Terna, ultimata la prima parte dell'elettrodotto. Le reazioni di associazioni e M5s

Terna, ultimata la prima parte dell’elettrodotto. Le reazioni di associazioni e M5s

Giovanni Passalacqua

Terna, ultimata la prima parte dell’elettrodotto. Le reazioni di associazioni e M5s

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domenica 22 Giugno 2014 - 15:24

Il ritmo sostenuto dei lavori viene definito una “prova di forza contro il territorio”. Interrogazione presentata alla Camera dai deputati 5 stelle Villarosa e D'Uva. Zafarana, deputata ARS per il Movimento: “Giunta regionale riprenda nostra mozione”

Con il completamento del primo tratto dell’elettrodotto Sorgente-Rizziconi, si inasprisce la battaglia tra i cittadini dei comuni interessati e Terna. Il tratto ultimato è quello tra la stazione elettrica di Sorgente e Pace del Mela, tratto in cui i cavi sono stati interrati – non per tutelare gli abitanti, ma per fattori tecnici -; è stata completata anche l’opera di compensazione prevista, il rifacimento della strada statale che collega San Filippo, Archi e la parte iniziale di Giammoro. Inoltre, Terna ha già iniziato il posizionamento dei cavi aerei, e ha avviato i lavori per ultimare la disposizione dei piloni monostelo in contrada Serro.


La rapidità con cui procede la realizzazione dell’elettrodotto ha messo in allarme cittadini, associazioni e movimenti, che vedono nell’attivismo di Terna una “prova di forza” contro il territorio. A questo proposito, il M5s di Villafranca Tirrena ha organizzato l’ennesimo banchetto informativo, nel tentativo di scuotere un’opinione pubblica che resta distante, o comunque poco informata sulla questione. “E’ necessaria una grande mobilitazione che porti attenzione mediatica sull’elettrodotto” – dichiara Francesco D’Uva, deputato pentastellato, – “prima della battaglia nelle sedi istituzionali, ci vorrebbe un forte sostegno da parte della popolazione; sostegno che, allo stato attuale, manca, condannando la questione al silenzio”.


D’Uva, insieme ai colleghi Villarosa – primo firmatario -, Cancelleri, Segoni e Daga, ha presentato alla Camera un’interrogazione scritta. Nel testo si riassumono le principali “anomalie” che hanno caratterizzato l’iter e la valutazione del progetto, “anche se l’opera è in possesso delle autorizzazioni previste dalla legge”. Una situazione paradossale, conseguenza della burocrazia siciliana e di un quadro normativo spesso contraddittorio. Che però potrebbe essere risolto nel riferimento alle direttive dell’Unione Europea. La speranza di ottenere una procedura d’infrazione da parte dell’UE è paventata anche nell’interrogazione del Movimento.
“Un’anomalia molto forte è certamente costituita dalla frammentazione, ai fini della valutazione di impatto ambientale (VIA), dell’originario e unitario progetto” – si legge nell’interrogazione, – “Terna ha chiesto (e ottenuto) l’autorizzazione per una parte del progetto, ritenuta non soggetta a VIA; tale richiesta, peraltro accolta, è in contraddizione con le direttive UE e con svariate sentenze del Consiglio di Stato: la VIA andrebbe fatta sul progetto intero e unitario, non su alcune porzioni specifiche”.
Un’altra anomalia è costituita dal passaggio dell’elettrodotto attraverso un crinale, situato vicino al comune di Saponara, inserito nel gennaio 2010 in una Zona di Protezione Speciale, zona sottoposta a livello di tutela 3, il più elevato, per cui è previsto il divieto di realizzare nuove strade, antenne, elettrodotti e altro. In seguito all’approvazione del Piano, le autorizzazioni concesse in precedenza a Terna avrebbero perso validità per espressa dichiarazione normativa, in quanto le autorizzazioni già rilasciate per progetti di opere non ancora intraprese alla data di adozione del Piano restano valide limitatamente alle aree in cui esso non preclude la loro realizzazione. In questo caso, forte appare la responsabilità della soprintendenza, che non ha esercitato i suoi compiti di vigilanza, consentendo il prosieguo dei lavori nell’area interdetta.
Ancora, Terna non ha presentato la verifica di ottemperanza sul progetto esecutivo, indispensabile per l’avvio dei lavori, che dovrebbe garantire lo smantellamento di 170 km di vecchie linee elettriche.


