"Serve conoscenza, non conoscenze". Addiopizzo e Libera insieme per unire legalità e lavoro

“Serve conoscenza, non conoscenze”. Addiopizzo e Libera insieme per unire legalità e lavoro

Eleonora Corace

“Serve conoscenza, non conoscenze”. Addiopizzo e Libera insieme per unire legalità e lavoro

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domenica 07 Luglio 2013 - 13:33

I membri di Addiopizzo e Libera puntano a combattere la criminalità organizzata anche sul piano economico, dimostrando che la legalità offre opportunità di lavoro

Nonostante il “furto di speranza” reiterato nella nostra terra ai danni dei giovani in particolare, e di tutti i cittadini onesti in generale, gli attivisti dell’antimafia non si arrendono e lavorano per combattere le organizzazioni criminali non solo sul piano morale e culturale, ma anche economico. Un intento reso ancora più difficile dalla grave crisi economica che ha investito la nazione, ma che non va messo da parte, nonostante tutto. Vogliono fatti concreti, i ragazzi di Addiopizzo e Libera, e lavorano per ottenerli. Certo, non si accontentano della retorica dell’antimafia, quella che la riduce “alle manifestazioni del 23 Maggio e 19 luglio”, quella che fa quasi pensare che l’antimafia sia ormai diventata una moda, un biasimo formale che non tocca le varie manifestazioni con cui impregna la sociatà. “Generalmente ormai tutti sono antimafiosi, tutti dicono che la mafia fa schifo, ma la mafia è corruzione. I mafiosi sono anche i corrotti”. Non ha usato mezzi termini nel corso del suo intervento alla festa del Lavoro della Cgil, Umberto di Maggio, coordinatore regionale di Libera:

“Serve legalità anche nei contratti di lavoro. dobbiamo dimostrare che non contano le conoscenze, ma la conoscenza. La militanza deve diventare contagiosa, non lo è quando è musona e pessimista come troppo spesso è l’antimafia. Se dobbiamo fare 100 passi e ne abbiamo fatti due c’è da festeggiare non da lamentarsi per i 98 non compiuti. Stiamo dalla parte giusta della vita, dobbiamo festeggiare, perché essere pessimisti? Dobbiamo essere militanti ovunque, al bar dove ci sono gli scettici e gli indifferenti. Fino a quando saremo musoni, tristi e divisi rideranno di noi. Anche a Messina come in altre province della sicilia riusciremo a coniugare al plurale il nostro senso di militanza. Perché o lo si f ora o non lo si fa più, e siccome lo dobbiamo fare, lo facciamo”. Un intervento che invita alla concretezza dell’azione, più che ai sofismi della divisione e delle belle parole. “Sul lavoro dobbiamo fare concorrenza alla mafia. Se lei offre lavoro e il nostro walfare no noi dobbiamo trovare a tutti i costi il modo per farle concorrenza. Non possiamo più permettere lo tzunami demografico di giovani che vanno via dicendo che niente può cambiare".

Piccoli passi per cambiare rotta: confisca dei beni e associazionismo, creare "l’antimafia unita”. Dimostrare che si lavora anche nella legalità, se non addirittura grazie alla legalità, è, infatti, l’intento delle associazioni antimafia, come Addiopizzo, che a Palermo, ad esempio, ha avviato una serie di progetti volti a dare un alternativa concreta al malaffare:

“La nostra associazione a Palermo esiste già dal 2004 – spiega Chiara, in visita dal capoluogo – in questi dieci anni abbiamo avuto la possibilità di sviluppare diverse iniziative. Abbiamo creato “Libero futuro”, un’associazioni di commercianti che hanno già denunciato e che serve a fornire una tutela e supporto economico e psicologico. Abbiamo un ufficio legale, creato in gran parte da attivisti. Siamo riusciti ad ottenere un progetto Pon per la legalità nelle scuole, con il quale lavoreranno per tre anni dodici persone di Addiopizzo. Abbiamo ideato la “Pizzo free card,” per incrementare il consumo critico. Inoltre puntiamo a incentivare le esperienze di imprenditoria etica, come adesempio “ Addio pizzo travel”, un progetto gestito da un’associazione culturale sul turismo responsabile. Di recente , inoltre, abbiamo vinto un bando per la spiaggia di Capaci, l’abbiamo ripulita ma anche assunto bagnini, operatori alla spiaggia e al bar”.

Sempre di aspetti concreti riguardo la lotta alla mafia ci parla Enrico Pistorino, presidente di Addiopizzo Messina. “La procura della repubblica dice che Messina è una delle città più care d’Italia a causa del pizzo. Il pizzo infatti aumenta i costi di gestione e di conseguenza il prezzo finale dei prodotti venduti. Per questo, nel contesto del consumo critico, non pagarlo tende anche ad abbassare i prezzi”. Un grande vantaggio, dunque, sia per il commerciante che per il consumatore, al di là di ogni considerazione morale. Per quanto riguarda sempre gli attti “concreti” resta il problema di tempi burocratico giudiziari troppo lunghi per quanto riguarda il riaffida mento dei beni confiscati ai mafiosi. “Tra la confisca e l' affidamento passano mediamente dieci anni” – lamenta Pistorino – “Il locale della sede ci è stato dato dopo 11 anni. A Messina al momento sono solo dieci, uno è stato trasformato in sede di quartiere, uno a noi, ne rimangono otto di cui uno è stato destinato ad una cooperativa sociale. La percentuale è sempre troppo bassa”.

Tirando le somme dei tre giorni della festa del Lavoro organizzata della Cgil, alla quale i membri di Addiopizzo hanno partecipato con uno stand in cui sono stati venduti, tra l’altro, i prodotti di Libera, il confronto con gli attivisti di Palermo ha ricordato a tutti differenze dell’agire mafioso e dell’opposizione civile tra i due territori. Se resta nella storia tristemente celebre la violenza dei clan palermitani, a cui la società civile del capoluogo a risposto con grandi movimenti di sdegno e opposizione, a Messina – città, è bene ricordare, doppiamente controllata da mafia e ‘ndrangheta – tutto sembra sempre troppo calmo e pacificato. Per questo i ragazzi di Addiopizzo si trovano a lottare spesso contro un vero e proprio “muro di gomma”, ma non perdono l’ottimismo: “A Messina gli elementi positivi ci sono – dichiara il presidente di Addiopizzo – si respira un clima di partecipazione che è il presupposto alla lotta alla mafia, mentre la delega ne è la precondizione, l’atteggiamento che lascia tutto nello status quo e lo legittima. addio pizzo ha avuto grande solidarietà l’anno scorso per l’incidente che è avvenuto durante la manifestazione della Vara, pensiamo di dare vita anche quest’anno ad un momento di riflessione per la collettività. Io sono ottimista rispetto al cambiamento delle coscienze”. Un passo dopo l’altro sulla strada dei “cento”. (Eleonora Corace)

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