Quello odierno è stato solo l’ultimo atto di uno stato di progressiva decadenza che sta registrando la nostra città.
L’intera comunità avrebbe dovuto combattere affinché non arrivare alla chiusura di un servizio prezioso come quello fornito dalla Lelat ai “nostri- ragazzi impegnati nella lotta alla tossicodipendenza e all’aids, ed invece…
Il momento conclusivo di anni di attività è avvenuto stamattina, allorquando Annamaria Garufi, fondatrice e presidente della Lelat, ha chiamato a raccolta i mezzi di informazione per spiegare la “tragedia- che si sta consumando a scapito del benessere di tanti giovani che nel centro di assistenza avevano trovato un punto di riferimento.
“Da domani, dei ventidue ragazzi ospitati dalla Lelat, ne rimarranno solamente sei, ovvero quelli che, potendo contare sull’apporto delle famiglie, hanno la possibilità di fare la comunità diurna. Per gli altri le alternative sono due: o trasferirsi in un’altra comunità, o tornare per strada.
E’ disperante vedere come la classe dirigente abbia dimostrato insensibilità ed incapacità di amministrare sino al punto da distruggere tutte le potenzialità offerte dal volontariato.
Il nostro caso è emblematico. Infatti, negli ultimi tre anni ci hanno fatto chiudere:
– la falegnameria (che era finanziata dalla Regione ex lege 309), con il consequenziale progetto di reinserimento per i nostri ragazzi;
– il progetto di prevenzione nelle scuole dell’obbligo (finanziato sempre dalla Regione ex lege 309). Dopo tre anni di attività condotta in quarantuno scuole i risultati si erano cominciati a vedere, ma ora non rimarrà che lamentarsi per l’incremento del consumo di droghe tra i giovanissimi;
– il progetto per gli alcolisti (che avrebbe dovuto finanziare la Regione);
– il progetto per i tossici psichiatrici (finanziato dalla Provincia negli ultimi cinque anni);
– il progetto genitorialità (finanziato per quattro anni dal Comune), utile a tutti quei genitori che hanno difficoltà con i propri figli, tossicofili e non.
Ed adesso ci rimane soltanto la comunità diurna, a cui in pochi possono accedere in quanto spesso non si ha il sostegno delle famiglie, ed il progetto “La piuma di Dumbo- (finanziato dall’Università e dal Policlinico), costituito da un camper itinerante che fa consulenza, prevenzione e formazione nei vari poli universitari, con i docenti e gli studenti delle facoltà.
E poi c’è il nostro “sogno stroncato-, quello relativo alla comunità madre – bambino, da dedicare alle madri tossicodipendenti; quale famiglia è più in difficoltà di quella dove bambini e mariti vedono ogni giorno la lenta distruzione dell’esistenza di mamma e moglie?
Ma ci mancano i soldi! Cosa ci ha fatto indebitare sino al collo? La cocciutaggine nel volere portare avanti tutti questi servizi.
Tutti i politici ci hanno “moralmente- sorretto, ma fattivamente posso ringraziare solo Gianpiero D’Alia, Michele Caudo, Angela Bottari e Peppe Previti. Ognuno di loro ha fatto ciò che ha potuto!
Continueremo a lavorare, portando avanti ciò che potremo sostenere gratuitamente ma…il nostro sarà un Natale di grande amarezza!-
Nella foto di Dino Sturiale da sinistra: Carlo Di Mauro, Francesca Pisani, Pina Pandolfino, Annamaria Garufi, Angelica Santamaria, Maria Marchese, Giuseppe Orefici, Michele Recupero)
