Il futuro del calcio messinese di nuovo appeso ad un filo. Di Lullo: “Se non mi vogliono posso anche cedere la società”

Il futuro del calcio messinese di nuovo appeso ad un filo. Di Lullo: “Se non mi vogliono posso anche cedere la società”

Il futuro del calcio messinese di nuovo appeso ad un filo. Di Lullo: “Se non mi vogliono posso anche cedere la società”

venerdì 12 Giugno 2009 - 19:33

Dopo la delusione per la possibilità sfumata di ottenere il ripescaggio in C2, sarebbe a rischio anche l'iscrizione in serie D. A mancare la concessione per gli stadi e la lettera del curatore Cataldo da depositare in lega insieme alla domanda. I tifosi stanno con il patron. Nell'accessa conferenza odierna presentato anche il nuovo logo dell'Acr. All'interno tutte le foto

Nuova conferenza stampa dell’Acr Messina, ancora atmosfera infuocata. Non sembra trovare pace il percorso della società che ha assunto le redini del calcio cittadino. In una sala stampa del San Filippo affollata da giornalisti e tifosi, il patron Alfredo Di Lullo, il legale del gruppo Maurilio D’Angelo e l’imprenditore campano Arturo Di Mascio, hanno spiegato quali sono le ragioni che al momento bloccano lo svilupparsi del cammino del Messina, a loro dire già programmato. L’apertura dell’incontro e all’insegna della “comunicazione”, con la presentazione del nuovo marchio Acr Messina realizzato da Margherita Salvo della “Mgh-Adv Marketing e Comunicazione”, studio grafico cittadino, accompagnata da un video. La parola passa successivamente a Maurilio D’Angelo, che ripercorre le tappe del sodalizio dal 23 marzo, data dell’acquisizione del ramo sportivo dell’Fc Messina, ad oggi. Una serie di episodi che avrebbero già segnato il tragitto in città del nuovo gruppo societario. “Abbiamo scelto Messina per la passione dei suoi tifosi e perché sapevamo che il calcio, in città, è uno dei più importanti appuntamenti di tipo sociale, non essendoci molte alternative – ha spiegato il legale. Non vi nascondo però che più volte, in queste settimane, Di Lullo si è chiesto e mi ha chiesto se avesse fatto la scelta giusta”. L’avvocato parla di segnali, di atteggiamenti discutibili, di dichiarazioni che fanno capire come starebbero le cose. Un discorso -spezzato- dagli interventi di Di Lullo, di qualche giornalista e dei tifosi.

“C’è più di qualche motivazione che ad un imprenditore che viene da Roma per investire, fanno evidentemente preoccupare”, continua D’Angelo. La presenza di Pietro Franza al momento della consenga del bene acquisito; la convocazione 48 ore dopo l’asta di Di Lullo in Procura a sommaria informazione; infine, fondamentale, il cambio dei criteri della Federazione in materia di ripescaggi, che in pratica taglia fuori il Messina dal sogno C2. Quest ultimo episodio su tutti. Nonostante la fiducia manifestata da Mattia Grassani, l’avvocato incaricato di curare gli interessi dell’Acr proprio in ottica ripescaggio, ha gettato nello sconforto quanto detto invece dal capo ufficio legale della Figc, Gentile, che avrebbe riferito ai diretti interessati: “Non verrete ripescati”. Ciò per la mancanza di appoggi politici e istituzionali. Quanto poi è avvenuto attraverso il cambio dei requisiti e sottovalutando bacino d’utenza e storia recente del club.

