Candidature e coalizioni: è l'ora dei mal di pancia nel Pd e in Forza Italia

Candidature e coalizioni: è l’ora dei mal di pancia nel Pd e in Forza Italia

Rosaria Brancato

Candidature e coalizioni: è l’ora dei mal di pancia nel Pd e in Forza Italia

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sabato 20 Gennaio 2018 - 06:07

Nel Pd la rivolta è sopratutto in Sicilia Occidentale contro le candidature imposte dall'alto. Nel centro-destra i malumori sono sotterranei.

Il 29 gennaio, data della presentazione delle liste per le Politiche del 4 marzo, si avvicina e là dove le tensioni erano sotterranee, come nel Pd, si fanno sempre più palesi. I mal di pancia ci sono, sia nel centro-sinistra che nel centro-destra, ma per motivi opposti. Il Pd, sondaggi alla mano, teme che la coperta sia troppo piccola per tutte le aspettative. Nel centro-destra invece, Forza Italia in testa, proprio il fatto che la coperta sia un piumone matrimoniale, sono in tanti a cercare spazi.

I malumori quindi sono tra chi teme di restare a “digiuno” e scalpita per i seggi sicuri del Plurinominale e chi, sul fronte opposto, aspira ad un posto a tavola.

IL PD

Gli ultimi sondaggi (pubblicati dal Corriere della Sera), danno un Pd letteralmente annullato nei Collegi uninominali della Sicilia (dove la sfida è un corpo a corpo), schiacciato tra centro-destra e M5S. Stando al sondaggio negli Uninominali al Pd andrebbero ZERO SEGGI. Da qui la corsa al posto sicuro nel listino.

Ieri a Palermo, con un ritardo di tre mesi rispetto alla sconfitta delle Regionali, in casa Pd c’è stata la resa dei conti in sede di direzione regionale. I mal di pancia sono in gran parte concentrati nella zona Occidentale della Sicilia, soprattutto Caltanissetta ed Agrigento dove è scoppiata la rivolta contro “le candidature calate dall’alto”. A finire nel mirino dei dissidenti, a Caltanissetta, è Daniela Cardinale, deputata Pd da due legislature, ma figlia di papà Totò, presidente di Sicilia Futura. Ma i malumori serpeggiano perché da un lato c’è chi ha chiesto la “testa” di chi ha sbagliato alle Regionali ed ora verrà invece “premiato” con i posti blindati e dall’altro non collimano le richieste degli uscenti con i “nuovi” candidati. Nel mirino sono finiti un po' tutti i “blindati” che per la verità sono uscenti proprio perché “blindati” anche nel 2013 e non hanno nessuna intenzione di cimentarsi con i consensi nei collegi uninominali.

Nei Collegi di Messina e Barcellona non c’è rivolta e se qualche malumore c’è resta sotterraneo. Le eventuali candidature del Rettore Navarra e di Beppe Picciolo (che non sono Pd) sono le uniche che hanno maggiori chance di alzare le percentuali e portare voti all’Uninominale (e per effetto trascinamento dall’uninominale al listino).

FORZA ITALIA

I sondaggi sorridono, Berlusconi si è convinto di essere nel ’94 e fa persino gli stessi annunci di 30 anni fa. Anche Miccichè è salito nella stessa macchina del tempo e, convinto di essere tornato a 30 anni fa, prova a fare e disfare, ma deve fare i conti con un ingresso ingombrante (da lui benedetto): quello di Genovese. I mal di pancia nel messinese ci sono, ma sono tutti sotterranei e difficilmente usciranno allo scoperto. In gioco c’è la leadership del partito e, per quanto riguarda Messina capoluogo, anche le amministrative di giugno.

La decisione, tutta “miccicheiana” di candidare capolista al Senato, Sicilia Orientale, Urania Papatheu (che peraltro è a digiuno di politica attiva) nota alle cronache (anche giudiziarie) messinesi come ex commissaria dell’Ente Fiera, ha fatto arricciare il naso a molti esponenti. Quel posto è elezione sicura e la Papatheu si ritroverà dalla Sicilia dritta in Senato. Una decisione calata dall’alto che a molti non è piaciuta.

Lo scacchiere messinese dovrebbe vedere nel Collegio Uninominale di Messina Franco Rinaldi, nel Collegio di Barcellona-Taormina Elisabetta Formica, mentre al plurinominale la capolista dovrebbe essere l’ex ministro Stefania Prestigiacomo, seguita da Nino Germanà e dall’uscente Mariella Gullo.

L’attuale deputato uscente Francantonio Genovese, ha puntato tutto sul cognato per confermare la “casella” di famiglia, dopo aver portato all’Ars il figlio Luigi. Nei giorni scorsi a creare malumori è stata l’ipotesi, sembra partita da via I Settembre, di spostare Rinaldi dal Collegio uninominale di Messina (dove con ogni probabilità dovrà vedersela con il Rettore Navarra che sicuramente è una candidatura di peso e quindi forte) in quello di Barcellona, “scalzando” così la figlia di Santi Formica. Il Collegio di Barcellona è considerato, anche alla luce dei risultati delle Regionali (con l’elezione di ben 3 deputati del centro-destra), uno dei Collegi più sicuri. Con questa ipotesi inoltre si era diffusa anche la voce della candidatura nel Collegio di Messina di una donna indicata dal parlamentare Antonio Martino (circolava il nome di Matilde Siracusano).

Il Piano B ha però incontrato, proprio nel barcellonese, non pochi mal di pancia che vanno ad aggiungersi a quelli di derivazione post-Regionali, anche tra gli alleati di Forza Italia, che avranno con ogni probabilità, una sola casella: il Collegio uninominale del Senato con Bruno Mancuso, oggi Fratelli d’Italia ma eletto nel Pdl nel 2013. Nel messinese inizia a serpeggiare il malumore nei confronti di uno “strapotere” di Genovese che potrebbe trasformare Forza Italia in una replica del Pd del decennio trascorso. Nessuno parla ufficialmente, l’unica nota, peraltro passata inosservata, la si scova dentro il comunicato del coordinatore provinciale di Fd’I Giuseppe Sottile nei giorni scorsi. Per Sottile la coalizione di centro-destra sarà vincente solo se si propongono candidature valide e spendibili: “Per quanto riguarda i collegi del territorio della Provincia di Messina, è naturale, alla luce dei risultati delle elezioni regionali, che Fratelli d’Italia ambisca ad almeno uno dei collegi uninominali. Non è accettabile che si ripropongano agli elettori le candidature dei soliti nomi, bocciati dalle urne, oppure dei loro discendenti; così come non è opportuna la proposizione di candidati gravati da pregiudizi penali di un certo rilievo. Gli elettori non capirebbero la scelta e punirebbero l’intera coalizione. C ’è il concreto rischio che una scelta sbagliata metta a repentaglio il risultato nel collegio di riferimento e questo sia nell’uninominale quanto nel plurinominale”.

Il riferimento a Genovese-Rinaldi ed a Formica è evidente.

Infine è quasi certo l’addio della presidente del consiglio Emilia Barrile all’area genovesiana, che ha rinunciato alla candidatura alle Regionali contando sulle Politiche e che adesso, rimasta fuori dalle liste, è pronta al divorzio.

Rosaria Brancato

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