A Messina in un'ora l'acqua di tutto il mese di maggio, è il terzo evento estremo del 2025

A Messina in un’ora l’acqua di tutto il mese di maggio, è il terzo evento estremo del 2025

Daniele Ingemi

A Messina in un’ora l’acqua di tutto il mese di maggio, è il terzo evento estremo del 2025

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sabato 17 Maggio 2025 - 16:40

Il nubifragio di ieri e il contesto climatico in evoluzione

Nel pomeriggio del 16 maggio la città di Messina è stata colpita da un nubifragio, il terzo evento estremo di pioggia registrato in appena cinque mesi. Le precipitazioni, che hanno raggiunto accumuli di 50-60 mm in poche ore, con un picco di 29 mm in una sola ora, causando allagamenti istantanei, disagi al traffico e danni alle infrastrutture.

Questo evento si aggiunge al temporale del 2 febbraio e alle intense piogge di marzo, evidenziando una preoccupante tendenza all’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi.

I dati

Secondo le rilevazioni meteorologiche, il nubifragio di ieri ha scaricato su Messina una quantità di pioggia superiore alla media pluviometrica dell’intero mese di maggio, che si attesta a circa 33 mm. In alcune zone della città, vedi l’osservatorio del Geofisico, gli accumuli hanno raggiunto i 60 mm, con un’intensità oraria eccezionale. Del 29 mm in un’ora rappresentano un evento di portata straordinaria, capace di superare le capacità di drenaggio urbano e di provocare allagamenti diffusi. Questo evento segue un pattern già osservato nel 2025, con il temporale del 2 febbraio, accompagnato da mareggiate e piogge intense, e le piogge di marzo, che hanno causato disagi simili. In cinque mesi, Messina ha vissuto tre episodi estremi, un segnale che si inserisce in un contesto climatico in rapida evoluzione.

Il cambiamento climatico e l’Intensificazione delle piogge estreme

Il cambiamento climatico sta alterando i modelli meteorologici globali, e il bacino del Mediterraneo è riconosciuto come uno degli “hotspot climatici” più vulnerabili. Studi scientifici, come quelli pubblicati dall’Enea, evidenziano che il riscaldamento globale sta destabilizzando il tradizionale equilibrio climatico mediterraneo, caratterizzato da estati calde e secche e inverni miti e piovosi. Uno degli effetti più evidenti è l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi, tra cui piogge torrenziali e nubifragi.

A Messina, questa dinamica si manifesta in modo chiaro. Negli ultimi cinquant’anni, le precipitazioni annuali nella città sono diminuite di circa il 5% per secolo, ma gli eventi estremi, concentrati soprattutto in autunno e primavera, sono aumentati in frequenza e intensità. Questo paradosso, meno piogge totali ma più eventi estremi, è tipico del cambiamento climatico mediterraneo, dove periodi di siccità prolungata si alternano a fasi piovose brevissime ma intense che il territorio fatica ad assorbire.

Un ulteriore fattore che complica la gestione degli eventi estremi come il nubifragio di Messina è la difficoltà di prevedere con precisione dove e quando si svilupperanno temporali così intensi. Soprattutto senza un radar o una sala di monitoraggio fatta ad hoc, come avviene in altre realtà. I temporali, soprattutto quelli che nascono in mare, come quello che ha colpito la città, sono fenomeni altamente localizzati, spesso limitati a poche decine di chilometri quadrati. Questa caratteristica li rende intrinsecamente difficili da modellizzare con esattezza.

Secondo studi pubblicati su riviste come Atmospheric Research, la formazione di temporali estremi dipende da una combinazione di fattori atmosferici, come l’instabilità locale, l’umidità e il vento verticale, che possono variare significativamente su scale spaziali e temporali molto ristrette. Nel caso del Mediterraneo, il riscaldamento delle acque marine e l’aumento del vapore acqueo in atmosfera, descritto in precedenza, amplificano l’instabilità, ma non garantiscono una previsione precisa della localizzazione. Ad esempio, un cumulonembo può svilupparsi in una specifica vallata o su una città come Messina, mentre aree limitrofe rimangono asciutte (in zona sud ieri sono caduti solo 4 mm).

I modelli meteorologici attuali, pur sofisticati, operano su griglie con risoluzioni di alcuni chilometri, insufficienti per catturare le micro-dinamiche dei temporali. Inoltre, come evidenziato da un rapporto del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), il cambiamento climatico sta rendendo questi fenomeni ancora più erratici, con variazioni rapide che sfidano anche le previsioni a breve termine. Per Messina, questo significa che, pur potendo prevedere un rischio generale di piogge intense, identificare l’esatta area colpita – ad esempio un quartiere specifico o una zona costiera – rimane una sfida.

