1 ottobre 2009: il giorno del lutto è oggi. La memoria di 37 morti non si posticipa

1 ottobre 2009: il giorno del lutto è oggi. La memoria di 37 morti non si posticipa

1 ottobre 2009: il giorno del lutto è oggi. La memoria di 37 morti non si posticipa

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mercoledì 30 Settembre 2015 - 22:22

Oggi è l'anniversario dell'alluvione del 2009 nel quale persero la vita 37 vittime. La tragedia più grande per Messina dopo il sisma del 1908 non sarà celebrata oggi ma domani. Il posticipo dovuto al fatto che oggi in Cattedrale c'è il saluto all'arcivescovo rinunciatario. Ma non si può posticipare una data che è impressa sulla pelle.

L’1 ottobre del 2009 morivano a Giampilieri 37 persone, travolte dal fango.

Sei anni fa 37 figli messinesi venivano inghiottiti da un fiume di fango, detriti, pioggia, sassi, senza possibilità di scampo, senza possibilità di aiuto, senza possibilità di dire addio ai loro cari, senza la possibilità di stringere la mano di nessuno nell’ultimo istante. Quelle ferite sono ancora aperte e lo dimostrano le immagini di una ricostruzione lenta e faticosa. Quelle bare sono ancora aperte.

E’ la peggiore tragedia provocata dalla natura che Messina ricordi, dopo il terremoto del 1908. Mai abbiamo contato tante vittime della furia della tempesta.

Mai dimenticheremo l’alluvione dell’1 ottobre 2009.

Eppure.

Eppure la Chiesa di Messina ha deciso di posticipare la celebrazione in ricordo delle 37 vittime da oggi a domani, perché oggi c’è il saluto dell’ex arcivescovo, Calogero La Piana, che ha rinunciato per motivi di salute all’incarico.

A salutare al Duomo, alle 17.30 monsignor La Piana ci sarà l’intera comunità e per questo addio è stato posticipato l’anniversario. Ai nostri 37 fratelli messinesi morti sarà dedicata la cerimonia di domani, 2 ottobre, mentre oggi rintoccheranno le campane e durante la messa in Cattedrale La Piana dirà qualcosa in ricordo.

Non posso parlare a nome dei familiari delle vittime di Giampilieri, né del Comitato, ci mancherebbe, ma ogni persona sa che il giorno del lutto resta inciso sulla pelle per sempre.

E che proprio la comunità religiosa posticipi l’anniversario di una delle più grandi tragedie della nostra terra e per di più lo faccia per non posticipare il saluto ad un arcivescovo che, fiaccato nel fisico e nello spirito, lascia quella stessa comunità, lascia perplessi e addolorati. La Chiesa sta sempre al fianco dei più piccoli, di chi soffre, degli ultimi, asciuga le lacrime e abbraccia chi piange. Da più di 100 anni Messina ricorda il terremoto del 1908 il 28 dicembre, così come l’America e il mondo ricordano l’11 settembre ed ognuno di noi, nel suo cuore (e chi è credente con una messa) ricorda il giorno della morte dei propri cari nella data in cui è avvenuto. Intere generazioni sono cresciute sapendo esattamente cosa è successo il 19 luglio o il 23 maggio in Sicilia. Ci sono cose che hanno un senso, un significato profondo che va oltre la forma. Sarebbe stato ancora più intenso, ancora più grande, decidere di spostare il saluto al monsignore a Giampilieri, là dove ancora la ferita brucia e il dolore non è roba antica. Magari si sarebbe stati più stretti e sarebbe stato meno “ufficiale” che al Duomo, ma la Chiesa di Cristo e la Chiesa di Papa Francesco non badano a questi particolari. Del resto, una delle prime cose che ha fatto La Piana divenuto pastore di questa città è stata quella di essere al fianco dei colpiti dal lutto.

Si dice sempre che le istituzioni si stanno allontanando dalla gente e che la Chiesa stessa non riesca più ad essere vicina come un tempo. Sono episodi come questo che riescono incomprensibili alle persone normali, ai fedeli, già peraltro confusi dalle polemiche che sono seguite all’annuncio della rinuncia di La Piana.

Subito dopo la notizia dell’addio ed anche dalla conferenza stampa sono emerse vicende che hanno scosso la “famiglia” (come l’ha definita lo stesso alto prelato) della diocesi e che hanno contribuito nel tempo a rabbuiare il clima della comunità e a far dire all’arcivescovo “sono fiaccato nello spirito e nel fisico”.

Ad un gregge di fedeli già sconcertati da un evento, come quello delle dimissioni, piuttosto raro, probabilmente avrebbe dato maggior conforto sapere che la Chiesa di Messina è ancora e sempre al fianco del suo popolo nel giorno più duro.

E il giorno più duro per Giampilieri è l’1 ottobre. Oggi come nel 2009 e come nel 2019 e nel 2109.

E’ il giorno in cui, chi crede in Dio, vuole ascoltare la sua parola e sentire che la Chiesa è un conforto, e chi non ci crede spera che Dio esista nell’ascoltare il Verbo.

“Nel giorno di dolore che uno ha…”come dice Ligabue e chiedo scusa se sono blasfema, la fede è la spada più forte e sapere che quel giorno la Chiesa si riunisce al Duomo e non per ricordare i 37 figli di Messina uccisi dal fango ma per salutare l’arcivescovo rinunciatario, addolora.

Non parlo a nome di nessuno dei familiari, né tantomeno del Comitato, né posso immaginare le sofferenze che ancora oggi scandiscono i loro giorni.

Ma nel mio piccolo, voglio ricordare oggi i miei 37 fratelli morti l’1 ottobre 2009.

La mia preghiera laica va a loro, nell’anniversario della loro morte,nella luogo che è stato la loro tomba: Giampilieri.

Monica Balascuta, Carmela Maria Barbera, Santi Bellomo, Carmela Cacciola, Giuseppa Calogero, Concetta Cannistraci, Roberto Carullo, Luigi Costa, Ketty De Francesco, Elena De Luca, Francesco De Luca, Ilaria De Luca, Agnese Falgetano, Letterio Laganà, Maria Li Causi, Francesco Lonia, Lorenzo Lonia, Teresa Macina, Leo Maugeri, Christian Maugeri, Letterio Maugeri, Francesca Micali, Simone Neri, Carmela Olivieri, Katia Panarello, Santina Porcino, Maria Restuccia, Carmelo Ricciardello, Martino Scibilia, Bartolo Sciliberto, Maria Letizia Scionti, Salvatore Scionti, Alessandro Sturiale, Onofrio Sturiale, Giuseppe Tonante, Salvatore Zagami. La 37esima vittima non è mai stata riconosciuta.

Rosaria Brancato

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