Ecco come gli uomini di Mangialupi trafficavano la cocaina dalla Calabria
Messina – Il gruppo di Mangialupi trafficava la droga dalla Calabria anche via mare, solcando le acque dello Stretto su moto d’acqua o barche. E’ il particolare che emerge dall’operazione Gerarchia, sfociata nei 14 arresti di ieri.
I trasporti della droga in moto d’acqua
A svelare i retroscena degli affari del gruppo agli investigatori della Questura di Messina è Domenico Parisi, uno dei loro trasportatori che, dopo un “incidente” durante gli affari, decide di fare alcune ammissioni non sentendosi più protetto dal suo gruppo. “La moto d’acqua veniva condotta da Nunzio Di Pietro che partiva da Maregrosso, andava in Calabria e tornava con la droga. Il sistema di trasporto con le moto d’acqua è stato utilizzato due o tre volte e in due occasioni ero presente. Il trasporto con la moto avveniva verso le quattro o le cinque del pomeriggio”, racconta Parisi.
Le rivelazioni del “mezzo” pentito
“Il carico di cocaina era di due chili a volta ogni due settimane circa (…). Era presente Massimo Famà, che diceva a Nunzio Di Pietro di andare alla spiaggia sulla sponda calabra, nei pressi di una boa, che evidentemente era il punto di incontro per la consegna dello stupefacente”. La cocaina veniva trasportata anche con una barca condotta da un tale Peppe Astuto, detto Cirino. Avvenivano in serata, intorno alle 20.30/21. So che Nunzio Di Pietro, in svariate occasioni, ha incontrato dei calabresi a Messina, al Bingo che si trova nei pressi dello sfascio di ‘Faciola’”, svela Parisi.
