Mentre la riforma delle province rischia di annaspare o annegare, continua a Messina il dibattito sulle Città Metropolitane. In Consiglio comunale la deputazione regionale ha illustrato tutte le criticità del testo all'attenzione dell'Ars e che rischia di essere bocciato o impugnato dal Commissario dello Stato. "Attenti- ha però detto il presidente dell'Ars Ardizzone- Non è detto che i destini delle province e delle Città Metropolitane debbano camminare insieme".
Il destino del Ddl su province e città metropolitane, sarà deciso nelle prossime ore a Roma, nel vertice di maggioranza “in trasferta”, ma al momento le ipotesi in piedi sono due: o proroga dei commissari delle province (per consentire di varare una riforma che non si è fatta in otto mesi….) o ritorno al voto per le elezioni provinciali.
E’ chiaro anche a un bambino che il testo così come è stato approvato dalla Commissione non supererà neanche l’anticamera del Commissario dello Stato.
Nel frattempo a Messina, si fa sempre più vivace il dibattito sulla Città Metropolitana, avvertita da tutti come l’ultima occasione.
Se ne è parlato questa mattina in Consiglio comunale alla presenza della deputazione regionale, alla quale è stato consegnato un ordine del giorno sull’argomento.
Evidentemente però ai consiglieri comunali non importa granchè dell’argomento, dal momento che alle 11 a Palazzo Zanca c’erano il Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone ed i deputati regionali Marcello Greco, Franco Rinaldi, Filippo Panarello, Nino Germanà e di gran parte dei consiglieri neanche l’ombra.
Solo il solito sparuto gruppo di consiglieri ha seguito con attenzione la seduta, ma i banchi erano occupati più da quanti, a vario titolo erano interessati alla riforma, tra i quali il prorettore Michele Limosani, che ha presentato un emendamento al ddl e l’architetto Giovanni Lazzari,in rappresentanza degli ordini professionali.
Invece gli spunti sono emersi eccome. Ad esempio, come chiarito dal presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone: “Il percorso verso la Città Metropolitana può e deve essere seguito a prescindere ed indipendentemente da quello dei Liberi Consorzi”.
Se la riforma delle province affonda o annaspa quindi, non è detto che lo stesso destino debbano avere le Città Metropolitane.
Ma andiamo per ordine. Alle 11.30, quando la deputazione regionale era già seduta sui banchi della presidenza da un pezzo in attesa dei Consiglieri, la seduta ha avuto inizio con la lettura dell’ordine del giorno che ribadisce un punto imprescindibile: la Città Metropolitana non può essere limitata al solo Comune capoluogo, sarebbe un controsenso ed un “suicidio” politico, ma dovrà tenere conto di quanto stabilito con la legge 10 del ’95 e che per Messina indica 51 comuni.
Gli interventi della deputazione hanno chiarito come il percorso non sia affatto né facile né scontato anche a causa di un “vizio d’origine” della riforma delle province, nata in diretta all’Arena di Giletti con le dichiarazioni a caldo di Crocetta appena eletto. Dopo aver annunciato al mondo che come primo atto avrebbe abolito le province è chiaro che un anno e mezzo dopo non può fare figuracce.
Il testo che dovrebbe essere votato entro venerdì 15 (o si torna al voto) fa acqua da tutte le parti e per mettere le toppe si sta pensando ad una proroga dei commissari.
“Stiamo attenti- ha chiarito Filippo Panarello- perché ci sono forze politiche all’Ars che anche apertamente hanno dichiarato di voler ancora le Province ed in questo clima di confusione rischiamo un ritorno al passato”.
Musumeci ha infatti dichiarato senza mezzi termini che di fronte ad una riforma-non riforma tanto vale tornare al voto. Anche il Nuovo Centro Destra, come spiega Nino Germanà, non condivide il Ddl “ Presentato in fretta e furia e all’ultimo momento come accade sempre con questo governo. Alla fine si cambia solo il nome, da Province a Liberi Consorzi. Noi poi siamo per l’elezione diretta del sindaco della Città Metropolitana e del presidente del Libero Consorzio tra Comuni”.
