Le Ferrovie pronte a vendere Blu Ferries, sparisce la navigazione pubblica nello Stretto

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Le Ferrovie pronte a vendere Blu Ferries, sparisce la navigazione pubblica nello Stretto

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lunedì 03 Febbraio 2014 - 00:02

L'intenzione di vendere sarebbe stata dichiarata dall'Amministratore delegato del gruppo Fs Mauro Moretti. Insorge il sindacato Orsa che contesta duramente le scelte di dismissione delle Ferrovie e chiama a raccolta i lavoratori per iniziare la battaglia.

Una società che non ha bilanci in rosso, che stava iniziando a dimostrare di poter essere competitiva, che ha dato occupazione, che stava realmente guadagnando mercato in un settore in cui da sempre hanno regnato in modo incontrastato i privati. Una società che però a quanto pare è pronta a sparire. Stiamo parlando di Bluferries, la società di navigazione pubblica del gruppo Ferrovie dello Stato nata nel 2012 e oggi probabilmente in fase di smantellamento. La denuncia pesantissima arriva dal sindacato Orsa che da sempre ha alzato la voce contro i sempre più palesi progetti di dismissione nell’area dello Stretto da parte delle Ferrovie dello Stato, progetti che adesso più che mai sembrano vicini a diventare concreti. L’allarme dell’Orsa è scattato dopo una dichiarazione fatta dall’amministratore delegato del gruppo Fs Mauro Moretti a margine del forum Italia-Svizzera. “ … stiamo lavorando per la vendita di Blu Ferries e retali Grandi Stazioni”, avrebbe annunciato Moretti, parole che ovviamente hanno scatenato la reazione del sindacato.

Il segretario regionale Mariano Massaro, il segretario nazionale del settore Navigazione Nino D’Orazio e il segretario provinciale Trasporti Michele Barresi scrivono che “immerso nel silenzio tattico si avvia a compimento il progetto di dismissione di F.S. dall’area dello Stretto. La flotta di Stato ormai conta quattro navi per il trasporto dei mezzi ferroviari di cui ne vengono utilizzate solo tre con corse ed equipaggi ridotti di almeno il 50% rispetto ai livelli di produzione concordati con il sindacato. Con l’annuncio di vendita di Blu Ferries i vertici ferroviari hanno dichiarato il fallimento nel mercato in cui altre realtà imprenditoriali hanno fondato le proprie fortune, la timida e breve concorrenza con i privati si è consumata unicamente attraverso la compressione di salari e livelli occupazionali, i tagli inferti periodicamente al costo del lavoro dalla “monopolista” Caronte&Tourist sono stati presto ereditati dall’azienda del gruppo FS che nonostante la parità di condizioni non è riuscita a reggere il confronto e si appresta a sbaraccare. Siamo di fronte all’ennesimo fallimento delle privatizzazioni figlie del liberismo selvaggio in cui sono scaduti i servizi essenziali, vince chi riduce ai minimi termini il costo del lavoro e sacrifica la qualità del servizio a favore del profitto privato e quando arrivano i bilanci passivi si richiede alla collettività di ripianare il debito. Una concezione involutiva dei trasporti che è servita solo alle casse private, la concorrenza basata sulla qualità del servizio è rimasta nelle intenzioni, con siffatto sistema la Sicilia è pressoché isolata, i collegamenti ferroviari sono al minimo storico e il traghettamento di passeggeri e mezzi gommati è totalmente in mano ad aziende private che dettano costi e condizioni”.

Per l’Orsa a giocare un ruolo non di poco conto è stata anche l’ordinanza comunale che limita lo sbarco dei tir in città mentre l’approdo di Tremestieri è insufficiente e in continua emergenza. Un alibi per il gruppo Fs, spiega il sindacato che non a caso aveva già anticipato tale scenario chiedendo all’Amministrazione Comunale di rinviare qualsiasi iniziativa a dopo il completamento dell’approdo sud. “Adesso avremo qualche mezzo gommato in meno in via la Farina e tanti marittimi messinesi disoccupati a protestare dietro i cancelli del comune, mentre il completamento del porto di Tremestieri è rinviato alle calende greche” scrivono Massaro, D’Orazio e Barresi. A rischio ci sono infatti circa 120 marittimi e tutti i lavoratori dell’indotto, tra pulizie e ristorazione, per un totale di 200 posti che potrebbero svanire nel nulla. I sindacalisti chiedono se nelle operazioni di vendita sia prevista la clausola sociale per imporre all’armatore subentrante di assumere i marittimi che attualmente armano la flotta, poiché viste le dinamiche fin qui utilizzate dai vertici ferroviari è difficile aspettarsi qualcosa di buono.

