"La giornata della rabbia" dei lavoratori di Casa Serena. IL VIDEO

“La giornata della rabbia” dei lavoratori di Casa Serena. IL VIDEO

Francesca Stornante

“La giornata della rabbia” dei lavoratori di Casa Serena. IL VIDEO

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mercoledì 20 Febbraio 2013 - 00:55

In una lettera scritta durante il primo giorno di sciopero della fame i lavoratori del Movimento spontaneo raccontano angosce e speranze di chi spera solo di avere i soldi per pagare mutui e bollette. Nessuna fiducia nella politica, pronti anche a bruciare le schede elettorali.

“Di cose brutte in questa nostra città ce ne sono tante: le strade piene di buche, i cassonetti ai limiti di qualunque decenza, aiuole senza manutenzione, zone mai risanate, beni ormai lasciati al loro destino, incompiute senza senso. Potremmo continuare all’infinito e la rabbia aumenta man mano che l’elenco si allunga. E intanto ci chiediamo perché. Perché dobbiamo vivere in una dimensione” in cui gran parte di noi non si riconosce, non approva, non condivide? Perché i nostri figli devono crescere nella sporcizia, nell’abbandono, nel degrado? Perché? Questa è la nostra giornata della rabbia e se potessimo gridarlo lo faremmo con quanto fiato abbiamo in gola. E non perché oggi colpiscono la nostra sfera personale, ma perché non ne possiamo proprio più. Noi siamo quel piccolo mondo di Casa Serena fino a ieri isola felice, siamo sotto una tenda a fare lo sciopero della fame per attirare l’attenzione sui nostri sacrosanti diritti”.

Inizia così la lettera che i lavoratori di Casa Serena, riuniti nel Movimento spontaneo, hanno scritto dopo aver trascorso la prima giornata in sciopero della fame (vedi correlato), accampati sotto un gazebo sistemato nel giardino della struttura di Montepiselli, in protesta per veder rispettato un loro diritto. Hanno lasciato a casa i loro figli, le famiglie, vorrebbero poter tornare con un po’ di serenità in più perché quando non ci sono i soldi per fare la spesa e pagare le rate del mutuo l’esasperazione prende il sopravvento. Nella loro giornata della rabbia rivogliono indietro il futuro che in questo momento non vedono più, vogliono quello che spetta loro per il lavoro dato, vogliono restituita la dignità. La lettera scritta sotto quel gazebo è un vero sfogo.

“Tutti a dirci che siamo tanti, tutti a rinfacciarci che costiamo troppo, tutti a indicarci con il dito dell’accusa come se in questi 25 anni avessimo scroccato impunemente lo stipendio che portiamo a casa. E basta! Non ne possiamo più! Non siamo noi che siamo troppi, troppi sono i politici che ci hanno governato e amministrato così male. Non siamo noi che prendiamo compensi da favola, noi lavoriamo per poco meno o poco più di mille euro. Ma vi siete chiesti se il nostro essere “tanti” ha prodotto, in tutti questi anni di lavoro e di impegno, un beneficio nella nostra città? Se lì dove siamo presenti la gente sta avendo finalmente una marcia in più nella propria vita quotidiana già tanto provata e difficile? Parliamo di anziani, di disabili, di famiglie disagiate, di bambini con poche opportunità, di giovani che devono decidere da che parte andare ed hanno le idee confuse. La nostra città non è solo abbandonata, la vogliono anche muta, cieca e sorda!”.

Loro non vogliono più sottostare a tutto questo. Dicono basta a quella politica che per anni si è servita di loro perché i lavoratori dei servizi sociali, soprattutto a Messina, sono sempre stati un bel bacino di voti. Sono pronti a bruciare anche le schede elettorali, quella politica in cui hanno creduto si è esaurita nelle rate da pagare, nei mutui non rispettati, nelle bollette che aumentano di mese in mese.

Dov’erano i nostri politici mentre chiedevamo aiuto, di che cosa parlavano, a cosa pensavano quando, richiamati ai loro doveri istituzionali, rimandavano e lasciavano ad altri le responsabilità per cui erano profumatamente pagati?” si chiedono oggi.

Non hanno più fiducia, non crederanno ad altre promesse, chiedono solo i loro stipendi. Per i lavoratori di Casa Serena e per tutti i colleghi dei servizi sociali che soffrono una gestione che negli anni ha messo in ginocchio i lavoratori. Continueranno a restare accanto ai deboli, agli anziani, ai disabili. Ma vorrebbero anche poter tornare a casa senza vergogna. (Francesca Stornante)

2 commenti

  1. L’articolo purtroppo mette in luce il decadimento della nostra società, e la guerra dei poveri ormai già entrata nel vivo.

    Ma perchè in questo paese non si può fare un analisi dettagliata dei responsabili di questa tragedia e non gli si confiscano i beni, al fine di mantenere questo servizio che loro hanno fortemente e in mala fede amplificato!

    Suggerisco, per la legge del contrappasso, di far svolgere questo ingrato compito ai lavoratori in esubero nella veste di ufficiali giudiziari.

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  2. Ma scusate dove eravate quando hanno silurato quelli della Trisceglie o quando hanno chiuso i cantieri navali, o quando le ferrovie hanno ridotto il personale ? voi pretendete ascolto e criticate quei politici che hanno riempito Casa serena di personale, ma poi si può sapere chi SONO questi politici ? messina è piena di buche ? è invivibile ? e vi siete accorti solo ora ? troppo facile svegliarsi un giorno e dire che le cose non vanno …… vogliamo fare le cose giuste iniziamo con il denunciare alla procura chi ha sfruttato la propia carica politica pe riempire casa serena di dipendenti, iniziamo con il denunciare abusi e soprusi, denunciate chi con una mala gestione vi ha portato a questo punto e forse qualche cosa cambia, ma se vi limitate a pretendere ascolto allora mettetevi in fila che prima di voi ci sono decine di famiglie……………e propio vero la guerra dei poveri è iniziata ma il male viene da noi che abbiamo avallato tutto questo permettendolo, il tutto per un tozzo di pane (con rispetto parlando)noi solo siamo i responsabili e il bello è che non vogliamo che le cose cambino……….

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