Enzo Decaro legge “Il gabbiano Jonathan Livingston”

Enzo Decaro legge “Il gabbiano Jonathan Livingston”

Lavinia Consolato

Enzo Decaro legge “Il gabbiano Jonathan Livingston”

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sabato 28 Novembre 2015 - 23:03

Al Vittorio Emanuele Enzo Decaro ha prestato la sua voce per uno dei testi di narrativa più amati: “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach. Con l’accompagnamento di Thierry Valentini al sassofono e Riccardo Cimino alle tastiere e un gabbiano di legno sospeso sopra il palco.

Chi di noi non ha mai detto nella sua vita: “Vorrei essere un uccello per volare libero nel cielo!”. Ebbene, anche un uccello può non essere libero, quando si ritrova costretto dalle leggi della comunità. Il gabbiano Jonathan Livingston, “affamato ma felice”, non si preoccupa di procurarsi il cibo, ma di volare: “volava, viveva ed era pienamente se stesso”. Jonathan vuole vivere e non sopravvivere: la ricerca del senso della vita già ci fa capire che al di là della favola c’è una lettura più profonda, veramente filosofica.

Enzo Decaro legge il testo di Richard Bach, parole di poesia che fanno gonfiare l’anima di ognuno di noi ascoltandole. Jonathan è un gabbiano con proponimenti che potremmo dire nietzschiani: superare i propri limiti, i limiti imposti dalla propria natura limitata di gabbiano. Una volta raggiunto quello che sembra il proprio massimo, Jonathan vuole condividere con la comunità la sua scoperta: “Potremo finalmente sollevarci dall’ignoranza che ci circonda!”, ma invece viene esiliato, preso per pazzo. Come non pensare al mito platonico della caverna: la verità, la bellezza sono raggiungibili, ma chi sta rinchiuso non le vuol vedere.

Diventato un esiliato, Jonathan scopre il “paradiso” dei gabbiani, una comunità di super gabbiani come lui, meglio di lui, che hanno passato le sue stesse sofferenze. Jonathan allora viene istruito da due maestri, in un’esperienza quasi metafisica di raggiungimento della perfezione. La perfezione non è essere ancora più veloce, bensì sapere di essere già dove si vuol arrivare, ed è anche grazie all’amore che si raggiunge la perfezione, amore per la conoscenza. Questo amore si comunica con l’insegnamento, nel far uscire dall’ignoranza gli altri gabbiani, molti dei quali sono ovviamente difficili da convincere. “Chissà perché la cosa più difficile al mondo è convincere un uccello che è libero?”. Ma Jonathan ci riesce, ed i proseliti saranno sempre di più.

È inevitabile pensare al mito di Icaro, il superamento dei limiti della natura che però è fallimentare. Dario Fo ne fece una bellissima lettura: Icaro è un giovane che non ha modo di vivere, che ha un padre che non sa uscire dal labirinto da lui stesso creato, e allora vola per sfuggire alla realtà, ma cade, inevitabilmente. La storia di Richard Bach è sempre attuale, per il messaggio agli individui che vogliono essere se stessi, ma non viene loro consentito dalle “leggi” del conformismo e dell’ignoranza della massa. “Il gabbiano Jonathan Livingston” è un testo per qualunque giovane che vuole volare, liberandosi delle ali di cera.

Enzo Decaro ha fatto una lettura molto emozionate, con un gabbiano di legno sospeso sopra il palco che sbatteva le ali sulle note del sassofono di Thierry Valentini e della tastiera di Riccardo Cimino. Ha concluso recitando in napoletano una poesia sul mare di Eduardo De Filippo, dedicandola al figlio di quest’ultimo, l’attore Luca De Filippo che ci ha appena lasciati.

Lavinia Consolato

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