Poi c’è un altro problema. “Cosa venderà Fs oltre le navi?”. L’Orsa ricorda che in occasione della separazione del servizio ferroviario da quello dedicato al traghettamento dei mezzi gommati, R.F.I. trasferì a Blu Ferries la proprietà delle navi bidirezionali e l’utilizzo delle strutture a terra (uffici, invasature, piazzale), un complesso logistico indispensabile anche per il traghettamento dei mezzi ferroviari gestito da R.F.I.. Dunque cosa succederebbe se insieme alla flotta si cedessero anche tali impianti? R.F.I. dovrebbe pagare al nuovo gestore privato l’utilizzo delle proprie strutture a suo tempo realizzate con soldi pubblici?

L’Orsa chiama a raccolta tutti i lavoratori. “Se non si interviene per tempo rischiamo di trovarci di fronte al fatto compiuto, è indispensabile che ferrovieri e marittimi Blu ferries si compattino in un'unica vertenza per rivendicare garanzie occupazionali e mantenimento dei servizi ai livelli concordati con le organizzazioni sindacali. C’è da salvare i residui posti di lavoro e rivendicare il mantenimento dei livelli di produzione, bisogna necessariamente svegliarsi”.

Una cosa è certa: l’Orsa farà di tutto per evitare l'ennesimo regalo al monopolio privato lasciando alla città solo nuova disoccupazione e innumerevoli disagi ai cittadini dello Stretto.

F.St.

16 commenti

  1. Messina e la Sicilia intera merita questo per aver dato battaglia alla costruzione del ponte.
    La rete ferroviaria veloce Berlino – Palermo, adesso sarà Berlino – Bari.
    I Siciliani sono stati raggirati per l’ennesima volta e non sarà l’ultima.

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  2. “Siamo di fronte all’ennesimo fallimento delle privatizzazioni figlie del liberismo selvaggio in cui sono scaduti i servizi essenziali”.

    Perciò, la pubblica Bluferries è incapace di stare sul mercato e la colpa è del “liberismo selvaggio”?

    E ci fosse una volta, in un paese che butta nel ces** della spesa pubblica il 52% del suo PIL, che questo liberismo non sia selvaggio! Selvaggissimo.

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  3. E i privati stappano bottiglie di champagne d’annata giungendo così al monopolio praticamente totale. Questo significherà prezzi ancora più osceni. Messina continua nella scia di auto-distruzione, con un’oligarchia che fa la dittatura su di noi e ci spreme. Applausi. Resta solo una cosa da fare: andarsene da questo posto.

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  4. Se scrivi alle 6:56 del mattino è difficile non scrivere xxxxxxxx.
    Per non cadere nelle contumelie, vorrei solo far notare che di questa tanto sognata quanto fantasiosa Palermo-Berlino (che io farei in aereo senza pensarci un attimo!) mancano le infrastrutture per i treni ad alta velocità.
    Ti inviterei a fare il tratto Villa S.G.-Salerno senza avere un senso di vomito dovuto agli scossoni dovuti a quella linea cadente.
    Ergo prima di costruire cattedrali nel deserto, ristrutturare le altre infrastrutture (non mi dispiacerebbe una Messina-Catania senza buche).

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  5. certo che vendono….Moretti si deve comprare i trenini nuovi per le Ferrovie “Italiane”…non siciliane

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  6. e di cosa vi meravigliate?
    non lo avete voluto il ponte in accordo col vostro sindaco dei poveri? ecco il risultato..
    come mi godo la fine di messina da luoghi decisamente migliori…

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  7. Tu sei proprio convinto di questo?

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  8. Totale assenza di interesse e di peso politico dei nostri (??) rappresentanti ai vari livelli, soprattutto regionale e nazionale.
    Inoltre qui non vi sono realtà economiche e produttive tali da pretendere infrastrutture e collegamenti adeguati.

    Piangiamo spesso i danni di un terremoto ormai lontano per giustificare il declino , ma dovremmo meglio piangere l’inerzia di un’intera città e relativo hinterland.

    I catanesi non lo lascerebbero fare.

