Villa Alfano va ad una cooperativa sociale e nei villaggi esplode la rivolta

Villa Alfano va ad una cooperativa sociale e nei villaggi esplode la rivolta

Rosaria Brancato

Villa Alfano va ad una cooperativa sociale e nei villaggi esplode la rivolta

venerdì 19 Aprile 2013 - 08:52

Il Comune assegna villa Alfano, confiscata alla mafia, ad una cooperativa che ha presentato un progetto per il reinserimento lavorativo di persone ricoverate negli ex ospedali psichiatrici giudiziari e nei villaggi di Rodia, San Saba, Marmora, Orotliuzzo, esplode la rivolta

Il Comune assegna una villa confiscata alla mafia per un progetto d’integrazione sociale e nella zona interessata scoppia la rivolta. Alcuni residenti hanno avviato una raccolta firme per bloccare il progetto. Il 12 aprile il Comune ha infatti aggiudicato un bene confiscato alla mafia, in contrada Marmora, meglio nota come Villa Alfano ad una cooperativa che ha partecipato al bando presentando un progetto per la realizzazione di un’attività sociale che prevede l’impiego di circa sessanta persone ricoverate in Ospedali Psichiatrici Giudiziari. Ma a quanto pare ai promotori della petizione quest’iniziativa non va giù, e spiegano il perché.

“Un’iniziativa sicuramente pregevole e lodevole dal punto di vista umano-scrive Anthony Mandia uno dei promotori della raccolta firme- ma che dal punto di vista della sicurezza e della crescita d’immagine turistica, metterà a dura prova la resistenza dei villaggi in questione, che vivono prettamente di turismo balneare, e di villeggianti che ogni anno vi si recano per trascorrere la stagione estiva in tranquillità. Ci chiediamo se tali considerazioni sono state vagliate dalla Commissione Comunale, che ha seguito l’iter burocratico per l’espletamento della gara di affidamento del bene e quale sia la motivazione di una scelta incongruente di destinare l’ immobile a un’attività di carattere socio-assistenziale cui detti soggetti giudiziari, devono essere sottoposti obbligatoriamente come previsto dal D.L. 3074 del 25 gennaio 2012 e che prevede l’esclusiva gestione di carattere sanitario all’interno di strutture atte ad accogliere persone in stato di detenzione per infermità mentale, potenzialmente pericolose per se e per gli altri”.

Secondo i residenti di questi villaggi la Commissione avrebbe fatto meglio a destinare la villa confiscata ad Alfano ad iniziative giovanili, magari “volte a favorire la promozione d’imprenditoria turistica e occupazione sociale giovanile”, probabilmente preferendo i firmatari della petizione un bed & breakfast che però nulla ha a che vedere con la gestione di beni confiscati alla mafia e con lo spirito della legge.

“Ci chiediamo come si intenderà tutelare la popolazione che vi risiede stabilmente e le attività esistenti- prosegue Mandia- se l’ iniziativa portasse a uno spopolamento dovuto al giustificato timore di un genitore di non poter trascorrere in serenità e sicurezza le proprie vacanze al mare con la famiglia e i figli. La norma infatti prevede anche che vi sia nella zona perimetrale una vigilanza esterna.
Per non parlare della perdita della quiete in caso di Trattamenti Sanitari Obbligatori, cui molto spesso questi soggetti sono sottoposti”.

Secondo i firmatari della petizione sono altre le iniziative che le Istituzioni dovrebbero adottare per reinserire quanti sono stati ricoverati in queste strutture, lasciandoli in comunità protette.

E’ rivolta quindi contro il progetto voluto dal Comune per il riutilizzo del bene confiscato alla mafia. L’iniziativa, secondo i promotori, metterebbe a repentaglio la serenità, la sicurezza e l’immagine dei villaggi. Resta da chiedersi se si sentivano più sicuri e senza rischi per l’immagine prima, con i precedenti proprietari e frequentatori dell’immobile.

