Gli abitanti di via Antonio Scopelliti pagano un affitto al Comune da 30 anni. La loro storia, però, inizia con un'occupazione
servizio di Silvia De Domenico
MESSINA – Tetti in lamiera, pareti crepate, muffa e umidità. Le condizioni tipiche di una baracca ci sono tutte, eppure quella di via Antonio Scopelliti non è una baraccopoli. In questo quartiere di Santa Lucia sopra Contesse abitano una quarantina di famiglie e molte di loro pagano mensilmente un affitto al Comune. Eppure qualcuno ancora si chiede di chi siano questa case. “Io pago ogni mese da 30 anni ma la manutenzione l’ho sempre fatta a mie spese”, racconta un residente. Un altro dice di aver ristrutturato casa 10 volte. “Ogni anno va fatto qualche intervento perché dal tetto entra acqua e le pareti si ammuffiscono, sia dentro che fuori”.

Case che si allagano e tetti che volano
Quando piove le case si allagano e molti abitanti hanno dovuto buttare i propri mobili. Con le forti raffiche di vento, poi, i tetti si staccano e volano via. Alcuni, infatti, sono bloccati con grosse pietre o altro materiale pesante per evitare di fare male a qualcuno. “Qui quando c’è maltempo non si dorme più”, dicono i residenti. E’ successo più di una volta di dover salire sul tetto per bloccarlo o di recuperare pezzi di lamiera finiti sulla strada o nel giardino di un vicino.

Case occupate nel 1991
La storia di queste famiglie inizia negli anni ’90. “Abbiamo occupato queste casette nel 1991 e poi nel 1997 ci siamo messi in regola con il Comune e abbiamo iniziato a pagare mensilmente i bollettini”, raccontano. Non tutti però pagano, alcuni infatti hanno smesso di farlo volutamente. “Finché non si farà una seria manutenzione io non pagherò”, dice uno di loro.

Il muro crepato fa paura ai residenti
Inoltre la via è al buio e c’è un muro perimetrale che i cittadini ritengono pericoloso. “L’abbiamo segnalato più volte, è crepato in diversi punti e ci sono anche i ferri a vista”, aggiunge il consigliere della II Municipalità Salvatore Lanfranchi. “Ci fa paura perché crollando può finire sulle case e ammazzare qualcuno e poi non avremmo più una via di fuga perché la strada è cieca e non c’è un’altra uscita”, dice una residente preoccupata.


