Gli studi sul Radon e la prevedibilità dei terremoti: una delle più grandi sfide della scienza

Gli studi sul Radon e la prevedibilità dei terremoti: una delle più grandi sfide della scienza

Gli studi sul Radon e la prevedibilità dei terremoti: una delle più grandi sfide della scienza

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mercoledì 08 Aprile 2009 - 09:34

Quando diciamo che -non è possibile prevedere terremoti- ci riferiamo assolutamente, ed esclusivamente, allo stato attuale delle conoscenze. Ma nella scienza nulla è impossibile, e molto probabilmente un giorno i terremoti si potranno prevedere davvero

Gli studi sul gas Radon, e sul rapporto tra il Radon e i terremoti, non sono certo un’esclusiva o una novità del tanto osannato Giuliani. Da diversi decenni, infatti, la comunità scientifica si interroga, in silenzio e in modo molto approfondito, su numerosissime ricerche riferite proprio a questo gas che potrebbe essere utilizzato come -precursore sismico-.

Basta digitare -radon earthquake precursor- su Google scholar che si possono osservare, e consultare, i risultati di molte ricerche i cui risultati però non sembrano tanto soddisfacenti da poter utilizzare questo metodo per prevedere i terremoti.

La prima volta che si individuò nel -Radon- un oggetto di studio sismico fu nel lontano 1966 (parliamo, quindi, di 43 anni fa!) quando, in occasione del disastroso terremoto di Tashkent in Uzbekistan, i livelli di gas nell’acqua dei pozzi salirono bruscamente.

Da allora si sono sviluppate numerose teorie secondo le quali il Radon accumulato nelle rocce potrebbe essere utilizzato come indicatore premonitore di eventi sismici: liberandosi non appena le tensioni sotterranee si avvicinano ad una soglia critica, questo particolare gas ci potrebbe avvertire con diverse ore di anticipo sull’imminenza di un fenomeno sismico.

Oltre trent’anni fa molti scenziati hanno iniziato a misurare in modo sistematico le variazioni del radon in altre zone sismiche, soprattutto in California, Cina ed Islanda.

Il fenomeno è stato studiato per otto anni lungo la Rift Valley, l’imponente frattura tettonica che corre da nord a sud lungo la porzione orientale dell’Africa, nei pressi del Mar Morto.

Tutte le ricerche effettuate in tal senso non hanno mai dimostrato, fino ad oggi, quel costante rapporto di causa-effetto che, se provato, avrebbe già affermato da tempo la prevedibilità dei terremoti.

E’ infatti vero che, alcune volte, il Radon anticipa devastanti eventi sismici.

Ma è anche vero che altre volte a un elevatissimo picco di -emissione- del Radon dal sottosuolo non è poi seguito un terremoto, e che ci sono stati anche molti terremoti distruttivi senza che fossero anticipati da questo tipo di segnale precursore.

Di conseguenza, affermare che oggi i terremoti non si possono prevedere è assolutamente corretto e preciso.

Dopotutto anche Giuliani aveva sbagliato: non è vero che aveva previsto il distruttivo sisma di L’Aquila.

Lui aveva previsto un violento sisma distruttivo a Sulmona (dove poi non c’è stato), e l’aveva previsto otto giorni prima del ‘vero’ terremoto che s’è poi verificato.

Non ha senso, quindi, colpevolizzare Bertolaso, la Protezione Civile o chissà quale altra autorità: bisognerebbe piuttosto apprezzare gli sforzi della Protezione Civile Italiana, che è in assoluto la migliore del mondo e la più preparata alle emergenze, come ha dimostrato anche in Abruzzo.

In piena notte, dopo pochissimi minuti dalla scossa distruttiva, i soccorritori erano già alla ricerca dei superstiti, e a fronte dei 250 morti bisogna segnalare che 160 persone sono state, miracolosamente, salvate da chi ha scavato tra le macerie senza mai perdere la speranza di ritrovare corpi umani ancora in vita.

L’unica cosa che la Protezione Civile avrebbe potuto fare e non ha fatto, probabilmente, è l’allestimento di tendopoli preventive in cui la notte i cittadini potevano liberamente scegliere se andare a dormire.

Nel 2000, in occasione di uno sciame sismico Romagnolo, a Faenza erano state allestite proprio queste tendopoli preventive. Che dopotutto avevano avuto poco successo, perchè lo scetticismo imperante nei cittadini li lasciava, tranquilli, nelle loro abitazioni e anche perchè comunque poi non s’è verificato alcun tipo di sisma: infatti non sempre a uno sciame sismico corrisponde un violento fenomeno tellurico devastante, anzi … sono pochi i casi di sciami sismici che culminano poi in una forte scossa.

Se proprio, nonostante il tragico momento che richiederebbe solo silenzio e rispetto per le vittime del sisma, bisogna a tutti i costi fare delle polemiche, allora cerchiamo di capire perchè in Italia non siamo in grado di avere quella cultura e quella sensibilità di prevenzione che ci consentirebbe di lasciar perdere tutti i discorsi sulla prevedibilità o meno dei terremoti.

Perchè se l’edilizia antisismica, come negli Stati Uniti o in Giappone, fosse una regola anche in Italia, e se i nostri palazzi non crollassero neanche con terremoti del settimo grado della scala Richter, a quel punto poco ci importerebbe di sapere in anticipo l’arrivo o meno di un terremoto perchè comunque saremmo al sicuro.

Ovviamente dire che oggi non si possono prevedete terremoti non significa dire che mai sarà possibile.

Nella scienza nulla è impossibile: è un settore in continua, velocissima, evoluzione.

E ben vengano tutti gli studi, in primis quelli di questo Giuliani, che possano aiutarci a fare dei passi avanti proprio nel mondo della scienza e della ricerca scientifica.

La prevedibilità di un evento è un obiettivo scientifico realistico, fondamentale e primario.

Per questo motivo la presenza del radon in eventi sismici importanti, come nell’ottobre del 2002 poco prima del terremoto di S. Giuliano, ha spinto una società italiana, la Caen di Viareggio, a mettere a punto strumenti per la misurazione del radon. Al progetto partecipano anche la Fondazione Nixon e la Duke University. L’obiettivo è la creazione di un sistema di allerta che funzioni come quello che indica l’avvicinarsi di uno tsunami.

Di fronte agli strumenti di Giuliani, tutta la comunità scientifica ha invitato lo studioso abruzzese a mettere a disposizione i suoi studi, i suoi mezzi e le sue ricerche. L’INGV lo accoglierà a braccia aperte e quello che tutti si chiedono, in ambito scientifico e sismologico, è il perchè se davvero questo tizio aveva individuato un nuovo sistema per prevedere i terremoti non lo aveva presentato alla comunità scientifica ponendolo al vaglio delle più preparate menti internazionali: sarebbe stato un motivo in più d’orgoglio nazionale, e se è vero quel che dice nessuno avrebbe impedito a Giuliani di diventare il nuovo Galileo Galilei.

Ma non l’ha fatto, ha tenuto i suoi studi per sè e per forza di cose, non essendo oggi ancora prevedibili i terremoti, il mondo della scienza e della ricerca di questo settore rimane assolutamente su un livello ben differente rispetto a quello di protezione civile e di operatività sul territorio in occasione di emergenza.

CORRELATO IN BASSO L’ARTICOLO SULLE TEORIE DI GIULIANI

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