Pignoramento da 1,1 mln, Recupero: “Non ci sono responsabilità politiche”

Pignoramento da 1,1 mln, Recupero: “Non ci sono responsabilità politiche”

Giovanni Passalacqua

Pignoramento da 1,1 mln, Recupero: “Non ci sono responsabilità politiche”

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venerdì 17 Luglio 2015 - 14:04

L'ex assessore al bilancio dell'amministrazione Collica spiega la sua versione: “Appellarsi avrebbe solo rimandato il problema, che è a monte, nelle decisioni dei giudici. Perchè gli enti pubblici devono pagare qualcosa più dei privati? E perché sono state pignorate somme dichiarate ufficialmente impignorabili?”

“Ho appreso della vicenda dai giornali, ma sono convinto che sia stato fatto tutto il possibile”. Cosimo Recupero è l’ex assessore al bilancio dell’amministrazione Collica. Non gli apparteneva la delega ai contenziosi – propria di David Bongiovanni -, ma ha comunque provato a spiegare le ragioni che, secondo lui, hanno portato al pignoramento da 1,1 mln di euro ai danni del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto.

La vicenda ruota su un elemento che, secondo i più, ha condannato la città: la mancata costituzione in appello del Comune. “A mio parere” – spiega Recupero – “gli uffici hanno scelto volontariamente di non fare appello; spesso questi ultimi sono delle spese inutili, che possono rimandare il problema, ma non risolverlo. Avremmo dovuto comunque pagare quella somma. È stata fatta la cosa giusta”.

Recupero spiega anche perché fare appello sarebbe stato inutile: “In passato, era abitudine tenere i prezzi dei terreni bassi, per pagare meno tasse, e su questi prezzi gli enti decidevano le somme da offrire ai privati per gli espropri. I giudici, però, non tengono conto di queste “abitudini”, e condannano i Comuni a pagare prezzi molto più alti. Questo fa si che le condanne dei giudici siano nel merito, e non per questioni burocratiche parallele. Per questo l’appello non avrebbe portato a nulla”.

Ma allora come impedire che vengano pignorate somme indispensabili all’ente? “Anzitutto si deve dichiarare l’impignorabilità delle somme tramite atti amministrativi, cosa che noi facevamo regolarmente ogni sei mesi. Il giudice, di questo, non ha tenuto minimamente conto. Per questi motivi l’attuale amministrazione, che sta facendo il possibile per rimediare, ha deciso di presentare un ricorso” – che verrà discusso il 6 agosto, ndr – “Personalmente avevo poi studiato un modo per risolvere la questione: trovare un’intesa con i notai per avere a disposizione un “registro” dei prezzi dei terreni sul mercato privato, sempre aggiornato. Perché un ente pubblico deve pagare qualcosa molto più di quanto la paga il privato? Non ha alcun senso. Con questa proposta – che sottoporrò all’attenzione della nuova amministrazione – potremmo risolvere il problema”.

Insomma, per Recupero “non ci sono responsabilità politiche nella vicenda”. Lo stesso ex assessore ha confermato di aver appreso tutto dai giornali. Tuttavia, non si tratterebbe di una mancanza degli uffici o della ex amministrazione, ma di una semplice prassi: gli uffici seguono in maniera “autonoma” queste vicende, e non hanno commesso errori nelle loro decisioni. Resta ora da capire se il ricorso potrà sortire qualche effetto, perché le somme, intanto, non sono nella disponibilità dell’ente. E gli stipendi di luglio dei dipendenti sono sempre più a rischio.

Giovanni Passalacqua

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