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  9. Da quando le FS hanno nominato Moretti alla guida del gruppo c’è stata una escalation di colpi bassi dati alla Sicilia. Ora l’ennesimo sberleffo da parte di un “manager” che pensa di dettare legge dappertutto. Spero vivamente che questo signore venga fermato con tutti i mezzi possibili e che non si goda la sua ricchissima pensione (sicuramente con moltissimi zeri, considerando lo stipendio mensile di circa 80.000 euro).
    Sembra che al Governo Centrale vadano bene queste prese di posizione e infatti nessun politico insediato a Montecitorio (compreso il poco buddace Giampiero D’Alia) ha mai contrastato le idee malsane di questo inetto.
    Auspico che la vicenda giudiziaria in atto nei confronti di Moretti si trasformi in una pesante condanna (non solo dal punto di vista pecuniario). Ma su questo nutro poche speranze, considerata la poca imparzialità dei nostri giudici…

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  10. Condivido. Una classe politica rinchiusa nei propri interessi personali e una città assuefatta a sopravvivere di elemosine e promesse….

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  11. Il ponte non è la soluzione. A Messina manca tutto. Le strade sono ridotte in uno stato pietoso, si è costruito ovunque senza scrupoli e senza pensare che siamo nell’area maggiormente sismica d’Italia. Quando c’è maltempo siamo con l’acqua alla gola (in ogni senso). La soluzione, invece, è un’altra: una concorrenza seria e minacciosa alla società Caronte, che con il monopolio fa il bello e il cattivo tempo, offrendoci un servizio costosissimo e senza qualità. Non serve quindi un ponte che non sapremmo neanche realizzare, non essendoci progetti validi e definitivi. Messina rappresenta i difetti nauseabondi dell’Italia ai massimi livelli. Un caso (messinese) nel caso (italiano).

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  12. Come si dimostra i poteri forti hanno il sopravvento ,non abbiamo voluto il ponte questa e’ la conseguenza punitiva,noi naturalmente gente normale non contiamo un xxxxx.

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  13. Anubi, Settimo libero si riferiva al traffico merci.
    Per quanto riguarda le infrastrutture, il ponte avrebbe portato l’alta velocita’ in Sicilia.
    Fallito il progetto ponte, l’alta velocita’ da Napoli proseguira’ verso Bari……nuova piattaforma dei movimenti di scambio merci tra Europa ed il resto del Mediteranneo e dei paesi asiatici.
    Vendola ha vinto la sua battaglia. Il ponte avrebbe trasformato la Puglia in periferia del commercio……..
    La Calabria, la Sicilia. anche la Basilicata…….sono ormai tagliate fuori da ogni progetto di sviluppo….arrivano ed arriveranno tagli ed abbandoni…..Attenzione non e’ solo Messina ad essere penalizzata ma tutta l’Italia a sud di Napoli, diventata estrema periferia europea……….Lo Stretto continuera’ ad avere il suo traffico navale da e per la Sicilia….l’opportunita’ di sviluppo era per tutto il sud….Vendola ha fatto pesare gli interessi della sola Puglia…..rispetto a tre regioni tra cui la piu’ grande d’Italia(la Sicilia).
    Abbiamo al sud tratti ferroviari che risalgono alla fine del 1800 e tali resteranno……se non saranno aboliti al traffico……Abbiamo perso la scommessa con il futuro…….nessuna alternativa di sviluppo viene proposta…….mentre altrove si realizzano porti e strutture con i soldi del ponte…..chi ha vinto la battaglia sta costruendo un ponte alternativo fatto di idee e vuote chiacchiere che porta dritto alla poverta’ ed all’abbandono del sud…….

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  14. Che depressione…. Ma possibile che la deputazione messinese prima e siciliana dopo, siano così “insignificanti”? Garofalo & co dove sono? Senza tuttavia dimenticare l’ignavia e indifferenza dei messinesi e siciliani tutti (volutamente con le minuscole!)

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  15. Catania non è al nord, ma ,con tutte le loro pecche, lì difendono e creano posti di lavoro.

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  16. Catania, per rinforzare quanto detto, pur essendo a circa un’ottantina di km a Sud da qui, è avanti anni luce. E’ davvero la Milano del Sud. Una città organizzata, imprenditoriale anche ai livelli di base, un esempio e un’ispirazione per la moria che c’è qui. Certo, niente è perfetto, ma a volte ci sono cose (e teste) che funzionano. E che vanno solo prese ad esempio.

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