La parabola dei "ragazzi del campanile": quando la lotta per il lavoro diventa lezione di vita

La parabola dei “ragazzi del campanile”: quando la lotta per il lavoro diventa lezione di vita

Francesca Stornante

La parabola dei “ragazzi del campanile”: quando la lotta per il lavoro diventa lezione di vita

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martedì 06 Gennaio 2015 - 01:16

Ieri gli ex lavoratori Servirail hanno scritto un'altra pagina positiva della loro lunga vertenza. Sono tornati alla mensa di S. Antonio per dire grazie della vicinanza che avevano ricevuto tre anni fa, ma il loro percorso è stato tutto segnato da momenti che oggi lasciano una lezione per l'intera città.

Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare, io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare”. Così canta Fossati in uno dei suoi più celebri testi e proprio così c’è chi ha saputo seminare, aspettare, sognare un tempo che sembrava irraggiungibile e che oggi è realtà. E’ vero che probabilmente c’è un tempo per ogni cosa. Per gli ex Servirail, i famosi cuccettisti protagonisti di una delle vertenze occupazionali più sofferte degli ultimi anni, è giunto il tempo del lieto fine, il tempo di raccogliere i frutti seminati in anni di lotta, lacrime, speranze, sconforto. Nelle scorse settimane per 17 di loro è arrivata l’assunzione a tempo indeterminato in Ferrovie dello Stato, per tanti altri l’obiettivo è ancora lontano anche se nel frattempo comunque lavorano in due ditte che si occupano di manutenzioni per conto di Fs. Tutti insieme però hanno gioito e festeggiato al traguardo raggiunto, continueranno insieme a combattere affinchè per tutti arrivi la sistemazione definitiva.

Tante volte in questi anni abbiamo raccontato le loro storie e le loro rivendicazioni. Ieri hanno contribuito a scrivere una nuova pagina positiva per l’intera città, hanno voluto dire grazie a chi, in uno dei loro momenti più neri, ha fatto sentire la sua presenza. Hanno indossato i grembiuli e per un giorno sono diventati volontari della Mensa di S. Antonio, quella stessa mensa che esattamente il 4 gennaio del 2012 aveva organizzato un pranzo speciale per i Servirail e le loro famiglie (vedi articolo a parte).

Il messaggio che hanno lanciato all’intera città è che il bene che si fa torna sempre indietro. Un altro piccolo insegnamento che resta alla fine di una lunga vertenza diventata simbolo di quella parte di città che non è disposta ad arrendersi. Le tappe della battaglia sono state tante. Iniziò tutto nell’estate 2011, quando i progetti di Ferrovie di sopprimere i treni notte si fecero sempre più insistenti e palesi. A ottobre arrivarono le lettere di licenziamento, quindi le prime proteste di quegli 81 lavoratori che non avevano intenzione di perdere il loro posto di lavoro mandando in fumo progetti di vita e certezze. Invece arrivò il tanto temuto 11 dicembre 2011, furono licenziati, iniziò il loro calvario. Da quel momento non passò giorno, per un anno interno, senza una protesta dei Servirail. Il primo presidio fu al binario 1 della Stazione centrale che in breve tempo diventò il loro quartier generale e seconda casa. Quindi le occupazioni dei binari, gli appelli alla politica messinese e regionale, il grido disperato di chi chiedeva soltanto lavoro. Striscioni, cartelloni, megafoni, manifestazioni, in qualche fase anche diatribe interne, scissioni sindacali. La vertenza Servirail è un libro pieno di pagine da leggere, di immagini impossibili da cancellare, di parole dette con il cuore e tante altre dettate solo dalle circostanze, di promesse mantenute, di scelte coraggiose, di caparbietà, di solidarietà. Mentre si cercavano appigli con i vertici delle Ferrovie e si assisteva inermi ad una vertenza che nel resto d’Italia aveva avuto quasi subito un esito positivo, i Servirail messinesi passarono il loro Natale su quel binario 1, pranzando tutti insieme alla mensa della Stazione marittima, grazie alla grande disponibilità dei cuochi e dei lavoratori della Nettuno Servizi, oggi anche loro alle prese con una vertenza occupazionale perché finiti in cassa integrazione. Poi la fiaccolata per le strade della città, i sit-in davanti tutti i palazzi istituzionali, le occupazioni, i blocchi dei tram, la protesta sul tetto della Stazione centrale, le trasferte palermitane, il blitz a sorpresa a Giampilieri per riuscire a parlare con l’ex governatore siciliano Raffaele Lombardo, i tavoli sindacali in Prefettura, le riunioni presso l’assessorato regionale che a volte saltavano, i contatti con il Ministero ai Trasporti, il sostegno di politici messinesi come il deputato Enzo Garofalo, sempre in prima linea, anche durante le proteste.

A segnare quell’anno furono però i 40 giorni trascorsi sul campanile del Duomo. Un’azione eclatante, durissima e instancabile, una mobilitazione che portò anche l’arcivescovo Mons. Calogero La Piana a spendersi più volte per i Servirail. Erano sul campanile anche nel giorno in cui la città festeggiava la Madonna della Lettera e fu Monsignor Montenegro, oggi nominato cardinale da Papa Francesco, che officiando la messa insieme all’arcivescovo rivolse il pensiero “agli amici sul campanile” invitando i presenti ad essere “lettere viventi”, a scrivere “pagine rivoluzionarie dicendo no allo sfruttamento, all’oppressione e scrivere pagine di solidarietà facendo rispettare i diritti umani e facendo cessare il disimpegno”. Parole che, nel caso dei Servirail, non sono cadute nel vuoto.

Le lotte andarono avanti, poi le trattative e i riflettori costantemente accesi portarono il primo risultato: il 20 novembre e il 3 gennaio tutti gli ex Servirail trovarono un posto nelle ditte Tmc ed Ecoindustria, passaggio obbligato e propedeutico ad un successivo inserimento in Ferrovie. Dopo un anno di battaglie tornarono tutti a lavoro, continuarono però le trattative per portare avanti il percorso. Così si giunge ad oggi, con l’assunzione a tempo indeterminato per 17 di loro e il rinnovo dei contratti nelle ditte di manutenzione per gli altri, in attesa di portare a compimento definitivo tutta la vertenza.

Insieme a loro, dal primo giorno e spesso contro immani difficoltà, il segretario dell’Orsa Trasporti Michele Barresi che insieme ai “ragazzi del campanile” ha sofferto, lottato, battuto i pugni, creduto in una battaglia che a tratti sembrava quasi impossibile. Adesso per tutti loro è arrivato il tempo di raccogliere quanto avevano seminato e di vivere quel tempo sognato. Con la certezza che le lotte dei lavoratori pagano e che proprio per questo si andrà avanti sempre sulla stessa strada.

Francesca Stornante

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