Insomma, anomalie che dovrebbero essere tecniche, e che invece hanno molto di “politico”. E proprio a causa dell’interpretazione “all’italiana” della Direttiva VIA sull’impatto ambientale il nostro paese è già sottoposto a una procedura d’infrazione comunitaria. D’Uva: “La battaglia ha tre fronti: quello politico, quello amministrativo e quello sociale. Del politico ce ne stiamo occupando: Villarosa ha già avuto dei feedback – che lui ha giudicato positivi – da parte del ministero dell’Ambiente, e aspettiamo le reazioni degli altri ministri interessati. Delle violazioni amministrative si stanno occupando l’Associazione Mediterranea Natura – che ha presentato un dettagliato ricorso al TAR, elencando tutte le anomalie e le contraddizioni dell’iter del progetto – e i cittadini di Serro – anch’essi autori di un ricorso, che però è stato rigettato dal TAR e si trova adesso al vaglio del Consiglio di Stato. Ma quello che noi riteniamo più prezioso è il fronte sociale: l’argomento Terna è complesso, ma ciò che manca davvero è la coesione, non solo tra quello spaccato di società civile che sta lottando, con strategie diverse, per raggiungere lo stesso obiettivo; manca una coesione basata sulla solidarietà, sul sostegno anche se il problema non ci riguarda direttamente. L’attuale mobilitazione è quella di chi ha l’elettrodotto sulla propria testa; basta spostarsi di qualche km e l’interesse diventa superficiale, il sostegno assente. Così non si va da nessuna parte”.


Anche Valentina Zafarana, deputata M5s all’ARS, è presente al sit-in: “A livello regionale chiederemo delucidazioni sul destino della mozione, approvata a larghissima maggioranza (solo due contrari), con la quale si richiedeva all’assessorato all’Ambiente di imporre a Terna l’interramento dei cavi dell’elettrodotto in galleria schermata. Purtroppo l’allora assessore (Mariella Lo Bello, ndr), che sembrava aver apprezzato la nostra iniziativa, non l’ha poi attuata; speriamo di trovare una risposta diversa nel nuovo assessore Mariarita Sgarlata”.


In questa intricatissima trama di norme, iter, violazioni presunte o presumibili, è clamoroso assente il tema dei rischi per la salute. Questo perchè non c’è unanimità di vedute, all’interno della comunità scientifica, sui danni prodotti dall’esposizione a campi elettromagnetici come quelli di un elettrodotto da 380 kV. Tuttavia, i recenti studi sui campi elettromagnetici in generale stanno portando alla luce aspetti poco approfonditi delle conseguenze a lungo termine. E’ emerso, ad esempio, un legame tra l’esposizione prolungata e l’insorgere della leucemia infantile, e su questo tutti gli scienziati sono ormai concordi. Ma qualcuno – il prof. Gino Levis, per citare il più famoso a livello nazionale – sta cercando di dimostrare quanto gravi siano le conseguenze della sottovalutazione di questo fattore di rischio. Anche in questo caso, l’unica tutela cui il cittadino può appellarsi viene dall’UE: si tratta del “principio di precauzione”, citato nell’art. 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, che “permette di reagire rapidamente di fronte a un possibile pericolo per la salute umana, animale o vegetale, ovvero per la protezione dell’ambiente, nel caso in cui i dati scientifici non consentano una valutazione completa del rischio”. Ma, a testimonianza della scarsa fiducia riposta nella discrezionalità del principio, esso viene trascurato dagli interessati, in favore del motivo della tutela dell’avifauna e delle migrazioni. “Non è che il rischio per la salute non ci sia” – dichiara Gianni Mento, autore del ricorso al TAR dell’associazione Mediterranea Natura, che sul caso Terna è diventato un riferimento anche per i deputati 5 stelle, – “il problema è che, al momento, non è dimostrabile alcun nesso causale tra quest’ultimo e l’esposizione ai campi elettromagnetici. Dunque, bisogna focalizzarsi su altri aspetti della questione e sperare che qualcuno voglia ascoltare, attentamente, cosa abbiamo da dire”.


Intanto, mentre Mediterranea Natura aspetta la risposta del TAR, mentre i cittadini di Serro sperano nel Consiglio di Stato, mentre il M5S prova a portare il dibattito alla Camera e all’ARS, e mentre la popolazione si disinteressa di ciò che accade, Terna si avvia verso la fase finale dei lavori, con l’obiettivo di terminare entro il 2015. L’opera servirà a portare energia, a costi minori, dalla Calabria – che ha un surplus energetico del 78% – verso la Sicilia e, in futuro, verso l’Africa. Inoltre, Terna ha avviato la cosiddetta “fase di concertazione” con gli enti interessati per la costruzione di un secondo elettrodotto ad alta tensione, Sorgente-Assoro, per il quale è in fase di avvio il Tavolo tecnico per la condivisione della Fascia di fattibilità di tracciato. Dalla cuspide nord-orientale della Sicilia passeranno così, nel prossimo futuro, 5 metanodotti e due elettrodotti. E’ chiaro che si parla di un corridoio obbligato per portare energia dalla penisola alla Sicilia, e magari oltre; tuttavia, ad oggi non è ancora chiaro quali benefici, e soprattutto quali sacrifici saranno riservati alla popolazione del territorio, e in particolare di quello che dovrebbe essere il futuro Parco dei Peloritani.


Giovanni Passalacqua

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