Il comandante dei Cc Arcidiacono: "Poche denunce, ma questa operazione dimostra che lo Stato c'è"
di Alessandra Serio e Marco Olivieri
Messina – “La denuncia repentina ha consentito che l’estorsione non andasse a buon fine. Ed è quello che dovrebbero fare tutti per dimostrare da che parte si sta. Sappiamo che è difficile in questo territorio siciliano operare scelte del genere, ma farlo nell’immediatezza vuol dire scegliere e far capire subito da che parte si sta”.
Così il procuratore capo di Messina Antonio D’Amato commenta l’operazione lampo che ha consentito al suo ufficio e ai Carabinieri del comando provinciale di Messina di assicurare alla giustizia gli estortori che avevano tentato di imporre il pizzo alla Cosedil di Catania, titolare dei lavori di risanamento a Fondo Fucile.
Carceri colabrodo
“La ricostruzione evidenzia per l’ennesima volta quanto il sistema carcerario in Italia non sia in grado di schermare, rispetto all’attività criminale, i detenuti, tanto da aver consentito ai due arrestati oggi di arrivare al bersaglio malgrado la detenzione”, ha sottolineato poi D’Amato.
Arcidiacono: “Poche denunce ma lo Stato c’è”
“Questa vicenda ci insegna che conviene sempre stare sempre dalla parte dello Stato, che c’è è sempre presente e sa muoversi in maniera efficace. Le denunce sono pochissime, quasi nulle. Fortunatamente ultimamente ci sono state alcune denunce ma purtroppo la gran parte degli episodi che scopriamo vengono fuori quasi esclusivamente per le indagini. Chi è vittima di queste richieste estorsive solo successivamente decide di denunciare, quando è già stato scoperto il fatto. In altre circostanze, anche di fronte all’evidenza, le vittime decidono di non denunciare. Ma chi non denuncia resta schiavo tutta la vita”, ha commentato il colonnello Lucio Arcidiacono, comandante provinciale dei carabinieri.
