Gli incarichi dati dalla società d’ambito alle varie cooperative hanno innescato attacchi incrociati tutti interni al consiglio comunale. Il consigliere dell’Udc prova a mettere ordine: «Riacquistiamo un giusto equilibrio politico»
Perché quel consigliere “X” dell’opposizione bussa sempre alla porta del sindaco? E perché proprio a una cooperativa vicina a “X” arriva un affidamento dell’Ato3? E che dire di “Y”, che vota insieme al centrodestra e poi si ritrova anche lui l’affidamento dell’Ato? Ma non straparlare tu, consigliere “Z”, che con le tue cooperative hai da lavorare, eccome se hai da lavorare! E lasciamo stare quell’altra cooperativa dell’assessore “W”, che trova sempre il modo di ottenere qualcosa. Ecco a cosa si è ridotta la politica nostrana. Questo è il livello del dibattito di Palazzo Zanca, questi, parola più parola meno, i contenuti delle liti tutte interne al consiglio comunale, e che hanno costretto venerdì scorso il presidente della prima commissione Giuseppe Melazzo a chiedere l’invio di tutti i verbali in Procura.
«Chi dice certe cose se ne assuma la responsabilità», la sintesi del Melazzo pensiero. Condiviso da molti, anche se qualcuno si è poi precipitato a tentare un goffo passo indietro. «Ma quali atti in Procura?», si è sentito dire da chi, probabilmente, preferirebbe che certe questioni rimanessero tra le mura protette di Palazzo Zanca. Coda di paglia? Forse sì, forse no. Vale la pena ricordare, in questa sede, l’elenco delle cooperative “della discordia” alle quali l’Ato3 ha affidato i cosiddetti servizi aggiuntivi: 64mila 500 euro a Progetto Sociale per due servizi, riqualificazione e manutenzione delle aree a verde della terza circoscrizione e nella zona dello stadio e dello svincolo San Filippo; 47mila 250 euro a Mediazione Sociale per i servizi nella quarta circoscrizione; 70mila 700 euro a Progetto Nuovo Ambiente, anche qui per due servizi, quelli di riqualificazione nella sesta circoscrizione e di manutenzione delle ville comunali; due i servizi (prima e seconda circoscrizione per un totale di 80mila euro) affidati anche ad Agrinova 2000, la società cooperativa i cui lavoratori sono rimasti in sit-in per diverse settimane di fronte al cimitero; 45mila euro alla cooperativa La Linfa di Larderia per i lavori nella terza circoscrizione, stessa cifra per la Nuovo Cammino per la quarta; le rimozioni delle erbe nella quinta e nella sesta circoscrizione (servizi da 55mila euro l’uno) sono affidate rispettivamente alla Universo e Ambiente di Gravitelli e alla Orizzonte 94; infine la riqualificazione e la manutezione delle aree a verde della linea tramviaria saranno competenze per la Omniaservizi, per un costo di 64mila 950 euro.
Certo è che, a prescindere da tutto, gli attacchi incrociati a cui si è assistito in questi giorni non fanno bene all’immagine già piuttosto vacillante che del politico ha il cittadino medio. Senza considerare che viene svilito oltremodo il ruolo del consigliere comunale, specialmente in un momento delicato come questo, nel quale il Palazzo trema per la sua fragilità finanziaria.
Un concetto ribadito anche da un esponente dell’Udc, Pippo Ansaldo (nella foto), che di fronte a questo pandemonio ha più volte pensato di ritirarsi “a vita privata”, lasciando il suo scranno in aula. Anche in questa occasione Ansaldo manifesta «disapprovazione nei confronti di quella che ormai è diventata una vera e propria azione di disturbo, mirata soltanto a minare e a distruggere l’azione politica della nostra città. All’interno del consiglio comunale e delle commissioni c’è un’aria politicamente irrespirabile, si lavora in un clima pesantissimo dove le parole che regnano sovrane sono “conflitto, complotto” o, ancora peggio, vendetta. Ormai sembra di essere nell’aula di un tribunale e non del civico consesso».
«Ormai – aggiunge Ansaldo – assistiamo a vere e proprie azioni di tipo poliziesco che tentano di scoprire possibili malefatte e se non si trovano, allora magari si inventano. La funzione di controllo, propria di un consigliere comunale, deve guardare soltanto ai risultati politici. Oggi invece assistiamo all’esibizione di un gruppo (sparuto, ma dannoso per il bene della città) di consiglieri che, per motivi che certamente non sono politici, si applicano a distruggere ogni cosa. Trasferire ogni atto della macchina amministrativa comunale alla Procura della Repubblica significa bloccare l’azione politica della città, ma anche intasare il sistema giudiziario che è costretto d’ufficio ad aprire fascicoli in continuazione. E’ ora di finirla e di riacquistare un giusto equilibrio politico e di svolgere il ruolo di consigliere comunale con coscienza e coerenza, ragioni per le quali siamo stati eletti dai cittadini messinesi».