Ma veniamo ai -veri- problemi che impedirebbero al Messina di ottenere non solo la C2, ma perfino di presentare la domanda per l’iscrizione in serie D. In primis lo stadio, in quanto non sarebbe ancora chiarita la questione con il Comune e particolarmente con il sindaco Giuseppe Buzzanca, reo a detta della -triade-, di avere avuto un atteggiamento “poco costante” nei loro confronti. Alla base proprio la concessione degli impianti al nuovo gruppo, dunque l’accordo (e la cifra) necessario per ottenerne l’uso sportivo. “Oltre al debito di sei mila euro a nostro carico legato al canone, c’è un credito da diecimila che noi vantiamo, relativo alla gestione del prato, di strutture e di incarichi che ci hanno portato a presentare diverse fatture – ha spiegato Di Lullo. Abbiamo parlato con il responsabile del Dipartimento Sport Maurizio Castronovo, che devo essere sincero sembra essere una persona molto precisa”. Stima che il patron giallorosso non sembra nutrire nei confronti del primo cittadino, seppur la cosa non sia stata detta apertamente dallo stesso Di Lullo, ma con decisione dai sostenitori peloritani presenti in sala.

Il secondo nodo, cruciale, sarebbe invece legato alla presentazione in Federazione della lettera del Curatore Fallimentare Domenico Cataldo, con il quale si attesterebbe il saldo dei debiti sportivi. La missiva dovrebbe essere spedita in Figc entro il 27 giugno, ma Cataldo avrebbe preso ancora tempo.

Cataldo e Buzzanca che secondo i vertici dell’Acr sarebbero stati invitati più volte all’incontro di oggi, ma che considerando l’assenza, sembra non abbiano accettato (il sindaco ha dichiarato stamattina di non avere ricevuto alcun invito). E accanto a questo dato di fatto, la dirigenza si appella a tutte le istituzioni cittadine fino ad oggi “assenti”, escluso il presidente della Provincia Nanni Ricevuto, definito un amico, l’unico ad avere aperto loro le porte.

Anche a tutto ciò sarebbe legata la brusca frenata sul piano societario-tecnico, nonostante secondo Di Lullo e D’Angelo nel piano industriale composto di 108 pagine, già stilato, ci sia un disegno pronto per sostenere la D e uno per la C2. “Come possiamo fare programmi quando non sapremo neanche dove giocheremo? – continua l’avvocato D’Angelo. Come possiamo proporre un contratto a Eusebio Di Francesco ad esempio, o a chi per lui, senza dare la certezza della categoria in cui si giocherà? Cosa facciamo, firmiamo un contratto e poi tra venti giorni non ci iscriviamo e diciamo a tutti grazie e arrivederci?”

Poi gli appelli lanciati dai tre protagonisti di questa che appare come una vicenda ancora tutta da definire. Di Lullo: “Oggi è un nuovo 23 marzo (data dell’asta), stiamo cercando di salvare nuovamente il Messina. Adesso sollecitiamo l’appoggio di tutti quelli che amano davvero questa squadra e questa città. Sembra però che qualcuno non ci voglia, se è così lo dicano, anche oggi, sono disposto a mettere in vendita la società”. E la loro verità sarebbe, che la politica cittadina non vedrebbe di buon occhio l’ingresso di questo gruppo nel mondo del calcio cittadino, il sindaco su tutti e altri esponenti politici a seguire. Un disegno che vedrebbe il nuovo Camaro Messina, che nascerà ufficialmente il 19 giugno sull’asse Chiofalo-Barberis-Santoro e che ha fatto richiesta di ripescaggio in quinta serie, subentrare all’Acr, che potrebbe non iscriversi. D’Angelo ha comunque chiarito: “Nessuna concorrenza con il Camaro. Spero che il Messina torni in B, in A, e loro arrivino pure in Lega Pro. La crescita può essere concomitante”.

Dunque nelle prossime settimane, anzi a giorni, dovrebbero decidersi le sorti della società di Di Lullo, appena nata e già a rischio scomparsa, anche se a detta dello stesso patron, per situazioni estranee alla sua volontà e a quella dei suoi amici. Perché la loro rimarrebbe quella di investire. Da quanto emerso oggi, i tifosi, per la maggior parte esponenti dei club organizzati, stanno dalla sua parte. E non è escluso che possano esprimere il loro punto disappunto anche attraverso qualche manifestazione. Il prossimo appuntamento intanto, dovrebbe essere fissato per il prossimo 20 giugno. A meno di nuovi, anche se ormai abituali, colpi di scena.

EMANUELE RIGANO

Foto Elena De Pasquale. In photogallery tutti gli scatti della conferenza

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