I quattro, ritenuti esponenti della cosca Labate, sono indagati a vario titolo per il reato di associazione di tipo mafioso
REGGIO CALABRIA – I carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale (Ros), coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, , nei confronti di 4 soggetti, di cui 3 in carcere ed una agli arresti domiciliari, ritenuti di far parte della cosca “Labate”, articolazione ‘ndranghetista egemone nel quartiere Gebbione di Reggio Calabria. I quattro, sono indagati a vario titolo per il reato di associazione di tipo mafioso e si tratta di Michele Labate (cl.56), Francesco Salvatore Labate (cl.66), Paolo Labate (cl.85) e Antonino Laganà (cl.71) (destinatario della misura degli arresti domiciliari presso il proprio domicilio). I provvedimenti scaturiscono da un’articolata indagine del ROS,
avviata nel 2019, che ha consentito di documentare:
- gli assetti della cosca, riattualizzandoli, nel periodo successivo gli arresti eseguiti nella precedente
indagine “Heliantus”, rispetto al quale il presente procedimento si è posto quale logica prosecuzione,
mettendo in luce come il sodalizio abbia mantenuto inalterata la peculiare pervasività sul tessuto
economico della zona di influenza, consentendo di individuarne – quanto meno in termini di gravità
indiziaria e ferma la presunzione di innocenza valevole sino al passaggio in giudicato dell’eventuale
sentenza di condanna – il vertice nei fratelli Michele e Francesco Salvatore Labate, in virtù
dello stato di restrizione dei fratelli maggiorenti Antonino cl.50 e Pietro cl.51 Labate,
ritenuto da sempre capo carismatico del sodalizio; - il pervasivo controllo del territorio esercitato da Michele Labate il quale, per ridurre i rischi di
esposizione alle indagini delle forze di polizia, ha organizzato una ben congeniata rete di comunicazioni attraverso incontri riservati presso luoghi ritenuti sicuri, utilizzando fidati fiancheggiatori per “schermare” gli appuntamenti; - la pressione esercitata dagli indagati sugli operatori economici del territorio di riferimento che subivano sistematiche azioni vessatorie, volte all’imposizione di prodotti alimentari e al pagamento di proventi estorsivi. In tale quadro, Paolo Labate cl.85, anche per conto del padre Michele, durante il periodo di carcerazione, manteneva rapporti con gli imprenditori legati alla cosca da occulte sinergie, agevolando e coordinando l’infiltrazione in lucrosi settori di espansione economica tra cui quello della grande distribuzione alimentare;
- la disponibilità da parte dei fratelli Michele e Francesco Salvatore Labate di fidati
collaboratori, tra cui è emerso Antonino Laganà, soggetto deputato a veicolare messaggi ed
ambasciate, riscuotere proventi estorsivi, eseguire azioni ritorsive e mantenere rapporti con i
rappresentanti della comunità Rom al fine di consentire alla cosca il controllo sulla microcriminalità
operante sul territorio.
