Continua l'avventura di Modica e Miranda in Champions League. Questo martedì 29 luglio il ritorno. L'allenatore in seconda parla della sua esperienza a Messina
La favola dei “biancoscudati di Malta”, gli Hamrun Spartans di Giacomo Modica, prosegue nonostante lo 0-3 casalingo al secondo turno di qualificazione di Champions League contro la Dinamo Kiev. Lo scorso martedì 22 luglio gli ucraini hanno dominato sul campo andando a segno con Vanat, Buyalskyi e Voloshyn. Partita condizionata anche dai numerosi cartellini e dall’infortunio di Vincenzo Polito.
Questa volta, in campo neutro, tocca ai maltesi tentare di ribaltare il risultato dell’andata come già accaduto contro lo Zalgiris. Ad ogni modo, non è una frase fatta se affermiamo che comunque vada sarà un successo: con il passaggio del primo turno, infatti, non è prevista l’eliminazione dalle coppe europee in caso di sconfitta al turno successivo, in quanto si accede al terzo turno di Europa League. Mai una società maltese era riuscita ad arrivare fino a questo punto ed è merito anche di diversi ex messinesi se gli Hamrun Spartans stanno continuando a guadagnare popolarità presso gli appassionati di calcio.
Tra questi, sta contribuendo al successo anche Maurizio Miranda, storico difensore centrale della Serie B degli anni ’80 e ’90 che oggi si gode un importante momento della sua carriera da allenatore al fianco di Modica.
Abbiamo contattato il tecnico in seconda della squadra, da poco arrivata in Polonia per la trasferta di questa sera alle ore 20:00. Di seguito l’intervista.
Buonasera, mister. Innanzitutto complimenti per questa sua prima esperienza all’estero. Si aspettava di ribaltare il risultato dell’andata contro lo Zalgiris?
“Buonasera, grazie. Sì, ce l’aspettavamo. Eravamo convinti che la squadra avversaria fosse del nostro stesso livello e che dunque potessimo giocarcela. I due gol che avevamo preso all’andata non erano veritieri, abbiamo fatto noi la partita, anche se abbiamo sbagliato molto. Proprio per questo al ritorno abbiamo avuto il giusto spirito per affrontare gli avversari nel modo migliore, infatti abbiamo ribaltato il risultato. È un traguardo storico per i maltesi, ma anche per Modica e per il curriculum di tutti noi collaboratori. È un primo obiettivo centrato e rimarrà nella storia. Si sa che noi allenatori siamo soggetti anche a critiche, ma in questo momento ci stiamo prendendo delle soddisfazioni. Soprattutto Modica se lo merita dopo la scorsa stagione a Messina, in cui le polemiche arrivavano giorno dopo giorno”.
Cosa ha da dire riguardo la prestazione dei suoi uomini contro la Dinamo Kiev?
“La partita dell’andata è andata storta in generale, fino alla fine non si è riusciti a fare quello che il mister aveva detto di attuare dall’inizio. Sicuramente ha influito il timore di affrontare una grande squadra come la Dinamo Kiev, ma le partite si giocano in campo. Come loro sono undici, così lo siamo anche noi. Diversi elementi non hanno recepito le direttive di Modica, nonostante la partita fosse stata ben studiata da tutti noi. Potevamo anche approfittare di due azioni da gol, una sullo 0-0, l’altra sullo 0-1. Adesso siamo qua, consapevoli che si riparte dallo 0-3, non per fare cattiva figura, ma per rendergliela più difficile agli avversari”.
Tanti cartellini per voi, all’avversario Dubinchak invece nemmeno l’ammonizione per il fallo che ha causato l’infortunio di Polito. Come valuta le decisioni dell’arbitro?
“Non mi attacco a queste cose, gli arbitri fanno il loro dovere. Ogni nazione ha la sua metodologia di arbitraggio. La terna era spagnola e ha arbitrato come nella Liga. Poi è normale che anche gli arbitri possano sbagliare, lo facciamo anche noi tecnici”.
In questo incontro Gabriel Adragna, già allenato da voi al Messina, ha avuto l’occasione di esordire in Champions League, entrando nei minuti finali. Com’è stato il suo impatto?
“Ha giocato poco, ma entrare anche solo per pochi minuti in questa competizione gli può sempre servire per migliorarsi. Ha fatto bene il suo lavoro”.
