"Io voglio fare scuola": è il grido di rabbia e passione degli studenti contro la DAD. VIDEO

“Io voglio fare scuola”: è il grido di rabbia e passione degli studenti contro la DAD. VIDEO

Silvia De Domenico

“Io voglio fare scuola”: è il grido di rabbia e passione degli studenti contro la DAD. VIDEO

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sabato 07 Novembre 2020 - 15:26

Dario, Sofia e Antonio sono solo alcuni degli studenti messinesi che questa mattina hanno manifestato in piazza per il diritto allo studio. Dicono "No" alla didattica a distanza. "La scuola non è fatta di semplici lezioni": ecco la rabbia e la passione che hanno motivato i loro interventi. Servizio di Silvia De Domenico

“La scuola non è fatta di semplici lezioni. Abbiamo 17 e non vogliamo rinunciare ai nostri anni più belli”.

E’ il grido di rabbia e di passione dei rappresentanti degli studenti che oggi sono interventi alla manifestazione in piazza per dire “NO” alla didattica a distanza.

Dario, Sofia e Antonio, rappresentanti di alcuni licei messinesi hanno preso la parola per dimostrare che gli studenti vogliono fare scuola e vogliono farla in presenza. E non perdono la speranza di tornare presto fra quelle mura scolastiche che li hanno resi gli studenti fieri e combattivi che sono oggi.

Servizio di Silvia De Domenico

4 commenti

  1. Dal video si vedono poche decine di persone. E’ un video che alimenta la speranza. La speranza che la maggioranza degli studenti e dei professori di Messina abbia compreso qual è, per adesso, il nemico da combattere.
    In altre città, per esempio in quelle nei cui ospedali i rianimatori devono decidere chi intubare e chi no perché non ci sono più posti in terapia intensiva, lo hanno capito.
    E’ comprensibile che alcuni ragazzi attribuiscano elevata priorità al ritorno in aula. E questo, escludendo quelli che si sono alimentati con il latte al plutonio (cit. De Luca, ma quello bravo), va a loro onore.
    Che Messina – per adesso – è una delle città in cui il contagio sembra sotto controllo rispetto alla disponibilità di supporto sanitario non deve far abbassare la guardia.

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  2. Mio padre ha trascorso due anni e mezzo della sua adolescenza da sfollato nelle montagne del Veneto, senza andare un giorno a scuola, durante la seconda guerra mondiale. Le sue esperienze di quel periodo raccontano di spole con le vedette partigiane, di mitragliatrici tedesche a pochi metri, di gelo e fame. Questo non gli ha impedito, finita la guerra, di laurearsi in 4 anni e mezzo al policlinico di Torino, e di vivere una vita da dirigente oltre che di farsi una famiglia e di avere una vita piena. Lascio agli altri qualunque considerazione.

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  3. Sono contento di vedere tutti questi studenti protestare perché vogliono andare a scuola. Una volta si protestava bastava un vetro rotto per non entrare a scuola. Adesso che c è questo virus invisibile che s impadronisce del tuo corpo e quando colpisce non lascia scampo. Poi se tutti gli studenti sono gli stessi che non hanno resistito a stazionare i lidi balneari e magari qualcuno partire per qualche meta. Non capisco se sono senza senno i giovani oppure i genitori. Però quando quel famoso gruppo tornó dalla settimana bianca siamo stati i primi a puntare il dito. EVVIVA L INCOERENZA

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  4. Vedendo le immagini, ci consola una sola evidenza: erano pochissimi.
    La stragrande maggioranza degli studenti e degli insegnanti ha capito che la DAD è una misura purtroppo necessaria (ed in termini di diffusione del contagio ancora non abbiamo visto tutto).

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