Rosaria Brancato

5 commenti

  1. La mia zona di villeggiatura e’ molto distante dai luoghi di cui stiamo parlando per cui non intervengo per motivi personali. Mi chiedo però : chi ha deciso tale utilizzo conosce l ubicazione della suddetta villa ? La stessa e’ attorniata da tante altre abitazioni di altrettanti cittadini persone tranquille e perbene, fra l altro per accederei ci sono strade piccole. Mi dispiace che la giornalista abbia fatto la considerazione finale che personalmente la ritengo fuori luogo ed inopportuna almeno per due ordini di motivi: il primo e’ che probabilmente a quei tempi i vicini non sapessero chi fosse il proprietario o comunque magari e arrivato dopo gli acquisti fatti delle proprie abitazioni ; il secondo e’ che avere 60 malati di mente ( con tutto il rispetto per la loro malattia) non è uguale averne 1 potenzialmente pericoloso. È anche un fatto di probabilità’ . Grazie cordialmente

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  2. Cito:”“Un’iniziativa sicuramente pregevole e lodevole dal punto di vista umano-scrive Anthony Mandia uno dei promotori della raccolta firme- ma che dal punto di vista della sicurezza e della crescita d’immagine turistica, metterà a dura prova la resistenza dei villaggi in questione, che vivono prettamente di turismo balneare, e di villeggianti che ogni anno vi si recano per trascorrere la stagione estiva in tranquillità”
    Si..effettivamente nelle agenzie di viaggi c’è il tutto esaurito per poter passare le vacanze estive a Marmora..
    MA facitimi u favuri…

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  3. Salvatore Rizzo 19 Aprile 2013 14:36

    Cara Rosaria,
    in qualità di socio fondatore della cooperativa sociale Ecosmed ed assistente sociale che dal 2010 lavora con il progetto Luce è Libertà della Fondazione di Comunità di Messina al superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari ed alla promozione dei diritti umani e civili di un gruppo di ex internati, ho letto con attenzione il tuo articolo. I promotori della raccolta di firme temono per la loro sicurezza e per il decoro dei villaggi. Decoro e sicurezza che evidentemente non erano intaccati dalla presenza dei mafiosi!
    Io mi metto a loro disposizione: vorrei accompagnarli a Salice a Villa Maria, dove già accogliamo un gruppo di questi ex internati. Vorrei che parlassero con gli abitanti di Salice. Potrebbero scoprire tanto sulle persone che abitano a Villa Maria, potrebbero scoprire che hanno portato anche un piccolo contributo all’economia locale oltre a stabilire legami di amicizia e di stima….
    Quel che vogliamo realizzare nel bene confiscato è tutt’altro che un luogo di detenzione con vigilanza perimetrale…. I promotori della raccolta firme hanno confuso il nostro progetto con la legge sulla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, ma capisco che non tutti possono conoscere questi aspetti della normativa. Per questo sono a disposizione, anche per spiegare.
    Ovviamente sono a disposizione anche di Tempostretto nel caso voglia approfondire il tema.
    Grazie, saluti
    Salvatore Rizzo
    tel 090 9036110
    s.rizzo@ecosmed.it

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  4. una volontaria 19 Aprile 2013 14:57

    La gente si mobilita contro i più deboli, come dice Enrico Pistorino, perchè non conosce la realtà e non sa di cosa parla. Così si alimentano le paure ed il razzismo contro chi sentiamo diverso senza conoscerlo. E se ci pensiamo bene siamo tutti diversi, ma non per questo abbiamo paura gli uni degli altri. I ricoverati dell’OPG sono delle persone che hanno anche sbagliato ma provate duramente dalla vita. Ne ho conosciuti alcuni e a volte sono stati ospiti a pranzo anche a casa nostra con operatori e qualche volontario. Siamo stati anche al mare in qualche lido di Milazzo e nessuno si è scandalizzato o ci ha guardato in modo strano e i gestori del lido li hanno accolti volentieri. Miei cari messinesi risvegliamoci dal torpore e guardiamoci intorno senza il velo della paura e con animo solidale. Solo così potrà migliorare la nostra città.

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  5. liliana parisi 19 Aprile 2013 16:24

    Io penso che gran parte dei beni confiscati alla mafia andrebbe venduta, come una volta ha ipotizzato il ministro Cancellieri. Il denaro ricavato servirebbe a diminuire i debiti e ad aiutare iniziative benefiche. L’affidamento a questa o a quell’associazione spesso è discutibile, anche perchè non sono chiari i criteri della scelta

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