Messina. Tra le iniziative, un percorso naturalistico che oggi rappresenta non solo un itinerario escursionistico, ma anche un simbolo di riscatto
MESSINA – Nel silenzio antico delle colline c’è un piccolo borgo che sta vivendo una rinascita silenziosa, ma potente: Pezzolo. Un villaggio che, come tanti dell’entroterra siciliana, aveva conosciuto lo spopolamento e il silenzio. E oggi sta tornando a vivere grazie all’impegno di un gruppo di giovani che hanno riscoperto il valore delle proprie radici. Un ritorno all’anima del borgo.

Tra le iniziative più significative, spicca quella di Enrico Gemellaro e Giuseppe Spuria, due ragazzi del posto che hanno dato vita al Sentiero Bettaci, un percorso naturalistico che oggi rappresenta non solo un itinerario escursionistico, ma anche un simbolo di rinascita e appartenenza.
Tutto è nato da un’idea semplice. Circa un anno e mezzo fa, il professore Gaetano Girasella, figura molto amata nella comunità, decise di portare i ragazzi in una zona spesso dimenticata del paese: la contrada nella parte bassa di Pezzolo, un’area ricca di storia ma ormai invasa dalla vegetazione. Fu proprio lì che nacque l’idea: ripulire e valorizzare quel sentiero abbandonato, riportando alla luce un pezzo di memoria collettiva.
Enrico, Giuseppe e altri giovani del luogo, armati di attrezzi che avevano a disposizione e tanta forza di volontà, iniziarono il lavoro di bonifica. Giorno dopo giorno, metro dopo metro, il sentiero prendeva forma. Non era solo una questione di pulizia, ma di amore verso il proprio territorio.
Un cammino nella storia
Il professor Girasella non si limitò a supportare il progetto: coinvolse i ragazzi raccontando la storia del sentiero e del paese, facendo rivivere con le sue parole luoghi come il mulino cinquecentesco, oggi una delle tappe più suggestive del percorso. Grazie a questi racconti, i giovani non solo lavoravano, ma si sentivano parte di qualcosa di più grande: un ritorno alle origini che li rendeva fieri e consapevoli.
Chi si avventura lungo il sentiero, oggi, viene accolto da una tradizione curiosa: si cammina con un bastone di canna di bambù, che non è solo un supporto fisico, ma un gesto rituale. Un piccolo simbolo di connessione con la natura, con l’equilibrio, con il lavoro manuale che ha reso possibile tutto questo.
Il cambiamento non si è fermato al sentiero. Il progetto ha riacceso una luce nuova in tutto il paese. Gli abitanti di Pezzolo, che per anni avevano visto il proprio borgo svuotarsi e perdere vita, oggi guardano con orgoglio al lavoro dei ragazzi.
Non è solo l’aspetto estetico a essere migliorato: è la percezione stessa del paese ad essere cambiata. Pezzolo è tornato a essere vissuto, raccontato, visitato. La voce si è sparsa, e sempre più persone arrivano per percorrere il sentiero, per conoscere la sua storia, per respirare l’atmosfera di un luogo che ha saputo rinascere dal basso.
Il lavoro dei giovani ha generato una nuova cultura del prendersi cura, un sentimento condiviso che ha contagiato anche le generazioni più adulte. Oggi, a Pezzolo, si respira un’aria diversa: un misto di orgoglio, gratitudine e speranza, una connessione tra passato e futuro.
Testo di Carmen Licata, video di Alessio Bernava, progetto “L’estate addosso”.
