Magistri spiega perchè si salva Milazzo e chiarisce: "nessuno vuole chiudere il Cutroni Zodda"

Magistri spiega perchè si salva Milazzo e chiarisce: “nessuno vuole chiudere il Cutroni Zodda”

Francesca Stornante

Magistri spiega perchè si salva Milazzo e chiarisce: “nessuno vuole chiudere il Cutroni Zodda”

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sabato 26 Ottobre 2013 - 01:36

Ormai è ufficiale, il Cutroni Zodda di Barcellona perde il suo punto nascita che sarà accorpato a quello dell'ospedale di Milazzo. Il Commissario dell'Asp 5 chiarisce dubbi e polemiche.

Quando si parla di accorpamento dei punti nascita in questi giorni viene subito in mente il dibattito sugli ospedali Piemonte e Papardo. La polemica però va anche oltre la città dello Stretto ed è forse ancora più dura quella che si è scatenata per la fusione dei punti nascita di Milazzo e Barcellona. Nell’ottica della riorganizzazione del sistema siciliano con il decreto 2536/2011 dell’assessore alla Salute era stato deciso che a dover cedere il suo punto nascita sarebbe stato Barcellona, per realizzare a Milazzo un polo di I livello. Ma la scelta, che doveva essere attuata già entro il 30 settembre dello scorso anno, ha scatenato dure reazioni soprattutto negli ultimi giorni, per l’annuncio da parte dell’Asp dell’ormai imminente accorpamento. Ha voluto però tentare di chiarire alcuni punti e fare chiarezza per rassicurare i cittadini il commissario dell’Asp5 Manlio Magistri che ha chiesto ospitalità al Prefetto Stefano Trotta per ripercorrere le tappe dell’ultimo anno che hanno portato a questo punto e spiegare cosa i cittadini di Milazzo e Barcellona avranno a disposizione.

Il Commissario ha ricordato intanto che un anno fa, quando il termine per l’’accorpamento era già scaduto, decise di allungare i tempi per avere il tempo di incontrarsi e dialogare con i sindaci del distretto di Barcellona e prendere tutti insieme delle decisioni che fossero condivise, considerato comunque che era stata la Regione a stabilire quale sarebbe stato il futuro dei due punti nascita. La scelta era ricaduta su Milazzo innanzitutto perchè le disposizioni prevedono una soglia minima di 500 parti l’anno e Barcellona non raggiunge queste cifre. Poi, altro aspetto fondamentale, il punto nascita dev’essere realizzato dove esiste già un’unità di terapia intensiva, e anche in questo caso è l’ospedale di Milazzo ad avere la meglio. Il Commissario Magistri ha dunque “preso tempo”, ha tenuto diversi incontri con i sindaci e pochi mesi fa nella sede dell’Asp anche con l’assessore Lucia Borsellino. Questo anno è però servito anche a realizzare una seconda sala parto all’ospedale milazzese e in generale per effettuare quei piccoli interventi necessari per rendere la struttura pronta per diventare il punto di riferimento per le donne in dolce attesa di tutto il comprensorio.

Ad aggiungere altri particolari utili a capire la bontà dell’iniziativa il professor Cavullo che ha puntualizzato l’impossibilità di mantenere entrambi i presidi aperti mettendo anche a rischio la salute di donne e bambini in ospedali che durante la notte, il sabato pomeriggio e la domenica non hanno neanche il medico di turno. Accorpando i due presidi si avranno a disposizione 9 medici che significa avere l’opportunità di svolgere servizio di guardia h24. Ci sarà un vero e proprio percorso nascita, la donna viene presa in carico al compimento della 37esima settimana di gravidanza, accompagnata al parto e poi seguita nel proprio territorio. Al Cutroni Zodda verranno allestii ambulatori di ostetricia e ginecologia, il tutto per garantire in particolare la massima assistenza e sicurezza.

Magistri ha poi respinto ogni accusa di chi in questi giorni lo ha additato come colui che vuole direttamente chiudere l’ospedale barcellonese. “Abbiamo lavorato un anno e quattro mesi e speso oltre un miliardo di euro per la risonanza magnetica che è servita per realizzare un’unità cerebromuscolare di II livello e che dovrebbe essere operativa dal 30 novembre. Avremmo impiegato risorse ed energie se l’obiettivo era quello di chiudere?” chiede Magistri.

Intanto oggi a Barcellona si manifesta. La battaglia sembra ancora aperta.

Francesca Stornante

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