno per l’autismo, il punto con Cardile: “La gestione deve essere pubblica” VIDEO

martedì 03 Gennaio 2023 - 16:00

Il presidente dell'associazione "Il Volo" spiega i timori delle famiglie: "Non vogliamo subentri la sanità privata. Siamo stati chiari e lo ribadiremo"

di Giuseppe Fontana, riprese e montaggio Silvia De Domenico

MESSINA – Il 2023 deve necessariamente essere l’anno del Centro diurno per l’autismo. Dopo mesi di battaglie e incontri, le associazioni attendono il tavolo tecnico permanente che dovrebbe essere istituito entro fine gennaio. Il coordinatore sarà Claudio Cardile, ex presidente del Consiglio comunale e attuale presidente dell’associazione “Il Volo”. Guiderà il coordinamento delle associazioni, pronte a interfacciarsi ancora con l’amministrazione comunale e a presentare le proprie richieste, per raggiungere un obiettivo fondamentale per la vita di tanti giovani e meno giovani.

Il Centro diurno parte da lontano

“Il Centro diurno è un luogo in cui i bambini e i ragazzi con autismo possono andare, per essere seguiti da terapisti che fanno fare loro ciò che serve per migliorare e stare meglio – spiega Cardile -. L’iter è iniziato da tempo, da diversi mesi. L’allora presidente della mia associazione, Pino Currò, fu uno dei promotori insieme all’Asp. Tutto è nato dal dialogo tra le associazioni e la stessa Asp, poi come Consiglio comunale abbiamo proposto l’istituto Marino, un luogo ideale per poterlo fare. E con il commissario straordinario Santoro si è sbloccato l’iter”.

Il dubbio delle associazioni: “Non vogliamo la gestione privata”

Le associazioni, però, hanno una paura precisa: “Alcune voci che corrono alimentano un nostro dubbio. Questo centro diurno deve essere gestito pubblicamente attraverso l’Asp, mentre forse si sta pensando a dare in gestione alla sanità privata. Noi conosciamo questo mondo, legato a terapie di varia natura, e non ci piace. Vogliamo che la gestione sia pubblica, non privata. E lo abbiamo detto chiaramente l’altro giorno a sindaco e assessore e lo ribadiremo in tutte le sedi: su questo argomento siamo pronti a fare iniziative eclatanti”.

“La prima scadenza del 31 dicembre è passata”

“Sembrerebbe che la partenza sia a breve e la gestione sarà pubblica – prosegue Cardile – ma in quella riunione avevamo chiesto una data certa di apertura. La prima scadenza del 31 dicembre è passata. Inoltre abbiamo alcune proposte da presentare, pensando a decine di scuole dismesse che potrebbero diventare spazi in cui fare altri centri diurni. Questo centro diurno sarà per 20 ragazzi, parliamo di nulla pur essendo un grosso risultato. La necessità è di allargare la platea di persone che possono entrare nei centri diurni. Abbiamo proposte da presentare a questo tavolo”.

Il clima teso: “C’è grande frustrazione tra le famiglie”

Nei precedenti confronti, tra associazioni e amministrazione spesso il clima si è inasprito: “C’è molta frustrazione tra le famiglie, è da comprendere se ci sono atteggiamenti che possiamo definire ostili. Io penso che sia giusto mantenere la calma e discutere in maniera civile. Qualcuno ha un animo più focoso. In ogni caso è chiaro che a prescindere dai caratteri di ogni di noi, se non dovessimo avere risposte alzeremo il livello dello scontro”. Adesso si aspetta il tavolo tecnico: “Si partirà dall’elezione del presidente del tavolo tecnico e poi tutte le questioni saranno snocciolate con cadenza mensile”.

Il cambio culturale

Infine una riflessione sul cambio di cultura di cui ha bisogno Messina nel rapportarsi con le persone con disabilità: “C’è molto da lavorare. Possono essere messe in campo molte attività. Ma il disabile non deve essere visto come un bancomat, è una persona da valorizzare e tutelare. Solo così si possono integrare le persone autistiche e i disabili in generale. Lo scatto culturale parte dalla scuola. Abbiamo avuto casi in cui questi bambini sono stati esclusi dalle proprie classi e portati in aule da soli. Non va fatto, il compito degli insegnanti di sostegno è quello di farli integrare in maniera completa”.

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