“Il grande viaggio”, elogio della persona

“Il grande viaggio”, elogio della persona

Domenico Colosi

“Il grande viaggio”, elogio della persona

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mercoledì 16 Marzo 2016 - 08:17

Un ponte tra passato e presente nell’ultimo appuntamento della rassegna Teatro Ragazzi realizzata dal Vittorio Emanuele attraverso il progetto “L’Atelier” di Corrado Russo

Ellis Island, o qualsiasi altro luogo presente o futuro dove si incrocino speranze. Il caotico turbinio delle stazioni: un capo facchino valuta dal peso di una valigia l’ammontare dei ricordi, un ispettore interroga i nuovi arrivati in terra straniera. Giuseppe, falegname italiano alla ricerca di un prezioso farmaco in grado di guarire la moglie gravemente malata, patisce il freddo e le incomprensioni di una terra indifferente: la svolta nell’incontro con uno stravagante scienziato per un indispensabile lieto fine.

Ultimo appuntamento del Teatro Ragazzi realizzato dal Vittorio Emanuele attraverso il progetto “L’Atelier” di Corrado Russo, “Il grande viaggio” di Alessandro Serra della compagnia Teatropersona è una favola postmoderna debitrice di un certo tipo di cinema (Tornatore, Crialese, Amelio) e dei più suggestivi racconti d’animazione. Un inizio leggero tra strafottenze, buffonerie e nonsense prima di introdurre con pochi tocchi temi ingombranti come quelli dell’emigrazione e dello sradicamento. Un mappamondo a simboleggiare una luna lontana in una notte all’addiaccio, un interrogatorio in cui prevale la più ottusa burocrazia, due postini plagiati da un ossessivo senso dell’ordine (e per tale motivo comici nei loro assurdi tic): a far compagnia al solitario protagonista una coscienza sotto forma di talpa capace di esprimersi solo con incomprensibili squittii. Il giovanissimo pubblico delle scuole presente alla Sala Laudamo segue divertito una storia che parla di un passato vistosamente somigliante ad un’attualità diffusa: inevitabile un ponte con Lampedusa, la Grecia, le tendopoli di fortuna costruite al confine con la Macedonia, scene simili a quelle, oramai lontane, di migliaia di italiani sbarcati nel Nuovo Mondo all’inizio del secolo scorso. Con un intento pedagogico mai vistosamente suggerito, gli splendidi protagonisti dello spettacolo (Andrea Castellano, Simona Di Maio, Massimiliano Donato e Francesco Rizzo) lavorano espandendo con brio la dimensione onirica che resta sospesa in qualsivoglia avvenimento, fosse anche il più tragico: il lieto fine, abbondantemente previsto, non attenua la compattezza di un lavoro adatto probabilmente anche ad un pubblico più adulto. Straordinari, in questo senso, anche gli oggetti di scena realizzati da Tiziano Fario, piccole opere d’arte sempre funzionali allo sviluppo della narrazione.

Doveroso anche un bilancio per la prima fortunata stagione del Teatro Ragazzi, progetto che ha lanciato un seme presso un pubblico di giovanissimi per un maggiore coinvolgimento futuro dell’intera cittadinanza al mondo culturale cittadino: sviluppata con impeccabile attenzione per scelta dei temi e bontà di intenti, la rassegna ha sorpreso per vitalità e dinamismo con quattro appuntamenti (“Buchettino”, “Bleu!”, “Histoire du Soldat” e, per l’appunto, “Il grande viaggio”) di innegabile valore artistico. Elogio del bambino e della persona, merce rara di questi tempi.

Domenico Colosi

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