Operazione Oasi, chiuso il cerchio sugli ambulanti che rovinarono la festa di San Sebastiano

Operazione Oasi, chiuso il cerchio sugli ambulanti che rovinarono la festa di San Sebastiano

Ve. Cro.

Operazione Oasi, chiuso il cerchio sugli ambulanti che rovinarono la festa di San Sebastiano

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martedì 13 Gennaio 2015 - 07:06

L'assalto era cominciato al grido di al grido di “se noi ambulanti non montiamo le nostre bancarelle, nemmeno voi espositori dovete”. Sono in tutto sette le persone raggiunte stamani da provvedimento di custodia cautelare firmato dal Gip Danilo Maffa, la maggior parte riconducibile alla famiglia Maggio.

Avevano provocato numerosi disordini durante la festa patronale di San Sebastiano, il 19 ed il 20 gennaio dello scorso anno, mettendo in scena una protesta “violenta” contro l’allora scelta dell’amministrazione comunale di cambiare la tradizionale ubicazione delle bancarelle. A distanza di un anno, dopo numerose e lunghe indagini, scattano i provvedimenti per 7 persone accusate di violenza privata aggravata e turbativa d’asta, aggravata poiché realizzata con la forza intimidatrice di 10 e più persone.

Vanno ai domiciliari i barcellonesi Orazio Maggio, 42 anni, e il padre Filippo Maggio, 69 anni. Per Salvatore Maggio, 54 anni, e Franco Tindaro Triolo, 51 anni, è invece scattato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria mentre per i figli di Filippo, Domenico Maggio, 40 anni, e Giuseppe Mariano Maggio, 34 anni, nonché per Giovanni Crinò, 40 anni, il divieto di dimora nel Comune di Barcellona.

Le vicende si riferiscono a fatti ben noti nel barcellonese, fatti che già allora avevano sconvolto l’intera comunità sia per la violenza con cui erano stati commessi sia per il loro collegamento con una delle più note feste del Longano, ossia quella di San Sebastiano. Il clima che lo scorso anno aveva preceduto l’allestimento dei festeggiamenti era già tesissimo, soprattutto per la non accettata scelta dell’amministrazione comunale di cambiare la disposizione tradizionale delle bancarelle dei venditori ambulanti, vietandone le postazioni in via Roma e piazza Duomo. Proprio questo aveva innalzato l’ira di molte famiglie ormai abituate a montare le loro mercanzie in quelle zone, che si erano riunite in un sit-in di protesta dinnanzi al palazzo comunale ed a Piazza Duomo. In quell’occasione, gli stessi protestanti avevano approntato una raccolta firme aperta a chiunque volesse manifestare la propria solidarietà o condividere il malcontento contro la scelta dell’amministrazione. E tanti erano stati gli interventi per “mediare” a quei disagi sia da parte delle autorità provinciali, sia da parte del Prefetto di Messina Stefano Trotta che dall’Arcivescovo Mons. Calogero La Piana.

A nulla però erano serviti questi tentativi tanto che, la sera di domenica 19 gennaio, primo giorno effettivo della festa, le tensioni esplosero in vera e propria intimidazione, minaccia e violenza. Mentre a Barcellona correvano i festeggiamenti, infatti, un gruppo di circa 40 ambulanti scontenti decise di prendere letteralmente di mira il parco “Oasi” per scagliarsi contro altri venditori ambulanti come loro che avevano allestito le proprie esposizioni nella fiera d antiquariato ed artigianato locale. Un vero e proprio assalto contro chi, secondo gli aggressori, non aveva dimostrato alcun gesto di solidarietà ed anzi stava vendendo tranquillamente i propri prodotti. E così al grido di “se noi ambulanti non montiamo le nostre bancarelle, nemmeno voi espositori dovete” era iniziato l’assalto. Con atteggiamento prevaricatorio e intimidatorio, i 40 “scontenti” avevano dapprima imposto lo spegnimento dell’illuminazione e poi, dopo che qualche vittima aveva deciso di riallacciare la corrente elettrica, avevano strappato con violenza i cavi di illuminazione minacciando che “se non lo fate, facciamo saltare tutto in aria”.

Le indagini dei carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Barcellona, coordinate dal pm Fabio Sozio, erano scattate nell’immediato. A dare impulso alla ricostruzione esatta dei fatti, erano state le testimonianze dei presenti e, nello specifico, i racconti degli espositori vittime della violenza. Attraverso le loro parole, gli inquirenti sono riusciti così a capire come fosse stata rovinata la festa patronale di San Sebastiano e come, quella violenza, avesse poi costretto gli espositori non solo a “levare le tende” quella stessa sera, ma anche a non ripresentarsi il giorno successivo. Circa 90 le persone ascoltate e decine le foto passate al vaglio dai militari. Foto che ritraevano, per la maggior parte, proprio i visi degli aggressori e che si sono rivelate di fondamentale importanza per chiudere il cerchio ed individuare nella famiglia Maggio i “promotori” di quell’azione “punitiva”. Da quanto riferito dalle vittime, infatti, l’irruzione dei protestanti aveva addirittura assunto le sembianze di un’azione militare, con ordini e divisioni mirate per evitare che le vittime potessero scappare nelle vie limitrofe. Degli arresti, quelli di stamani firmati dal Gip Danilo Maffa, che giungono a distanza di pochi giorni dalla nuova festa patronale di San Sebastiano quasi a volersi augurare, in qualche modo, che tristi episodi non accadano più. (Veronica Crocitti)

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