È il momento del ritorno. Naturalmente bisognerà dare il massimo, ma in caso di eliminazione andreste comunque al terzo turno di Europa League. Da questo punto di vista può essere considerato un successo a prescindere? Lei si ritiene soddisfatto?
“Sì e andiamo avanti per continuare a centrare altri obiettivi. Sono occasioni da sfruttare al meglio e
noi daremo il massimo”.
In Italia si sa poco del calcio maltese. Anche se il campionato non è ancora iniziato, ha avuto modo di conoscere altre squadre?
“Abbiamo conosciuto il Birkirkara in amichevole. Per il resto, abbiamo visto il calcio maltese soltanto in tv, ma non è la stessa cosa rispetto a quando giochi le partite. In questo momento siamo più concentrati sulla Champions League, in cui stiamo facendo la storia per noi stessi e per i maltesi”.
Può dirci qual è la sua impressione? Quali sono i punti di forza dei giocatori e dove possono migliorare?
“Prima qui a Malta molti allenatori pensavano di più a difendere che ad attaccare, adesso con l’arrivo di diversi allenatori italiani sta accadendo il contrario. Modica è un allenatore offensivo: con lui i giocatori aggrediscono l’avversario e puntano verso la porta. Si gioca di più per fare gol, magari ne prendi tanti, ma almeno ne fai di più. È normale che ci voglia del tempo, comunque il calcio qui si sta evolvendo. Diciamo che il livello attuale è più o meno quello della nostra Serie C”.
Mediamente il livello del calcio a Malta magari non è lo stesso di quello italiano, ma nella
storia è capitato che dei maltesi abbiano raggiunto i più importanti campionati europei. Nella sua squadra, c’è qualche giocatore, maltese o non, che secondo lei un domani potrebbe interessare ai cinque migliori campionati d’Europa, dalla terza serie in su?
“Io penso che ci sono molti giovani che hanno ottimi requisiti per poter diventare ottimi giocatori, ma si devono ancora formare in questo campionato. Qui cercano sempre tanti giocatori dall’estero, i maltesi hanno qualche difficoltà a inserirsi, ma se qualcuno di loro ha una grande attitudine allora Modica li fa giocare”.
Ci racconti alcuni momenti della sua carriera da calciatore, di modo che le nuove generazioni di tifosi possano conoscerla meglio. Chi l’ha vista giocare al Messina in Serie B negli anni ’90 la ricorda come un centrale solido fisicamente ed efficace. Qual è la partita che ricorda più volentieri di quegli anni?
“Nei miei anni del Messina le partite che ricordo sono quella del mio gol contro l’Udinese e quella amara della retrocessione dalla Serie B alla Serie C, in cui ho visto a Modena più di diecimila messinesi venire in trasferta per incitarci e tifare per la nostra salvezza, che poi abbiamo mancato”.
Oltre al Messina, tra Serie B e Serie C1 lei ha vestito altre maglie importanti, tra cui Palermo, Foggia e Licata. Riferendosi alla sua carriera in generale, chi è stato l’avversario più difficile da marcare e in quale occasione ha dovuto affrontarlo?
“Ho iniziato al Palermo, dove ho esordito in Serie B a 18 anni. Successivamente sono stato prestato al Francavilla e all’Alcamo. Quando sono arrivato al Licata, Zeman mi voleva a tutti i costi perché mi conosceva già. Ci sono rimasto per 4 anni, dopodiché ho seguito Zeman al Foggia giocando 35 partite di Serie B su 36. Direi che mi sono comportato bene! Così Massimino mi ha voluto al Messina e mi sono trovato molto bene con tutti, con la città, con l’ambiente e con il presidente che aveva stima di me.
Di avversari difficili da marcare ce ne sono stati tanti: ho marcato Uribe del Cagliari, che era arrivato da poco, Schachner, Ravanelli, anche Del Piero contro il Padova, tutti giocatori che poi sono diventati grandissimi”.
Al suo arrivo a Messina la squadra ha ottenuto un ottimo nono posto in Serie B, poi contro ogni aspettativa è arrivata la retrocessione in C1, e infine il fallimento della gestione Massimino. A parte le questioni societarie, cosa andò storto in campo secondo lei?