Questa imprevedibilità sottolinea l’urgenza di migliorare i sistemi di monitoraggio in tempo reale e di investire in tecnologie come radar meteorologici ad alta risoluzione e modelli di nowcasting, che consentono di aggiornare le previsioni con maggiore frequenza. Nel frattempo, la difficoltà di localizzazione rafforza la necessità di piani di emergenza flessibili e di una comunicazione tempestiva per ridurre i rischi per la popolazione.

Cosa dice la letteratura scientifica

La letteratura scientifica offre evidenze robuste sull’impatto del cambiamento climatico sugli eventi pluviometrici estremi. Uno studio condotto dall’Ingv evidenzia che il riscaldamento globale sta modificando il ciclo idrologico del Mediterraneo, con una riduzione delle piogge moderate e un incremento di quelle intense. Questo è dovuto all’aumento della temperatura atmosferica, che permette all’aria di trattenere più vapore acqueo: secondo la relazione di Clausius-Clapeyron, per ogni grado Celsius di aumento della temperatura, la capacità dell’atmosfera di trattenere umidità cresce di circa il 7%. Temperature più alte significano quindi piogge più intense quando l’umidità si condensa.

Un’analisi pubblicata su BioScience nel 2023 sottolinea che il cambiamento climatico sta spingendo il Mediterraneo verso un “territorio inesplorato”, con eventi meteorologici estremi che colpiscono con una ferocia senza precedenti. Gli autori, tra cui Johan Rockström, evidenziano che le temperature marine record amplificano l’intensità di tempeste e nubifragi, un fenomeno osservato anche nel caso di Messina. Inoltre, studi di attribuzione climatica dimostrano che il cambiamento climatico indotto dall’uomo ha reso più probabili eventi come le alluvioni dell’Emilia-Romagna del 2023, un pattern che si ripete in altre regioni mediterranee.

Messina e la sua vulnerabilità

La conformazione geografica di Messina amplifica gli impatti di questi eventi estremi. La città, stretta tra il mare e i rilievi dei Peloritani, è esposta a un elevato rischio idrogeologico. L’urbanizzazione incontrollata degli ultimi decenni e lo scarso o quasi inesistente controllo sul territorio degli ultimi 40 anni hanno aggravato i problemi, trasformando piogge intense in inondazioni urbane. Ora con questi eventi estremi, sempre più frequenti, tutti i problemi derivati da questa urbanizzazione caotica verranno a galla.

Strategie di adattamento

Il nubifragio del 16 maggio 2025 non è un episodio isolato, ma parte di un trend globale e regionale guidato dal cambiamento climatico. La scienza è chiara, il riscaldamento globale sta intensificando gli eventi estremi, e il Mediterraneo è in prima linea. Per Messina, questo significa affrontare una doppia sfida, mitigare i rischi attraverso una pianificazione urbana resiliente e infrastrutture adeguate, e contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra per rallentare il cambiamento climatico.

Come sottolinea Legambiente, l’Italia deve adottare con urgenza il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, accompagnato da investimenti concreti per la prevenzione. Nel frattempo, eventi come quello di ieri a Messina ci ricordano che il clima è già cambiato, e che l’adattamento non è più un’opzione, ma una necessità. La città, come il resto del Mediterraneo, deve prepararsi a un futuro in cui piogge torrenziali, ben più intense di quella di ieri, siccità e altri estremi climatici saranno la nuova normalità.

Fonti scientifiche e giornalistiche

Sannino, G., et al. (ENEA): Clima mediterraneo: cambiamento in atto e scenari futuri

INGV: Impatto dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo

Ripple, W., et al. (2023). BioScience: Rapporto sugli eventi meteorologici estremi

IPCC: Sesto Rapporto di Valutazione (2021)

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2 commenti

  1. E basta con questa storia del cambiamento climatico…….le pioggia torrenziali ci sono sempre state, ricordo una mattina di molto tempo fa per andare a scuola mi sono letteralmente lavato dalla testa sino ai piedi acqua a non finire…..non si parlava tanto come adesso in quanto non c’erano tutti sti mezzi di comunicazione

    Il problema è proprio questo tutte queste notizie di continuo che ci bombardano e ci fanno direzionale le ns menti su situazioni catastrofiche che non sono altro che Terrorismo mediatico

    Diciamola tutta non diamo colpa l tempo quando invece tutta questa acqua poteva essere recuperata o ancor di più incanalare sui tombini puliti che avrebbero dovuto esserci o ancor di più di strade fatte male che creano laghi ed acqua plannnig a più non posso

    BASTA CON QUESTE COMUNUCAZIONI DI CAMBIANENTO CLIMATICO…..SI PARLA SEMPRE DI DISSESTO IDROGEOLOGICO FACCIAMO QUANCOSA PER PORRE FINE CON OPERE IDRAULICHE NECESSARIO E SMETTIAMO DI PARLARE DI CLIMA IMPAZZITO

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  2. Situazioni del genere ci sono sempre state purtroppo e quindi senza voler dare preferenze politiche sono situazioni che si sono verificate con le amministrazioni che hanno preceduto l’attuale e quella di Deluca.

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