La Fiera e il suo futuro: non sono solo i sei mesi di ritardo di stipendio a preoccupare i lavoratori

La Fiera e il suo futuro: non sono solo i sei mesi di ritardo di stipendio a preoccupare i lavoratori

La Fiera e il suo futuro: non sono solo i sei mesi di ritardo di stipendio a preoccupare i lavoratori

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venerdì 23 Marzo 2012 - 14:28

Tavolo di confronto tra sindacati, Provincia e deputazione regionale. Assente il Comune. Per pagare le spettanze pronto un emendamento alla Finanziaria regionale. Lanciata l’idea di un tavolo tecnico permanente

Il futuro dell’Ente Fiera è appeso ad un filo, lo stesso che tiene in bilico il futuro occupazionale di 15 lavoratori e delle rispettive famiglie. Da quasi sei mesi non percepiscono stipendio e hanno deciso di fare sentire la propria voce in maniera decisa. Chiedono il saldo delle mensilità e soprattutto una programmazione seria e definitiva per il rilancio delle attività e la conseguente stabilità necessaria ad operare. Il nodo è sempre lo stesso, quello economico. Numeri alla mano, come emerso dal tavolo di confronto convocato dai sindacati, all’Ente Fiera servirebbero circa 1milione e 800mila euro per saldare il debito complessivo. Le attività sono attualmente coperte con gli incassi e gli sponsor, mentre per l’affidamento della cittadella un accordo con l’Autorità Portuale ha permesso di potere affrontare l’anno in maniera più serena

La situazione più critica resta legata alle spettanze. Il commissario Fabio D’Amore ha prospettato il versamento immediato delle quote dovute dai soci. Il Comune, assente al tavolo, dovrebbe versare 170mila euro. La Provincia, invece, 120mila, anche se l’assessore alle Partecipate, Michele Bisignano, ha presentato una carteggio secondo il quale palazzo dei Leoni sarebbe in debito di soli 51mila euro circa. Queste risorse potrebbero permettere l’immediato saldo delle mensilità, ma è difficile che possano essere coperte. L’amministrazione provinciale ha fatto sapere che le somme sono vincolate per un pignoramento, mentre palazzo Zanca non si è esposto. Le frizioni politiche, che oggi sono venute nuovamente fuori tra le parti, rischiano di fare il resto. D’altronde gli enti locali chiedono la rappresentatività per continuare a sostenere gli sforzi del mantenimento dell’Ente, mentre la Regione, seppur formalmente non impegnata, negli ultimi anni ha coperto proprio i costi per il personale e al contempo nominato un commissario seppur espressione della politica messinese. E potrebbe essere l’Ars a salvare in calcio d’angolo i posti di lavoro. Su iniziativa dei quattro parlamentari presenti, Panarello, Rinaldi, Beninati e Romano, verranno infatti presentati due emendamenti alla Finanziaria da 550mila euro. Questa ipotesi potrebbe prolungare l’atteso fino a gennaio, ma è difficile immaginare una soluzione diversa.

Cgil, Cisl, Uil e Ugl hanno sollecitato un dialogo diretto con l’assessorato regionale alla Cooperazione e la creazione delle condizioni per permette ai dipendenti di poter operare serenamente. Si è parlato anche di nuova location (area ex Asi del litorale centro-sud), di trasformazione della natura giuridica dell’Ente e della necessità di scommettere su fiere settoriali. Senza dubbio tutte idee percorribile e apprezzabili ma che rimarranno parole se non seguiranno i fatti. D’Altronde è così dagli anni ’90, mentre altre realtà prendono il soppravvento.

Le parti si sono aggiornate con la promessa di creare un tavolo tecnico permanente, aperto a tutte le componenti, dal quale possa venire fuori il piano industriale da lanciare entro il prossimo 30 giugno. I lavoratori, invece, potrebbero continuare a scioperare.

Un commento

  1. ma di cosa parliamo?
    che futuro?
    UNA FIERA DEVE FARE LA FIERA.
    BENE LE SI FACCIA FARE CIO’ CHE E’ IL SUO NATURALE COMPITO, E BASTA CON LE IPOCRISIE.
    QUELLO SPAZIO FA GOLA A MOLTI, ED ALLORA LO SI DICA CHIARAMENTE, ALTRIMENTI SI PONGA FINE ALLA TELENOVELAS E SI DIA ALLA FIERA LA POSSIBILITA’ DI FARE IL SUO “LAVORO” SERENA.
    E SI GUADAGNI SUL CAMPO GLI INTROITI.
    SE COMUNE E PROVINCIA HANNO ALTRE MIRE, LO SI DICA APERTAMENTE.

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