Il segretario Antonio Bertuccelli: «Spetta alla magistratura porre fine a una situazione di illegalità che si protrae ormai da troppo tempo».
Continuano le polemiche in merito alla questione dell’eredità del poeta e studioso barcellonese, Nino Pino Balotta. Dopo la recente e assai discussa autorizzazione a custodirne il patrimonio rilasciata dall’università di Messina all’associazione “Corda Fratres” e il conseguente appello di denuncia firmato da intellettuali e cittadini, ad intervenire oggi è il Partito dei comunisti italiani. In un comunicato stampa il segretario provinciale del partito, Antonio Bertuccelli, informa di aver presentato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Barcellona «sulla nota vicenda dei lasciti dell’on. Nino Pino Balotta e dell’uso che ne è stato fatto e ne viene fatto dai destinatari e da altri soggetti che, più o meno lecitamente, hanno avuto o hanno parte in questa storia». Se i destinatari ufficiali dell’eredità dello scienziato-letterato, il Partito comunista da un lato e l’università di Messina dall’altro, per anni non hanno adempiuto alle disposizioni testamentarie, più recentemente, in occasione del centenario della sua nascita – scrive Bertuccelli – sono state promosse delle iniziative che «mirano ad un uso del tutto illegale di quanto lasciato da Nino Balotta, in particolare all’Università di Messina». Pertanto – come si legge in conclusione – il PdCi messinese «ha ritenuto suo dovere investire della questione la magistratura, cui spetta di accertare e perseguire eventuali reati da chiunque commessi e porre fine a una situazione di illegalità che si protrae ormai da troppo tempo».
E sono ben 22 anni che nessuno o pochi si prendono realmente cura dell’eredità spirituale e materiale di Nino Pino. Una biblioteca di valore che andava custodita e messa a disposizione di tutti e che invece è stata saccheggiata, una casa interamente donata al partito comunista di Barcellona che per anni ne è stata la sede e che ora probabilmente sarà venduta (compreso tutto il mobilio e i pochi oggetti, quelli non rubati, rimasti dentro e appartenuti allo scienziato?), carte e documenti che andavano conservati e invece sono finiti nelle mani di chiunque. La grande assente, occorre ribadirlo, in questa vicenda è l’Università di Messina, un ente che per suo statuto era il più adeguato a custodire il patrimonio di Balotta, ma che ha mostrato disinteresse e in ultima istanza ha concesso ad un soggetto estraneo, l’associazione “Corda Fratres”, di prelevare e custodire i lasciti, o quello che ne è rimasto, del letterato barcellonese, scatenando la rivolta di personalità del mondo della cultura, della scienza, della politica e non solo. A verificare le cause e identificare i colpevoli nella triste vicenda dell’eredità trascurata di Nino Balotta, si occuperà adesso la magistratura. Intanto, tra rimpalli vari di responsabilità e negligenze, a venir danneggiato è stato un pregevole patrimonio e soprattutto la comunità che poteva goderne.