“È andato storto un po’ tutto, ci siamo persi in un momento delicato dal quale non siamo riusciti a tirarci fuori. L’anno della retrocessione è stato una delusione per tutti, ma sono sempre stato grato alla società, che poi tra tutti i giocatori ha riconfermato solo me e Raimondo Marino con lo stesso contratto di prima. Così sono rimasto in Serie C, ma ho avuto un infortunio in ritiro e mi sono dovuto fermare”.
Poi nel 2024 è tornato da allenatore in seconda, sostituendo all’occorrenza mister Giacomo Modica in caso di squalifica. Che emozioni ha avuto?
“Non è stata la mia prima volta nel professionismo, perché già mi era capitato di farlo al Vittoria in serie C2, come vice di Piero Lombardi, però ripetere l’esperienza a Messina, in un ambiente in cui sto bene e dove sono ben visto, mi procurava una grande l’emozione, anche se mi aspettavo che ci fosse più pubblico, invece tanti tifosi non entravano allo stadio per protesta contro la società. Ad ogni modo, lottare per il Messina mi ha sempre dato tanto e anche se sono andato via ci tengo ancora a questi colori. Poi ho avuto la fortuna di trovare una grande persona, cioè Giacomo Modica. Mi ha riportato nel calcio che conta e lo ringrazio per questo. Penso di aver ripagato la sua fiducia in tutto e per tutto, infatti mi ritrovo ancora a fargli da collaboratore qui a Malta”.
Nella sessione invernale la squadra è cambiata nettamente rispetto all’inizio. Ha esercitato anche lei una certa influenza nel calciomercato in entrata?
“È cambiato un po’ tutto, all’inizio siamo partiti in una situazione drammatica, la società non c’è mai stata né prima né dopo di noi. In estate sono arrivati molti giocatori in prova e alcuni di questi se ne sono andati. Durante la stagione non c’era un pubblico numeroso e i giocatori avevano bisogno di più stimoli per affrontare le partite. Sono sempre stato convinto che nel calcio più tifosi porti e più gli arbitri sono condizionati da loro, perché mi ricordo che abbiamo pareggiato diverse partite negli ultimi secondi e con la presenza del pubblico forse l’arbitro avrebbe fischiato prima. Riguardo il calciomercato invernale, io personalmente non ho fatto proposte. È stato Modica a occuparsi della situazione, dopo che tutto lo staff tecnico faceva le sue valutazioni su ogni giocatore. Ognuno di noi ha sempre detto la propria. Ricordo però che quando abbiamo preso Francesco Dell’Aquila io lo conoscevo già, dunque avevo fatto una relazione su di lui a Modica parlandogliene bene”.
Cosa le piace di più di Messina?
“L’ambiente, le spiagge, gli amici, un po’ tutto. Messina mi è sempre rimasta nel cuore”.
Si parla di crisi anche al di fuori di Messina. È opinione ormai diffusa che sia in crisi il calcio italiano in generale. Dal suo punto di vista, quanto è cambiato rispetto al suo periodo da calciatore e in che modo?
“È cambiato innanzitutto a livello economico. Prima noi calciatori guadagnavamo il giusto, adesso in tanti guadagnano molto di più del loro valore reale. Per noi la priorità era la maglia, poi venivano i soldi, oggi si pensa di più ai soldi e poi alla maglia. Infatti le società di Serie C e anche alcune di Serie B hanno difficoltà, nel calcio non girano più gli stessi soldi di un tempo. Se non hai tutto in regola la federazione ti penalizza o addirittura fallisci. I giocatori facevano più sacrifici, oggi i procuratori hanno preso il sopravvento e decidono al posto loro”.
Chi è il miglior difensore centrale italiano del momento per lei?
“Calafiori”.
Lei ha allenato anche a livello giovanile. Che consiglio vuole dare ai giovani che aspirano a diventare calciatori?
“Se vuoi diventare un calciatore devi iniziare a fare dei sacrifici, non solo in campo, ma anche al di fuori. Non bisogna pensare subito di essere arrivati, altrimenti svanisce tutto improvvisamente. I sacrifici vanno fatti dall’inizio alla fine. Specialmente quando riesci a trasferirti in una squadra di livello superiore è lì che i sacrifici vanno raddoppiati, senza pensare ai soldi o ai divertimenti, altrimenti paghi. Infatti molti giovani si sono persi per queste motivazioni”.
Riccardo Giacoppo
