Messinambiente si trova praticamente all’ultima spiaggia. Dovrà presentarsi in Tribunale davanti al Collegio fallimentare per l’udienza camerale che precede la dichiarazione di improcedibilità del concordato dopo il no dei creditori
Oggi Messinambiente è chiamata a comparire in Tribunale per l’ultima udienza di quella che è stata una lunga e travagliata strada percorsa per evitare ad ogni costo il fallimento. Un fallimento che ormai sembra praticamente inevitabile. Lo scorso 22 ottobre il giudice ha siglato la convocazione di questa ultima tappa che, così come prevede la legge fallimentare, servirà adascoltare il debitore, quindi Messinambiente, prima di pronunciare l’improcedibilità della proposta concordataria. La società infatti ha tentato la strada del concordato preventivo per scongiurare la dichiarazione di fallimento che a novembre 2016 era stato proprio il Tribunale a richiedere per quell’enorme debito tributario con l’Agenzia delle Entrat di circa 30 milioni di euro e per la generale situazione debitoria della società che all’epoca, dal bilancio 2014, risultava superiore ai 70 milioni di euro.
Era il 21 febbraio del 2017 quando l’ex liquidatore Giovanni Calabrò e i legali di Messinambiente Marcello Parrinello e Paolo Vermiglio depositarono in Tribunale la richiesta di concordato preventivo. Da lì ebbe inizio tutta la vicenda del concordato che ha tenuto per un anno società e Comune con il fiato sospeso per quella mannaia del fallimento che oggi pesa 100 milioni di euro.
Per scongiurare il crac Messinambiente ha proposto di estinguere i suoi debiti mettendo sul piatto 30 milioni di euro a fronte dei 100 totali. Avrebbe pagato il Comune, l’amministrazione Accorinti aveva deciso di sostenere la scelta del salvataggio, con l’avallo del consiglio comunale era stato deciso che 20 milioni di euro sarebbero stati pagati attraverso i bilanci comunali per i prossimi cinque anni, mentre il resto sarebbe arrivato dalla chiusura delle partite debiti/crediti tra Ato-Messinambiente-Comune e dall’usufrutto dei mezzi che MessinaServizi si era impegnata a pagare per i prossimi tre anni con riscatto finale.
Perché non bisogna dimenticare che nel frattempo l’amministrazione Accorinti ha costruito la nuova società rifiuti, programmata prima ancora che su Messinambiente si abbattesse questa tegola ma poi diventata ancora di salvezza per continuare a gestire i servizi in modo diretto e pilastro dello stesso concordato.
I creditori però hanno detto al concordato di Messinambiente. E così tutta l’operazione messa in piedi in questo anno oggi cadrebbe di fronte al pronunciamento del giudice. La sentenza di oggi potrebbe portare al fallimento e dunque a rivedere totalmente quello che è stato fatto fino ad ora sul fronte rifiuti.
L’amministrazione De Luca attende questo esito perché da qui passeranno le prossime decisioni che riguardano MessinaServizi, il mantenimento dei servizi pubblici, la gestione dell’intero comparto. A cominciare da quel fardello di 100 milioni che inevitabilmente si abbatterà su Palazzo Zanca.
Francesca Stornante