Il deputato Pd Franco Rinaldi ha elencato tutte le criticità che rendono il Ddl fragile sia alla tenuta d’Aula che alle impugnative del Commissario dello Stato: “Non esiste la possibilità di sfiduciare la giunta del Libero Consorzio, ci sono cause di incompatibilità perché chi controlla è anche il controllato, c’è confusione sulle funzioni. Insomma occorre modificare il testo per renderlo inoppugnabile”.
Tra le criticità Marcello Greco, Drs, ha ricordato quella parte che senza dubbio sarà bocciata da Aronica e cioè il fatto che l’articolo 15 dello Statuto siciliano non prevede le Città Metropolitane, ma solo i Liberi Consorzi, pertanto è quasi certo lo stop del Commissario dello Stato “C’è un clima di tale confusione che rischiamo di fare come per il Ponte, parlarne per altri 30 anni senza fare assolutamente nulla”.
L’invito del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone è stato a non confondere le due strade: Liberi Consorzi e Città Metropolitane. “Sui Liberi Consorzi non possiamo limitarci a pensare di risparmiare solo i costi, dobbiamo pensare alle funzioni che avranno o meno ed in tempi di crisi questo non è un elemento secondario”. Quanto alla Città Metropolitana secondo il presidente si tratta di un’occasione straordinaria che deve essere intercettata indipendentemente dal percorso della riforma delle province e che deve iniziare a guardare anche all’intesa con Reggio Calabria nell’ottica dell’Area Metropolitana dello Stretto: “Deve essere un tavolo nazionale a porsi il problema non solo della Città Metropolitana di Messina ma anche di Reggio. Stiamo pensando di avviare un confronto tra i dipartimenti di diritto Costituzionale delle Università delle due città. Dobbiamo porci il problema delle identità, c’è già chi a livello nazionale contesta le Città Metropolitane parlando di mancanza di sentimento. Per noi è più naturale guardare a Reggio che non a Palermo. Ma la questione deve esser scorporata dalle vicende delle province”.
Ed in effetti il destino della riforma delle province è incerto e burrascoso. Proprio oggi il ministro D’Alia ha chiarito: "Senza modifiche non voteremo la riforma.Il testo uscito dalla commissione Affari istituzionali dell'Ars e' un compromesso a ribasso. Cambia soltanto il nome delle Province e per di piu' ne aggiunge tre sotto forma di citta' metropolitane”.
Unico presente tra i deputati nazionali Enzo Garofalo, Ncd, ha sottolineato come l’Area dello Stretto esista già nei fatti e da tempo e come adesso sia determinante per la politica guidare il processo e non subirlo.
Per la giunta Accorinti ha seguito i lavori l’assessore Nino Mantineo che ha invitato a ricordare come “Ogni processo di riforma non può che partire dai cittadini, dai territori interessati. Deve partire dal “basso”, non basta la costituzione di megalopoli con piu’ di 500 mila abitanti. La verità è che si è detto per ragioni politiche di abolire le province ma senza che si lavorasse subito su un disegno sostitutivo che fosse all'altezza. Oggi ci sono delle proposte, sulle quali ancora si discute, ma che sembrano portare alla duplicazione degli attuali enti intermedi con funzioni di governo e rappresentatività”.
La pensano così anche i grillini dell’Ars che hanno deciso di consultare gli attivisti di fronte ad una situazione paradossale e che porta, sia in caso di bocciatura che di approvazione, in direzione opposta a quella indicata dal M5S.
Rosaria Brancato
e gli statisti Finocchiaro e Laface dov’erano?
Come si fa a fare capire che l’art.15 dello Statuto siciliano non è di ostacolo alla creazione delle città metropolitane ?